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Canto alle Divin Grazie
Floh ha scritto: Cari compagni di viaggio,
che condividete con me questo luogo di dibattito e riflessione che è LuogoComune. Spero di rendere ai vostri cuori ragione di ritrovare una lieta speranza nel pubblicare, in questi giorni troppo bui, una brevissima prosa poetica che sentii il bisogno di concepire poche settimane fa.
Buona lettura! E, di conseguenza, anche buona meditazione.
Canto alle Divin Grazie
Il sole non sorgeva ad Est, bensì ad Ovest. Nei giorni di festa, le nuvole sparse a grappoli nei cieli trafitti dal candore lunare, versavano petali rosei. Dalle fontane sgorgava vino color rubino, il cui sol aulire inebriava l'aria di dolce rugiada.
Nelle verdi delizie della natura, in quella soave dimora che la Divin Grazia pose a corona dell'umana buona volontà, tutto seguiva i contorni dell'armonia e nulla potea frapporsi al fiorir delle fragole mature che discendean quanto mai rigogliose dai rami ad ogni volger di strada, poiché, dal dì fecondo in cui le inseparabili metà umane abbracciarono l'Alta Sapienza che al Creator conduce, non più un sol granello di sabbia sospinto dai venti potè infastidire i moti del mondo.
Le mani dell'uomo, guidate dallo Spirito Benevolo della compassione, operavano libere nei disegni della mente. Non più vi avea infelice dominio dell'uomo sulla di lui dolce metà, angelica consorte che armonicamente lo ha a completare, gentil miele della infin ritrovata fonte che sol può fluire dalle deliziose sorgenti dell'eterna Divin Dimora. Non più vi avea governo dell'uomo sugli uomini, già sol dell'uomo sull'uomo, e le creature poste sotto la sua saggia potestà, sciolte da ogni affanno, ristabilite affabili e libere nella lor innocua, originaria innocenza, trascorrevano le loro giornate nel tepore del riparo profuso da carezze di celeste fattura.
I monti avevano lasciato spazio a verdeggianti colline, dove crescevano rigogliosi alberi di ciliegio. Sui lati dei sentieri, viole e gigli, e primule e mimose, adornavano il cammino gioioso del viandare de' cuori, che, nell'alveo di consacrata discrezione, portati furon a ritrovar divini albori.
Angeliche creature, per amor modellate da divine arature, sbocciarono nei celesti campi or volti a pudore, cui dette a fiorir il lor Eccelso Creatore.
Purificarono l'animo lor ancor grezzo dalla bestial pulsione. Sacrificarono ciò che legava le loro auree ali, che sol gli impediva di voltar il lor sguardo alla perfezione e indi tender volo addentro fulgenti cieli di candida benedizione, sì da giunger alle vette della più soave emozione.
Non altra legge che Amore necessitavano gli uomini, giacché fu dagli stessi acerbi, quanto amari, frutti d'original necessaria imposizione, ch'essi appresero a guidare il proprio moto sulla linea maestra de' più begli astri interiori, i sol confacenti agli umani languori.
E Iddio fu invero a disvelar loro i tesori, in principio reconditi agli occhi della immatura prole, la qual - per Apical Grazia dell'Eccelso Fattore - movette i suoi passi in direzion di ciò che, ebbe così a riconoscere, non vi ha di migliore.
PS:
Posto qui il link al file in PDF, per una più agevole lettura.
Per contatti: movimentori(chiocciola)yahoo.it
Si prega Accesso a partecipare alla conversazione.
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