UFO e high strangeness

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UFO E HIGH STRANGENESS
Umberto Visani

Il vasto panorama ufologico è pieno di casi che, ad un esame anche superficiale, presentano elementi di forte stranezza. Aspetti che inducono non solo gli scettici ad oltranza ma, a volte, anche ricercatori meno chiusi di mente a pensare che si possa essere di fronte a una narrazione inventata di sana pianta da un testimone dalla fervida immaginazione. Ma è davvero così?



Nella ricerca ufologica (estensibile anche verso altre direzioni) sono proprio quegli elementi “strani” - vedremo nello specifico di cosa si tratta - ad accomunare molte testimonianze, inducendo a pensare che, al contrario, nel caso un testimone avesse intenzionalmente costruito a tavolino un avvistamento o un contatto alieno, si sarebbe ben guardato dall’inserire aspetti assurdi, o perfino risibili, al fine di evitare a tutti i costi elementi e atteggiamenti menzogneri. In ambito anglosassone, possiamo usare il termine di: “high strangeness” per riferirci proprio a circostanze così assurde da venire addirittura omesse, se non del tutto edulcorate. A tal proposito, alcuni libri di due pezzi da novanta quali John Keel e Jacques Vallée sono zeppi di resoconti contenenti elementi di questo tipo. Se i casi di “alta stranezza” fossero una rarità, occorrerebbe domandarsi come mai questa minoranza di soggetti sceglievano ad esempio di raccontare le proprie esperienze esclusivamente a Keel o Vallée. Verosimilmente, poiché la maggior parte dei resoconti dei testimoni ci giunge di seconda mano tramite questi ricercatori (accadeva specialmente in passato) a volte sono proprio gli stessi a compiere una cernita e, pertanto, a eliminare quei casi che presentino delle caratteristiche a loro poco gradite, o che facciano loro pensare di essere al cospetto di un testimone mendace. Un primo esempio lo riscontriamo in un’intervista rilasciata durante il flap dell’ottobre 1973, dove proprio Keel osservò: “Qualche anno fa ho parlato con due giovani che avevano visto un oggetto in un campo che era identico a uno dei nostri moduli spaziali e aveva la scritta «US Air Force» stampata sui lati. Ma, naturalmente, i nostri moduli spaziali non si librano su un campo del New Jersey. Non l’ho mai scritto perché nemmeno gli studiosi di UFO ci avrebbero creduto”. Pertanto, a volte sono gli stessi studiosi a nascondere interi casi, o singoli particolari, ritenendoli poco probanti o, addirittura, credendo che possano minare l’attendibilità dell’intera narrazione. Gli esempi sono numerosi.

DOVE LA STRANEZZA È REGOLA
Mentre tornava a casa nelle prime ore dell’8 marzo 1997, la giornalista Sarah Hall, del quotidiano “Folkestone Herald”, avvistò un misterioso triangolo volante. Il caso ottenne una certa eco a livello nazionale dal momento che aveva avuto luogo nei pressi della residenza di Michael Howard, un politico conservatore piuttosto noto in Gran Bretagna. In seguito, l’avvistamento fu riportato in un lungo articolo di Stuart Miller e Chris Rolfe, apparendo nel penultimo numero del “British UFO Magazine”, ormai non più in stampa. Tra le illustrazioni, spiccava un’immagine con su stampata la dichiarazione scritta della stessa Hall, la quale racconta di un fatto accaduto circa un quarto d’ora prima dell’avvistamento: “Stavo scendendo lungo la strada e ho sentito, come ho detto in seguito ad altre persone, che mi sentivo molto strana. Mi guardavo davvero alle spalle mentre tornavo a casa. Avevo un po’ di paura, una sensazione molto strana comunque”. Ebbene, questo dettaglio non è menzionato in nessun’altra porzione di quell’articolo. L’ipotesi degli autori è che ciò che vide, fosse di fabbricazione terrestre, anche se basato su una tecnologia aliena “retro-ingegnerizzata”. A ben vedere, però, non c’è motivo per cui chi veda per caso un aereo sperimentale segreto debba sentirsi “molto strano” prima dell’avvistamento. Pare dunque che i due giornalisti abbiano volutamente ignorato questo fatto proprio perché non rientrava appieno nelle loro ipotesi. Se la dichiarazione scritta della Hall non fosse stata incidentalmente inclusa nell’articolo come fotografia, non ne saremmo mai venuti a conoscenza, il che succede spesso quando si passa attraverso il filtro di reporter o studiosi sul campo.

PARTICOLARI SCONOSCIUTI DEL CASO “HILL”
Un altro esempio lampante di “high strangeness” possiamo riscontrarlo nella più celebre delle storiche abductions di sempre, ovvero quella capitata ai coniugi Barney e Betty Hill, negli Stati Uniti. Era il novembre del 1961. Secondo lo scrittore Richard Thompson: “... dopo l’incontro ravvicinato dei coniugi Hill su una strada solitaria del New Hampshire, cominciarono a verificarsi dei fenomeni di poltergeist nella loro casa. Betty trovava i suoi cappotti inspiegabilmente abbandonati sul pavimento del soggiorno, anche se li aveva lasciati nell’armadio. Gli orologi si fermavano e si avviavano misteriosamente, le impostazioni dell’ora andavano per conto loro senza spiegazione. I rubinetti dell’acqua si aprivano quando non c’era nessuno e gli apparecchi elettrici si guastavano per poi funzionare perfettamente senza che fossero stati riparati. Betty Hill riferì anche che dopo la sua esperienza fu ripetutamente pedinata, il suo appartamento scassinato e il suo telefono messo sotto controllo”. Paradossalmente, nulla di tutto ciò traspare leggendo il più celebre libro sulla vicenda, “The Interrupted Journey” pubblicato nel 1966 da John G. Fuller (1913- 1990) - intitolato nella storica versione italiana “Prigionieri di un UFO” - né in numerosi altri libri sul caso, proprio perché questi ulteriori elementi mal si attagliano con l’addurre a visitatori dallo spazio che ti avessero prelevato a bordo della loro astronave. Al contrario, vanno nella direzione di un fenomeno certamente non umano ma non necessariamente con un’origine extraterrestre, nel senso propriamente inteso del termine.

I MEN IN BLACK E MRS. BLACK?
Molto interessante il caso di una certa “Maria”, una donna inglese che, a inizio anni Novanta, contattò la celebre associazione “British UFO Research Association”, alias “BUFORA”, per raccontare quanto accadutole. Una notte, svegliandosi di soprassalto e guardando fuori dalla finestra, osservò un oggetto luminoso vicino ai campi da tennis. Nei giorni successivi avvennero altri diversi altri episodi in un certo qual modo collegabili al precedente: Maria fece poi un sogno così vivido da non poter essere distinto dalla realtà, in cui si trovava a bordo di un’astronave; all’ora di pranzo, mescolando una tazza di caffè con un cucchiaio di metallo, quando lo estrasse notò che si era piegato, proprio come quelli del famoso di Uri Geller! Levitò spontaneamente nell’aria davanti a un gruppo di altre ragazze e, durante una passeggiata in campagna, passò accanto al corpo morto e mutilato di un cervo. Infine, ricevette la visita di due “Men In Black”: essi sostenevano di essere stati mandati dalla sua psichiatra, il cui nome, per coincidenza, era Mrs. Black. Dopo averla interrogata per un’ora, se ne andarono via a bordo di una misteriosa auto nera che non emise alcun suono nell’attraversare il piazzale di ghiaia, come da tipico contatto con MIB. Maria discusse per almeno due volte del suo fatto con alcuni membri del BUFORA, senza però che la vicenda avesse mai ottenuto risalto sulla stampa, proprio per via dell’elevata stranezza ridondante di curiosi quanto probabilmente fastidiosi eventi descritti da questa scomoda testimone. Un altro caso relativo a Men in Black apparso in alcuni saggi, è quello invece del dottor Herbert Hopkins: nel 1976, egli ipnotizzò un testimone per agevolare il ricordo della sua dichiarata esperienza. In seguito fu visitato da un uomo calvo (privo anche di sopracciglia) in abito nero, che sosteneva di essere dell’Organizzazione di Ricerca UFO del New Jersey (ma in realtà, non esisteva un’istituzione del genere), il quale fece sparire una moneta, chiedendogli, con tono deciso, seavesse sentito parlare di un testimone del posto morto di recente, gli chiese ancora di distruggere i nastri delle sedute. Forse temendo che, in caso contrario, avrebbe fatto la fine della moneta, sparendo, Hopkins diede retta e distrusse i nastri. Non sono molti gli autori che raccontano dell’incontro su cui Hopkins stava indagando. Il testimone era David Stephens di Norway, residente nel Maine. Alle 3 di una notte dell’ottobre 1975, costui andò a fare un giro in macchina assieme ad un amico di nome Glen Gray; dopo circa un chilometro, Gray (che era alla guida) perse il controllo dell’auto, essendo indotto contro la propria volontà verso un sentiero accidentato ma, cosa incredibile, ad una velocità superiore alle capacità del mezzo, tanto da percorrere ben 8 chilometri nell’arco di un paio di minuti. O per lo meno, questo era il tempo che loro ricordavano esser trascorso. L’auto si arrestò così in mezzo a un campo, mentre ad un tratto i due testimoni scorsero un oggetto cilindrico che si librava in aria con delle brillanti luci. Gray riprese il controllo dell’auto e si affrettò a partire, ma l’oggetto li inseguì. Così i due caddero a terra, privi di sensi, risvegliandosi un chilometro più avanti. Non riuscendo ad avviare il motore, rimasero seduti a guardare altri oggetti luminosi che svolazzavano attorno a loro. Da uno stagno vicino, che sembrava essere “cresciuto fino alle dimensioni di un oceano”, si alzò una fitta nebbia capace di inghiottire l’automobile. Alla fine, sorprendentemente, il motore si riavviò, permettendo ai due amici la ripartenza. Alcuni giorni dopo, due ufologi locali parlarono con questi testimoni, offrendoci il seguente resoconto: “Stephen e Gray riferirono che dal loro incontro erano accaduti diversi episodi particolari: qualcuno (o qualcosa) aveva attraversato il tetto della loro roulotte; entrambi gli uomini avevano sofferto di improvvisi attacchi di stanchezza; entrambi avevano visto fiocchi di neve, cubi e sfere nere volare in cielo e attraversare un muro; «fili d’oro» erano apparsi nell’aria sopra il loro televisore; e una voce disincarnata, udibile solo da Gray, aveva intonato le lettere «U-F-O »”. Mike Dash, uno degli autori disposti a commentare la suddetta storia, ha osservato quanto segue: “il caso non viene discusso spesso, nemmeno negli ambienti ufologici, ed è certamente troppo strano per essere incluso tra la manciata di «casi classici» che la maggior parte dei ricercatori citerebbe come prova dell’esistenza degli UFO. Eppure l’incidente in questione include quasi tutti gli elementi chiave che distinguono i suddetti casi adducibili come «high strangeness» rispetto ai resoconti standard soliti”.

BIP MISTERIOSI ED “EFFETTO SPECCHIO”
Un altro elemento fortemente anomalo che compare spesso nei racconti di testimoni, è quello rientrante in misteriosi, insoliti “bip”. Di solito queste curiose emissioni sonore si verificano al telefono, il che non è strano di per sé, dato che il “bip” è il tono standard che sancisce eventualmente lo stato di “occupato” da parte dell’utente dall’altra parte della possibile conversazione. A volte però si tratta di intere chiamate in cui è percettibile solo strani ed inusuali “bip”, senza alcuna spiegazione tecnica. Un guasto alla rete telefonica infatti, non può giustificare il caso di una donna che un giorno, dopo aver avvistato uno strano oggetto sorvolare la casa, “ha improvvisamente udito un forte segnale radio... una serie di punti e linee” che però non era udibile né dalla sorella, né dal cognato che erano, come lei, in casa. Quando Philip Klass intervistò Lonnie Zamora, il funzionario di polizia del celebre caso di Socorro (avvenuto il 24 aprile del 1964, nei pressi di questa località in New Messico), gli raccontò che il suono dell’oggetto era come un continuo: “bip... bip... bip... bip”, anche se una coppia che viveva nelle vicinanze non sentì invece assolutamente nulla. Klass ne parlò nel suo primo libro (in cui sosteneva che gli UFO erano un raro fenomeno naturale, e che fu scritto prima di giungere alla conclusione che questa vicenda fosse una bufala), ma per quanto si sappia, nessun altro lo ha mai fatto, nemmeno Ray Stanford nel suo libro sull’avvistamento in questione.

RICORDI RECUPERATI E ALTRE STRANEZZE
Anche in assenza di veri e propri casi ufologici, a volte si verificano fenomeni ad “elevata stranezza”. Ad esempio, esiste una vicenda citata da Alex Constantine, autore di Psychic Dictatorship in the U.S.A., il quale ritiene che tutti i fenomeni inspiegabili non siano altro che il prodotto di esperimenti di controllo mentale della CIA. Nel 1994 un giornalista californiano di nome Dave Gardetta intervistò Richard Ofshe, uno psicologo che sosteneva che i cosiddetti ricordi recuperati negli addotti sono in realtà falsi ricordi e che questa era la vera causa dei presunti rapimenti alieni. Pochi giorni dopo, però, Gardetta si svegliò e notò un’eruzione cutanea triangolare sul palmo della mano. Questo, come noto, viene comunemente accomunato ad un sintomo di rapimento. Gardetta quindi ha scritto: “Non mi ha sorpreso. Qui a casa, che si trova su una collina in una zona semi-rurale, stavano iniziando ad accadere cose strane. Un rumore di jet alcuni pomeriggi, la cui origine era impossibile da distinguere. Le luci si accendevano da sole e il sensore di movimento del sistema di allarme scattava ogni mattina tra le cinque e le sei. Una sera presto, udii dei piccoli passi sul tetto. Corsi fuori e trovai i fili elettrici che portavano a un palo del telefono vicino che ondeggiavano nel crepuscolo senza vento”. Un’altra vicenda fortemente anomala accadde nel 1966, quando la rivista “True” commissionò una serie di illustrazioni per un articolo del famoso ricercatore John Keel a proposito di oggetti volanti non identificati. L’artista disegnò una serie di velivoli dalle strane forme, frutto semplicemente della sua immaginazione. Uno di essi era di forma sferica, privo di caratteristiche salienti, tranne che per un singolo oblò; sotto, vi erano poste quattro gambe ed un’elica. Sebbene non sia mai stato segnalato un velivolo di questo tipo, sembra che, in seguito a questa raffigurazione, si sia messo in moto quello che si potrebbe definire una sorta di “effetto specchio”. Il 19 gennaio 1967, il gestore di un negozio di elettrodomestici, tale Tad Jones, stava recandosi al lavoro nei pressi di Charleston, in West Virginia, quando fu costretto a fermarsi perché la strada era bloccata da una sfera che corrispondeva esattamente alla descrizione sopra riportata. La osservò per due minuti, dopodiché l’oggetto si alzò in cielo e scomparve. Riferì l’accaduto alla polizia e la notizia venne riportata dai giornali locali. Nei giorni successivi, due biglietti contenenti minacce furono infilati sotto la porta di Jones per intimargli di “tenere la bocca chiusa”. Un’autorità locale in materia di UFO di nome Ralph Jarrett, ricevette una di quelle telefonate con “bip bip” immediatamente prima di aprire la sua copia del Charleston Gazette dove apprese, per la prima volta, dell’avvistamento. Jarrett condusse in prima persona un’indagine, appurando che l’oggetto si era librato direttamente sopra un’importante conduttura del gas. Quando Keel si recò sul posto, trovò una serie di strane impronte nel fango accanto alla strada. Una di esse assomigliava a enormi impronte di cane, ma Jones ne fece un calco in gesso e nessuno zoologo locale riuscì a identificarle. Vi erano anche alcune orme fatte da scarpe con la suola increspata e una cresta intorno al bordo. Keel notò che impronte di questo tipo erano state spesso rinvenute nei siti di atterraggi UFO di tutto il Paese. Anni dopo arrivò un altro sequel di “effetto specchio”, quando i primi astronauti camminarono sulla Luna: indossavano stivali che lasciarono impronte identiche nella polvere lunare… Questa storia, almeno per come è narrata in: “The Mothman Profecies”, appare del tutto inspiegabile. Ciononostante, lo scrittore britannico Steuart Campbell (oggi 85enne: egli è un altro degli scettici sui noti fenomeni da lui considerati nient’affatto che paranormali) non fu scoraggiato nello spiegare come l’avvistamento di Tad Jones fosse come un’errata identificazione di Venere, non riuscendo a spiegare come un miraggio, che deve necessariamente trovarsi vicino all’orizzonte, possa sembrare salire verso il cielo. Delle minacce e delle impronte misteriose, invece, non riferì alcuna parola.

CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
L’elenco di casi con elementi anomali come alcuni, tra quelli descritti in questo articolo, potrebbe occupare interi libri, partendo da casi a ritroso nel tempo: dall’incontro con i “fairies” da parte di qualche viandante (in tutto rapportabili al celebre caso di Rosa Lotti), all’incontro con presunti inventori di “airships”, fino a toccare i Men in Black, o persino l’altrettanto famoso “Caso Amicizia”: tutte indagini che esulerebbero dai classici avvistamenti, o dalle abductions, per così dire “standardizzate”. Elementi anomali che, pur tuttavia, risultano essere piuttosto comuni e caratterizzanti casi più singolari di avvistamento, dando loro una sorta di “patente di autenticità” per quanto possano sembrare troppo strani per esser considerati “veri”. Da un punto di vista razionale umano, certamente sono fortemente anomali. Se però queste “anomalie” rappresentassero l’elemento di costanza di una razionalità aliena, sarebbe doveroso assumere questa considerazione come cardine di ogni ricerca volta a comprendere cosa si nasconda dietro ciascun singolo fenomeno.

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