codice etico M5S, una regola del gioco

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7 Anni 10 Mesi fa #8275 da padegre
- Codice etico M5S, una regola del gioco -
di Paolo De Gregorio, 5 gennaio 2016

Il punto 6 del codice etico di autoregolamentazione del M5S recita: “Ogni sindaco e presidente di regione eletto nelle liste del M5S è tenuto a far rispettare il presente codice etico ai componenti delle proprie giunte, anche se gli assessori non risultano iscritti e/o eletti nel M5S”.
Nella discrezionalità del sindaco e del presidente di regione di scegliere assessori fuori del Movimento si generano alcuni problemi anche molto gravi, soprattutto quando queste scelte sono fatte in nome di una “competenza tecnica” che scavalca i militanti e iscritti da anni presenti sul territorio, che garantiscono la cosa più preziosa, il rapporto fiduciario con la popolazione, che è una cosa che non si improvvisa e rende dunque difficili i tentativi di infiltrazione.
Le famose “competenze tecniche”, ove fosse necessario, si acquisiscono sul campo, svolgendo l’attività amministrativa, avvalendosi di consulenze di personaggi che hanno realizzato effettivamente nella loro attività politico amministrativa risultati validi nello smaltimento dei rifiuti, risultati validi nei trasporti urbani, nella lotta all’inquinamento, e via elencando, cercando tra le città meglio amministrate d’Europa, senza dare loro alcun ruolo, ma cercando un gemellaggio di risultati e buona amministrazione.
Sono sicuro che se a Roma la Raggi avesse usato questo metodo avrebbe evitato quel notevole dissenso interno fra i suoi consiglieri eletti, che in questi sei mesi di sindacatura sarebbero sicuramente diventati esperti quanto basta per ben amministrare, con la garanzia di anni e anni di impegno politico alle spalle.
Mi piace pensare che di fronte a questa evidenza dei fatti, che hanno visto a Roma un ridicolo balletto di immissioni e dimissioni di esperti, totalmente a digiuno di un rapporto con la città, si pensi ad un obbligo dei sindaci a 5 stelle di scegliere tra i consiglieri eletti i propri assessori, che nel caso possono avvalersi di consulenze tecniche esterne di professionisti a cui non sia dato alcun ruolo politico, ma una semplice retribuzione.
I migliori portavoce del Movimento (Di Battista, Di Maio, Fico, ecc, ecc.) non sono nati esperti, ma sono venuti dal nulla e dopo poco tempo sono diventati brillanti parlamentari e comunicatori, meglio di tutti gli “esperti” che da 30 anni bivaccano nel Parlamento.
Paolo De Gregorio

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