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JAZZ. (Di solito a qualcuno piace)
6 Anni 8 Mesi fa #13641
da Luxio
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Ragazzi, si sta andando OT, anche se questo è un topic che sicuramente varrebbe la pena di aprire (o forse no - vedi orde di audiofili furiosi :hammer: ).
Dico la mia in breve: mi ritrovo pienamente in queste parole di miles "D'altronde la musica digitalizzata, andrebbe sempre utilizzata per questo tipo di ascolti.
Per le cose serie il vinile resta cmq impriscindibile."
Per il momento sono molto soddisfatto con il mio impianto entry level:
Amplificatore Cambridge audio topaz am10
Lettore CD Cambridge audio topaz cd5
Preamplificatore phono Cambridge audio 651P
Giradischi Pro-Ject RPM 1.3 Genie
Casse AQ Wega 53
Dico la mia in breve: mi ritrovo pienamente in queste parole di miles "D'altronde la musica digitalizzata, andrebbe sempre utilizzata per questo tipo di ascolti.
Per le cose serie il vinile resta cmq impriscindibile."
Per il momento sono molto soddisfatto con il mio impianto entry level:
Amplificatore Cambridge audio topaz am10
Lettore CD Cambridge audio topaz cd5
Preamplificatore phono Cambridge audio 651P
Giradischi Pro-Ject RPM 1.3 Genie
Casse AQ Wega 53
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6 Anni 8 Mesi fa - 6 Anni 8 Mesi fa #13642
da miles
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Andiamo un po' OT ma va bene lo stesso.
Direi che i giradischi moderni non godono di grandissima considerazione tra gli audiofili di lungo corso.
Ci sono alcune correnti di pensiero, che comunque tendono a preferire le produzioni degli anni 60/70.
I mitici Garrard 301/401 a puleggia, il Mitchell transcriptor ,il sondek della Linn, lo xerxes della Roksan.
A parte i Garrard e il Mitchell gli altri due si trovano sul mercato dell'usato a cifre intorno ai 1000/1500 euri.
Direi che messi a punto e con una testina nuova sono giradischi definitivi. Anche spendendo cifre folli difficilmente
si riesce ad ottenere qualcosa di significativamente migliore.
Poi c'è una marea di modelli che anche nell'usato si possono trovare tra i 200 e i 400 euri, che faranno il loro sporco dovere
dando soddisfazzioni a chi li saprà apprezzare.
Su internet si trova di tutto, l'unico accorgimento è di non farseli spedire, ma andarli a visionare di persona.
Un giradischi in mano ad un corriere, se non imballato con la propria confezione originale, ti arriva praticamente
distrutto, da buttare.
Buono il project, e mi dicono in quella fascia di prezzo ottimi anche i Rega.
Resto cmq dell'idea che un bel Thorens vintage, abbia un altro fascino.
Direi che i giradischi moderni non godono di grandissima considerazione tra gli audiofili di lungo corso.
Ci sono alcune correnti di pensiero, che comunque tendono a preferire le produzioni degli anni 60/70.
I mitici Garrard 301/401 a puleggia, il Mitchell transcriptor ,il sondek della Linn, lo xerxes della Roksan.
A parte i Garrard e il Mitchell gli altri due si trovano sul mercato dell'usato a cifre intorno ai 1000/1500 euri.
Direi che messi a punto e con una testina nuova sono giradischi definitivi. Anche spendendo cifre folli difficilmente
si riesce ad ottenere qualcosa di significativamente migliore.
Poi c'è una marea di modelli che anche nell'usato si possono trovare tra i 200 e i 400 euri, che faranno il loro sporco dovere
dando soddisfazzioni a chi li saprà apprezzare.
Su internet si trova di tutto, l'unico accorgimento è di non farseli spedire, ma andarli a visionare di persona.
Un giradischi in mano ad un corriere, se non imballato con la propria confezione originale, ti arriva praticamente
distrutto, da buttare.
Buono il project, e mi dicono in quella fascia di prezzo ottimi anche i Rega.
Resto cmq dell'idea che un bel Thorens vintage, abbia un altro fascino.
Ultima Modifica 6 Anni 8 Mesi fa da miles.
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6 Anni 8 Mesi fa #13644
da miles
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Torniamo in tema:
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6 Anni 8 Mesi fa #13657
da Luxio
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Mi inginocchio sempre davanti a chi riesce a suonare e a cantare contemporaneamente in questo modo.
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6 Anni 8 Mesi fa #14086
da miles
I mistici del jazz.
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I mistici del jazz.
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6 Anni 8 Mesi fa #14347
da miles
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per restare in europa:
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6 Anni 8 Mesi fa - 6 Anni 8 Mesi fa #14365
da Falchetto
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Petrucciani è un personaggio gigantesco! Si spaccava le dita - letteralmente - a suonare, ma finiva comunque i concerti.
Nessuno si sacrificava come lui - e intendo proprio fisicamente - per la musica.
Nessuno si sacrificava come lui - e intendo proprio fisicamente - per la musica.
Ultima Modifica 6 Anni 8 Mesi fa da Falchetto.
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6 Anni 8 Mesi fa #14391
da miles
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Si grandissimo personaggio, dotato di una tecnica pianistica pazzesca.
Non proprio totalmente di mio gusto, ma devo dire che, per i problemi che aveva
quello che faceva aveva del miracoloso.
Pare che fosse un donnaiolo terribile, e che piacesse anche parecchio alle donne.
Passava intere nottate nei night club ad ubriacarsi e a baccagliare le fighe.
Veramente un grande.
Non proprio totalmente di mio gusto, ma devo dire che, per i problemi che aveva
quello che faceva aveva del miracoloso.
Pare che fosse un donnaiolo terribile, e che piacesse anche parecchio alle donne.
Passava intere nottate nei night club ad ubriacarsi e a baccagliare le fighe.
Veramente un grande.
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6 Anni 8 Mesi fa #14399
da miles
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i grandi dischi:
forse il numero uno.
forse il numero uno.
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6 Anni 8 Mesi fa #14401
da miles
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Questo disco ha avuto una nascita molto difficile, ma come a volte succede dai parti travagliati nascono dei capolavori.
Era l'epoca in cui il free stava decollando e tutti facevano più o meno gli esperimenti musicali.
Il jazz classico delle grandi orchestre era in una fase molto calante, e Duke Ellington aveva iniziato ad incidere
per Impulse una serie di collaborazioni a due, con Coltrane e Coleman Hawkins, più altre con Jonny Hodges, ma sempre con gruppi ristretti.
Blue Note gli propose di fare qualcosa del genere, con Mingus e Roach, che avevano intrapreso percorsi molto vicini al free, o comunque ad un modale spinto,
molto lontano dai suoni del Duca.
L'ostacolo più grande era comunque dato dal fatto che i due (mingus e roach) si odiavano, e iniziarono a litigare furiosamente fin dalla prima seduta.
E qui Ellington dimostrò di essere veramente un grandissimo, perchè non solo riusci' a far ragionare i due esagitati, ma creò questo capolavoro
di innovazione e classicismo, una specie di manifesto che racchiude in 40 minuti tutta la musica del secolo scorso, dando prova tra l'altro di essere
in possesso di una tecnica pianistica immensa.
I paesaggi sonori di Flourette Africaine, sono uno dei più bei momenti musicali di sempre.
Era l'epoca in cui il free stava decollando e tutti facevano più o meno gli esperimenti musicali.
Il jazz classico delle grandi orchestre era in una fase molto calante, e Duke Ellington aveva iniziato ad incidere
per Impulse una serie di collaborazioni a due, con Coltrane e Coleman Hawkins, più altre con Jonny Hodges, ma sempre con gruppi ristretti.
Blue Note gli propose di fare qualcosa del genere, con Mingus e Roach, che avevano intrapreso percorsi molto vicini al free, o comunque ad un modale spinto,
molto lontano dai suoni del Duca.
L'ostacolo più grande era comunque dato dal fatto che i due (mingus e roach) si odiavano, e iniziarono a litigare furiosamente fin dalla prima seduta.
E qui Ellington dimostrò di essere veramente un grandissimo, perchè non solo riusci' a far ragionare i due esagitati, ma creò questo capolavoro
di innovazione e classicismo, una specie di manifesto che racchiude in 40 minuti tutta la musica del secolo scorso, dando prova tra l'altro di essere
in possesso di una tecnica pianistica immensa.
I paesaggi sonori di Flourette Africaine, sono uno dei più bei momenti musicali di sempre.
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6 Anni 8 Mesi fa #14440
da miles
Questo gli appassionati lo conoscono per forza.
Vi copio incollo la recensione che avevo scritto qualche anno fa e postato su di un blog che avevo inizato a creare, ma che poi per mancanza di entusiasmo ho interrotto.
Se volete lo trovate nel link che ho postato nella firma dell'account.
Kind of Blue è senza ombra di dubbio il disco piu famoso e importante della storia del jazz. Ogni appassionato ne possiede almeno una copia, e anche al di fuori dagli ambiti jazzistici, è spesso considerato come uno dei dischi da possedere.
In molte classifiche compare nei primi posti come importanza assoluta, al pari di composizioni ultra famose di musica classica, o di dischi rock come Stg Pepper o The Dark Side Of The Moon.E’ un disco che per le sue caratteristiche innovative, ma anche di fruibilità, freschezza e improvvisazione, ha condizionato e rivoluzionato non solo il jazz ma tutta la musica moderna.Di un simile prodigio, negli anni sono stati versati fiumi di inchiostro, e le recensioni, gli studi,e le analisi sono centinaia.
Dopo il periodo hard bop, e i dischi Prestige, Davis passa ad incidere per Columbia, mantenendo sempre il solito quintetto con la sessione ritmica Chambers/Jones/Gardland e Coltrane al sassofono. ‘Round Midnight e Milestone sono le prove generali di quello che sarà Kind Of Blue.Il trombettista ha in mente la svolta modale, vuole ripulire la sua musica dalla melodia, dalle barriere in cui ingabbiano le composizioni tonali.Per far questo aggiunge nella sezione fiati Adderly con cui aveva già collaborato in Somenthig’else e stravolge la sezione ritmica, mantenendo il solo Chambers, e chiamando Bill Evans al pianoforte.
I brani scelti sono tutti inediti, e Davis si presenta con la sola traccia conduttrice per ognuno di essi. Tutto il resto dovrà essere improvvisato, senza provare nulla, e suonato di getto. In due sole sedute viene registrato tutto il materiale, che poi sarà pubblicato senza apportare nessuna modifica.
Il disco si apre con So What . Il brano, composto da un solo accordo, ha un breve introduzione di pianoforte e contrabbasso, su cui si inserisce il tema conduttore suonato prima solo da basso e piano, e poi all’unisono da tutti i componenti del gruppo. Dopo la breve introduzione parte deciso il primo assolo di Miles Davis. La tromba sordinata inizia ad esplorare le scale tonali con i suoi saliscendi sinuosi, in cui si inseriscono i fraseggi di Evans e Chambers.Terminato il compito di Davis improvviso parte l’assolo di Coltrane. La potenza e le rapide scale del sax proiettano l’ascoltatore in una dimensione piu ampia e visionaria. Piu’ pacato e suadente è l’ingresso del sax alto di Adderly, che in alcuni passaggi veloci e ispirati sembra riportare il ricordo di chi ascolta al miglior Charlie Parker.
Terminato il giro di assoli dei fiati ritorna l’esposizione all’unisono del tema principale, che lascia lo spazio al fraseggio con il pianoforte di Evans, per terminare con lo stesso dialogo piano contrabbasso con cui si era aperto il brano.
Freddie Freeloader inizia subito con tutti i musicisti che suonano all’unisono il tema principale, ma questa volta gli assoli vengono aperti dal piano di Evans, che dipinge una piccola tavolozza impressionista i cui ritmi sono scanditi dalla batteria di Cobb in modo magistrale. E’ poi il turno di Davis di colorare con la sordina il suo assolo la cui atmosfera è notturna, quasi meditativa. Coltrane come sempre irrompe improvviso e visionario, mantendo pero’ intatta l’ispirazione notturno metropolitana del brano.Un tocco di freschezza arriva dalle note di Adderly che con i suoi glissati movimenta il tema sempre ritmato da Evans, che prosegue con un breve fraseggio con Chambers, per poi concludersi con il ritorno all’esposizione finale con la tromba e i sax suonati al’unisono.
Blue in green è il brano piu’ rilassato. Inizia con la tromba di Davis e Il piano di Evans a dialogare leggeri, mentre il contrabbasso e le spazzole della batteria accompagnano in secondo piano la scena.Dopo un breve intermezzo di pianoforte parte l’assolo di Coltrane, questa volta leggero e lirico, sognante. Le note sono tirate, soffiate e dopo il breve intermezzo ricominciano il piano e la tromba il dialogo precedentemente interrotto.Lo schema si ripete con il piano e il contrabbasso a dialogare in un lento finale.
All Blues inizia con tutti i musicisti impegnati in una sorta di leggera cavalcata di note in cui ognuno espone un tema,e poi come sempre la tromba di Davis assume l’onere dell’assolo, le cui connotazioni sono quelle del blues, ma mantenute nei confini di una scala modale.E’ Adderly questa volta ad aprire il canto dei sax, con Evans che ritma il tema conduttore creando un dialogo preciso e leggero. Un Coltrane questa volta visionario e che già sta facendo intravedere quelli che saranno i lirismi dei suoi lavori futuri, infarcisce la scena di patos, nell’attesa dell’assolo al piano di Evans. Che sempre continuando ad esporre il tema principale attende l’arrivo di tutti i fiati per la chiusura del brano.
Flamengo Sketches è il brano con Winton Kelly al pianoforte. Inizia con un dialogo tra Kelly e Davis le cui connotazioni sono spagnoleggianti. L’inserimento di Coltrane come sempre dà ariosità al tema anche se l’atmosfera resta estremamente rilassata. Anche il contributo di Adderly non cambia le sensazioni che giungono e restano quelle che si respirano in un locale dove si balla il flamengo. L’assolo del piano di Kelly è quasi sussurrato, delicatissimo fatto di poche note misurate,in attesa della sordina di Davis con la quale il brano si spegne lentamente e dolcemente.
Bill Evans scriverà nelle note di copertina del LP, “in questa registrazione appaiono brillantemente risolte non solo l’esigenza tecnica di un pensare collettivo coerente ma anche quella umana e sociale di una sintonia empatica tra i solisti coinvolti”.È forse per questo motivo che, trascendendo ampiamente le mere intenzioni “teoriche”, il risultato ottenuto dagli straordinari musicisti impegnati in questo splendido album è di altissimo livello qualitativo per quanto concerne scrittura, arrangiamenti, atmosfere e per l’incredibile bellezza e originalità delle improvvisazioni che ne sono scaturite.
L’unicità di Kind of Blue affascina anche dopo infiniti ascolti… Non a caso nelle note di copertina Jimmy Cobb scrisse: “Quest’album deve essere stato fatto in paradiso“.
Ascoltare per credere.
Risposta da miles al topic JAZZ. (Di solito a qualcuno piace)
Questo gli appassionati lo conoscono per forza.
Vi copio incollo la recensione che avevo scritto qualche anno fa e postato su di un blog che avevo inizato a creare, ma che poi per mancanza di entusiasmo ho interrotto.
Se volete lo trovate nel link che ho postato nella firma dell'account.
Kind of Blue è senza ombra di dubbio il disco piu famoso e importante della storia del jazz. Ogni appassionato ne possiede almeno una copia, e anche al di fuori dagli ambiti jazzistici, è spesso considerato come uno dei dischi da possedere.
In molte classifiche compare nei primi posti come importanza assoluta, al pari di composizioni ultra famose di musica classica, o di dischi rock come Stg Pepper o The Dark Side Of The Moon.E’ un disco che per le sue caratteristiche innovative, ma anche di fruibilità, freschezza e improvvisazione, ha condizionato e rivoluzionato non solo il jazz ma tutta la musica moderna.Di un simile prodigio, negli anni sono stati versati fiumi di inchiostro, e le recensioni, gli studi,e le analisi sono centinaia.
Dopo il periodo hard bop, e i dischi Prestige, Davis passa ad incidere per Columbia, mantenendo sempre il solito quintetto con la sessione ritmica Chambers/Jones/Gardland e Coltrane al sassofono. ‘Round Midnight e Milestone sono le prove generali di quello che sarà Kind Of Blue.Il trombettista ha in mente la svolta modale, vuole ripulire la sua musica dalla melodia, dalle barriere in cui ingabbiano le composizioni tonali.Per far questo aggiunge nella sezione fiati Adderly con cui aveva già collaborato in Somenthig’else e stravolge la sezione ritmica, mantenendo il solo Chambers, e chiamando Bill Evans al pianoforte.
I brani scelti sono tutti inediti, e Davis si presenta con la sola traccia conduttrice per ognuno di essi. Tutto il resto dovrà essere improvvisato, senza provare nulla, e suonato di getto. In due sole sedute viene registrato tutto il materiale, che poi sarà pubblicato senza apportare nessuna modifica.
Il disco si apre con So What . Il brano, composto da un solo accordo, ha un breve introduzione di pianoforte e contrabbasso, su cui si inserisce il tema conduttore suonato prima solo da basso e piano, e poi all’unisono da tutti i componenti del gruppo. Dopo la breve introduzione parte deciso il primo assolo di Miles Davis. La tromba sordinata inizia ad esplorare le scale tonali con i suoi saliscendi sinuosi, in cui si inseriscono i fraseggi di Evans e Chambers.Terminato il compito di Davis improvviso parte l’assolo di Coltrane. La potenza e le rapide scale del sax proiettano l’ascoltatore in una dimensione piu ampia e visionaria. Piu’ pacato e suadente è l’ingresso del sax alto di Adderly, che in alcuni passaggi veloci e ispirati sembra riportare il ricordo di chi ascolta al miglior Charlie Parker.
Terminato il giro di assoli dei fiati ritorna l’esposizione all’unisono del tema principale, che lascia lo spazio al fraseggio con il pianoforte di Evans, per terminare con lo stesso dialogo piano contrabbasso con cui si era aperto il brano.
Freddie Freeloader inizia subito con tutti i musicisti che suonano all’unisono il tema principale, ma questa volta gli assoli vengono aperti dal piano di Evans, che dipinge una piccola tavolozza impressionista i cui ritmi sono scanditi dalla batteria di Cobb in modo magistrale. E’ poi il turno di Davis di colorare con la sordina il suo assolo la cui atmosfera è notturna, quasi meditativa. Coltrane come sempre irrompe improvviso e visionario, mantendo pero’ intatta l’ispirazione notturno metropolitana del brano.Un tocco di freschezza arriva dalle note di Adderly che con i suoi glissati movimenta il tema sempre ritmato da Evans, che prosegue con un breve fraseggio con Chambers, per poi concludersi con il ritorno all’esposizione finale con la tromba e i sax suonati al’unisono.
Blue in green è il brano piu’ rilassato. Inizia con la tromba di Davis e Il piano di Evans a dialogare leggeri, mentre il contrabbasso e le spazzole della batteria accompagnano in secondo piano la scena.Dopo un breve intermezzo di pianoforte parte l’assolo di Coltrane, questa volta leggero e lirico, sognante. Le note sono tirate, soffiate e dopo il breve intermezzo ricominciano il piano e la tromba il dialogo precedentemente interrotto.Lo schema si ripete con il piano e il contrabbasso a dialogare in un lento finale.
All Blues inizia con tutti i musicisti impegnati in una sorta di leggera cavalcata di note in cui ognuno espone un tema,e poi come sempre la tromba di Davis assume l’onere dell’assolo, le cui connotazioni sono quelle del blues, ma mantenute nei confini di una scala modale.E’ Adderly questa volta ad aprire il canto dei sax, con Evans che ritma il tema conduttore creando un dialogo preciso e leggero. Un Coltrane questa volta visionario e che già sta facendo intravedere quelli che saranno i lirismi dei suoi lavori futuri, infarcisce la scena di patos, nell’attesa dell’assolo al piano di Evans. Che sempre continuando ad esporre il tema principale attende l’arrivo di tutti i fiati per la chiusura del brano.
Flamengo Sketches è il brano con Winton Kelly al pianoforte. Inizia con un dialogo tra Kelly e Davis le cui connotazioni sono spagnoleggianti. L’inserimento di Coltrane come sempre dà ariosità al tema anche se l’atmosfera resta estremamente rilassata. Anche il contributo di Adderly non cambia le sensazioni che giungono e restano quelle che si respirano in un locale dove si balla il flamengo. L’assolo del piano di Kelly è quasi sussurrato, delicatissimo fatto di poche note misurate,in attesa della sordina di Davis con la quale il brano si spegne lentamente e dolcemente.
Bill Evans scriverà nelle note di copertina del LP, “in questa registrazione appaiono brillantemente risolte non solo l’esigenza tecnica di un pensare collettivo coerente ma anche quella umana e sociale di una sintonia empatica tra i solisti coinvolti”.È forse per questo motivo che, trascendendo ampiamente le mere intenzioni “teoriche”, il risultato ottenuto dagli straordinari musicisti impegnati in questo splendido album è di altissimo livello qualitativo per quanto concerne scrittura, arrangiamenti, atmosfere e per l’incredibile bellezza e originalità delle improvvisazioni che ne sono scaturite.
L’unicità di Kind of Blue affascina anche dopo infiniti ascolti… Non a caso nelle note di copertina Jimmy Cobb scrisse: “Quest’album deve essere stato fatto in paradiso“.
Ascoltare per credere.
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