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Fenomeni e misteri dal mondo - Raccolta di articoli a tema paranormale
Assassino seriale (serial killer in inglese) è un termine che, a partire dagli anni Settanta del XX secolo, identifica un pluriomicida di natura compulsiva e che spesso uccide persone per lo più estranee al suo ambiente, con tempistiche variabili nel tempo, mediante un modo di operare atipico, caratteristico, talvolta privo di movente, non di rado legato a traumi nella sfera emotiva e sessuale. Tale definizione, esposta per la prima volta da Robert Ressler, agente dell’FBI e criminal profiler americano, aveva lo scopo di distinguere il comportamento di chi uccide ripetutamente nel tempo, intervallato con pause di raffreddamento, rispetto agli omicidi plurimi che si rendono colpevoli di stragi, ossia gli spree killer, autori di celebri casi, come il massacro al Virginia Polytechnic Institute, il disastro della Bath School, la Strage di Utøya o della Columbine High School. Sostanzialmente, s’inseriscono in questa categoria di persone coloro che compiono due o più omicidi in un arco di tempo relativamente lungo, intervallati da periodi di “raffreddamento” e in cui viene condotta una vita apparentemente normale, o quasi.
Il barone infernale
Ovviamente ci sono anche eccezioni, una delle quali fu la vicenda di Gilles de Montmorency-Laval, barone di Rais, o Rets o Raiz, (1405-1440), militare e assassino seriale francese. Dopo una carriera militare di grande pregio e rispetto, che lo portò al titolo di Maresciallo di Francia, venne accusato di praticare alchimia e stregoneria, nonché di aver torturato, stuprato e ucciso almeno 140 bambini e adolescenti. Di nobile casato e discendente di una tra le più potenti famiglie di Francia, entrò giovanissimo al servizio di Carlo VII, combattendo alla testa di un proprio contingente in svariati episodi di guerra ed entrando nelle grazie del sovrano. Fu in una di queste battaglie che incontrò Giovanna d’Arco, la famosa Pulzella d’Orléans (1412-1431), l’eroina nazionale francese, venerata poi come santa dalla Chiesa Cattolica, la quale possedeva una forza trascinante e carismatica che contribuì a riportare al proprio paese parte dei territori caduti in mano agli inglesi, risollevando le sorti dei francesi durante la Guerra dei Cent’anni, guidando vittoriosamente le armate reali contro quelle inglesi. Ed è in questa contingenza che le loro storie si intrecciarono. I due s’intesero immediatamente, diventando amici e confidenti; entrambi erano fanatici, lei intrisa di fervore mistico, lui freddo, cinico e portato a una gratuita crudeltà, lei scacciava le prostitute che normalmente facevano seguito agli eserciti in marcia, obbligando le truppe e i capitani ai sacramenti, redarguendoli dal bestemmiare, lui comandava la spedizione e a ogni azione di guerra massacrava i nemici senza pietà. Ma la storia, come sappiamo, aveva ben altri piani per entrambi, perché dopo anni di guerre e torbidi inganni, Giovanna venne catturata dal duca di Borgogna per essere venduta agli inglesi, che la processarono per eresia, condannandola a morire sul rogo il 30 maggio del 1431, mentre il barone di Gilles aumentò potere e popolarità ereditando un’immensa fortuna dalla famiglia, ritrovandosi a essere uno degli uomini più facoltosi del tempo. Ritiratosi a vita privata, iniziò a condurre un’esistenza dispendiosa e raffinata, circondandosi di opere preziose, manoscritti, artisti, alchimisti, e allestendo sfarzosi spettacoli, indebitandosi. Il punto di svolta avvenne quando dalla Toscana un certo Francesco Prelati, giovane monaco aretino e spretato, si trasferì alla sua corte, convincendo il barone di avere al proprio servizio un demone personale di nome Barron, per i cui favori pretese dal suo nuovo mecenate il sacrificio di un bambino. Fu l’inizio di una delle discese agli inferi più orribili e mostruose mai perpetrate da un singolo uomo, perché tra il 1432 e il 1440, alcune centinaia di fanciulli e ragazzi vennero uccisi, o fatti uccidere, il più delle volte dopo essere stati oggetto di abusi sessuali. Ogni sera, dopo i sontuosi banchetti che si tenevano nei suoi castelli, Gilles si ritirava, seguito da una corte di pochi intimi e dai suoi servi, nelle stanze più nascoste, dove venivano introdotte le giovani vittime, ragazzi del popolo, attratti al castello col miraggio di entrare a corte come paggi o servitori, e a cui invece si spalancavano le porte dell’Inferno. Dopo essere stati ripetutamente abusati, prima o dopo continue torture, i poveretti venivano uccisi e dei loro corpi non restava traccia, perché a volte venivano bruciati e le loro ceneri sparse, altre volte venivano gettati a decomporsi nelle cantine più profonde e quando questi rituali orgiastici e demoniaci divennero “monotoni” - come sostenuto dai pochi intimi, veri e propri parassiti che ne prendevano parte -, le azioni divennero ancora più efferate, incrementando la tortura, il sadismo sfrenato e le uccisioni. Trascorreva così la notte e quando sorgeva di nuovo il sole, Gilles passava dai suoi tormenti notturni a quelli diurni e per lo più mistici. Sì, perché in questo strano miscuglio di follia e normalità, finanziava un gruppo di cantori della Cappella di Machecoul, che tenevano bellissimi concerti di musica sacra, un gruppo composto di graziosi giovinetti, dai modi teneri ed educati, come lui stesso dichiarerà durante il suo processo, presenziando così alle varie messe e ai riti cristiani come un fervente devoto, dedicandosi al contempo all’Alchimia e alle evocazioni diaboliche, istigato dal Blanchet, dal fiorentino Prelati e dalla sua corte corrotta. Tutte quelle misteriose scomparse di giovanissimi cominciarono, ovviamente, a far sorgere dei sospetti, e dopo un passo falso il barone venne finalmente arrestato e incriminato il 14 settembre 1440, insieme ai suoi servitori e amici, e il 28 settembre iniziò il processo. Gilles de Montmorency-Laval venne accusato di eresia, orribili evocazioni del demonio, sodomia, omicidio, tanto che il 13 ottobre, quando il processo riprese, gli furono stilati ben 49 capi d’imputazione, tra i quali anche il rapimento di numerosi bambini (quantificato in 140), la loro uccisione nei modi più perversi, smembrati, bruciati e offerti in sacrificio al demonio. Il 25 ottobre fu emessa la sentenza di colpevolezza e il 26 ottobre, insieme ai due servitori e complici, venne giustiziato mediante impiccagione, ma non prima di aver ricevuto l’assoluzione dai peccati commessi. I giudici gli ritirarono la scomunica, ma quando il suo corpo si rilassò, dopo i fremiti dell’impiccagione, venne adagiato dolcemente in una bara e accudito da damigelle di alta condizione sociale, come si confaceva per un nobile del suo lignaggio. Ai due servi, invece, non solo fu concesso di pentirsi, ma i loro corpi furono dati alle fiamme e le ceneri disperse, proprio com’era avvenuto per l’altrettanto povera contadinella Giovanna. Eppure, una giustizia, umana o divina che sia, raggiunse anche le spoglie di Gilles de Rais, perché tre secoli e mezzo dopo, quando la Rivoluzione Francese scatenò anche a Nantes i disordini e i saccheggi contro il clero, la Chiesa dove era stato sepolto venne devastata, le tombe scoperchiate e i suoi resti dispersi nel nulla.
È stato Boogeyman
Secoli più tardi, mentre in Europa stava per scatenarsi l’inferno della Prima Guerra Mondiale, in America un singolo uomo riuscì a fare altrettanto. Albert Fish, nato Hamilton Howard Fish (1870-1936), è stato un serial killer noto come l’Uomo Grigio, il Lupo Mannaro di Wysteria, il Vampiro di Brooklyn e il Maniaco della Luna, che si vantò di aver molestato oltre 400 bambini e di averne uccisi più di 100, quasi tutti afroamericani, dal momento che all’epoca la loro scomparsa passava inosservata, specie tra l’opinione pubblica dell’America bianca. Fish venne trovato colpevole di almeno cinque omicidi e sospettato di molti altri, ma ne confessò “solo” tre; messo a giudizio per l’omicidio di Grace Budd, venne dichiarato colpevole e condannato a morte. L’Uomo Grigio divenne tristemente famoso nel mondo, anche tra gli studiosi di criminologia e medicina, sia per l’efferatezza dei suoi crimini (torturava, uccideva e mangiava bambini) che per i suoi innumerevoli disturbi, di cui molti sconosciuti fino ad allora, come l’abitudine di infilarsi degli aghi nel corpo, specialmente nell’inguine e nel perineo, alcuni dei quali incastrati in modo permanente, oltre a soffrire di numerose parafilie, tra cui dendrofilia, sadismo, masochismo, flagellazione, esibizionismo, voyeurismo, piquerismo, pedofilia, coprofagia, feticismo, urofilia, cannibalismo, castrazione, vampirismo, etc. Singolare è la storia di due bambini, Billy Gaffney e Billy Beaton, che l’11 febbraio del 1927, mentre stavano giocando sulla veranda di casa a Brooklyn, New York, sparirono; Beaton, per motivi ancora oscuri e mai del tutto spiegati, venne ritrovato sul tetto della casa. Quando gli chiesero cosa fosse successo al suo amico, Beaton rispose che «Boogeyman l’ha portato via», e del suo omicidio fu sospettata una persona innocente. Il Boogeyman è una creatura leggendaria, un essere amorfo, cattivo e oscuro, presente nella tradizione di vari paesi. Principalmente noto come l’Uomo Nero, è un demone con l’aspetto di un fantasma, senza gambe e che dalla vita in giù sfuma in una sorta di punta. Fino al XX secolo, ai bambini che non volevano dormire veniva raccontato che questa sinistra creatura sarebbe arrivata a prenderli se non avessero obbedito (come se quella figura orribile potesse rincuorarli per la notte!). In Italia, ad esempio, è conosciuto come Babau, in Puglia come il Vecchio col Sacco (l’Aùre o Avùrie, o lo Scazzamurrhieddru oppure lo Scazzamurrill), mentre in Sardegna è noto come Mommottu, Mommotti o anche “Bobotti”. Varie origini e termini per descrivere la stessa forma, il bogie, spirito meschino che vivrebbe nell’ombra, nei granai, nelle cantine e in tutti quei luoghi polverosi dove le persone tengono cose e oggetti che non vogliono buttare via. E comunque, da buon parassita che si rispetti, presenta un nutrito curriculum artistico, essendo presente in diversi film, romanzi e racconti. Non è un caso quindi che quel bambino di Brooklyn definì Fish un Boogeyman, vuoi per una certa e sinistra somiglianza fisica, vuoi perché con i suoi occhi di fanciullo riconobbe il mostro che vi si nascondeva. Anche Fish venne arrestato e nel 1935 si svolse il processo, in cui l’imputato addusse a pretesto i suoi problemi mentali, sostenendo di aver ricevuto nientemeno che da Dio dei messaggi che gli ordinavano di uccidere i bambini. Secondo quanto spiegato dallo stesso Fish, la violenza perpetrata su se stesso e sugli altri era finalizzata alla purificazione dell’anima e se Dio fosse stato contrario ai suoi omicidi, avrebbe mandato un angelo a fermarlo, proprio come fece con Abramo. Nonostante la sua follia, la giuria lo giudicò sano di mente e colpevole, e il giudice emise la sentenza di morte; fu giustiziato il 16 gennaio del 1936 sulla sedia elettrica. Prima di morire affermò che quell’esperienza sarebbe stata «la suprema emozione della mia vita» e aiutò addirittura gli inservienti ad allacciare le fibbie della sedia…
La donna che odiava la vita
Aileen Carol Wuornos (1956-2002) è stata una serial killer e prostituta statunitense. Sin dall’infanzia ebbe una vita travagliata, fatta di malattie in famiglia, specie mentali, soprusi e violenze (venne abusata giovanissima e costretta ad abortire), portandola a prostituirsi per mantenere se stessa e la propria compagna. Come una mantide religiosa, adescava le proprie vittime (almeno 7 vittime accertate) e le uccideva durante l’amplesso con dei colpi di pistola sparati freddamente. Fu la stessa compagna, Tyria, a confessare i suoi crimini, stanca di quella vita folle ed errabonda, e grazie a una telefonata tra le due, dove Aileen fece delle ammissioni sui propri omicidi, l’assassina venne arrestata. Il processo iniziò nel gennaio del 1992, anche se Aileen venne accusata solamente del primo omicidio, la corte della Florida non tenne in considerazione l’attenuante della violenza, e il 27 gennaio le inflisse la condanna alla sedia elettrica. Il 15 maggio dello stesso anno, la Wuornos venne condannata anche per altri tre omicidi, e nel febbraio del 1992 fu ritenuta colpevole anche per l’ultimo assassinio, quello di Walter Gino Antonio. La donna ricorse in appello senza successo e continuò a proclamare il suo disprezzo per la vita e il desiderio di continuare a fare del male. Le perizie psichiatriche la consideravano, tuttavia, capace di intendere e di volere. «Odio profondamente la vita umana e, se non mi giustiziate, ucciderò di nuovo» aveva detto ai giudici nel tentativo di accelerare l’iter dell’esecuzione. A un certo punto, licenziò anche i suoi avvocati, rinunciando agli appelli giudiziari, per poter essere mandata nella camera della morte al più presto. Aileen Wuornos venne giustiziata tramite iniezione letale il 9 ottobre 2002, dopo aver passato 12 anni nella prigione di stato di Raiford, in Florida; la sua morte fu serena e accompagnata da un confuso delirio mistico. Dopo una vita disperata, sfociata in una catena di delitti, fedele alla sua controversa immagine che ne fece anche la protagonista di film, libri e addirittura un’opera musicale, in punto di morte lasciò un ultimo, criptico messaggio, mentre si trovava sul lettino nella camera della morte del carcere di Starke: «Sto salpando con la Roccia. Tornerò come in ‘Independence Day’ con Gesù, con la nave-madre e tutto il resto. Tornerò, tornerò…». Gilles, Fish, Wuornos e gli innumerevoli altri serial killer, furono personaggi del tutto umani? Probabilmente no e, del resto, sibilline furono le parole di un altrettanto celebre assassino seriale, Ted Bundy, quando affermò: «Noi serial killer siamo i vostri figli, i vostri mariti, siamo ovunque…».
Articolo di Federico Bellini
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Parleremo oggi della vita dell'essere umano nel mondo spirituale (in sanscrito Devachan) fra due incarnazioni. Prima di tutto ricordiamoci che essa non si svolge in un luogo diverso da quello in cui ci troviamo ora. Il.mondo spirituale, il mondo astrale, il mondo fisico sono tre sfere che si interpenetrano a vicenda. Per capire, con un paragone, come ci viene nascosta la vista del Devachan pensiamo a quel che erano le forze elettriche nell'universo prima che l'uomo scoprisse l'elettricità. Esse esistevano nell'universo, che le conteneva, ma erano ancora di natura occulta. Quel che distingue il mondo spirituale dal mondo fisico è che al suo attuale grado di evoluzione l'uomo è provvisto di organi che percepiscono il fisico ma non di organi in grado di percepire lo spirituale. Immergiamoci nell' anima di un essere umano che si trovi tra due incarnazioni. Egli ha restituito il suo corpo fisico alle forze universali; allo stesso modo il corpo eterico è ritornato alle forze della vita; infine le parti del corpo astrale sulle quali non ha ancora personalmente lavorato sono state rese alloro ambiente originario. Egli si trova nello stato spirituale. Non dispone più di ciò che le entità spirituali avevano elaborato nel suo corpo eterico e nel suo corpo astrale. Ciò che egli stesso, invece, ha forgiato in sé, nel corso di numerose esistenze, è ora un suo bene personale. Rimane suo, anche nel mondo spirituale. Perché il risultato del lavoro che noi realizziamo nel mondo fisico è quello di aumentare sempre più la nostra parte di coscienza nel mondo spirituale. Il legame di due persone può essere il risultato di condizioni naturali, come tra fratelli e sorelle. Ma un legame morale, spirituale, si aggiunge sempre a quello naturale. Grazie al karma, noi siamo membri di una stessa famiglia. Ma non tutto è regolato dal karma. Un rapporto puramente naturale, senza che vi si mescoli un altro elemento, si trova, in fondo, solo tra gli animali. Gli uomini possono legarsi attraverso il karma, ma per ragioni di natura morale. Due esseri che non erano uniti da niente e che erano separati perfino da ostacoli esterni possono, per esempio, diventare amici intimi. Possiamo perfino figurarci che in un primo tempo si fossero reciprocamente antipatici e che si siano scoperti solo a poco a poco grazie a un contatto puramente spirituale e morale. Questo legame, paragonato a quello tra fratelli e sorelle, sarà un potente mezzo per sviluppare organi spirituali. Esso prende forza nella nostra epoca, anche se inconsciamente esso deriva già dal Devachan. Le facoltà che l'uomo sviluppa attualmente grazie a questi legami puramente interiori dell' amicizia gli danno la possibilità di sperimentare effettivamente qualcosa di spirituale, di prepararsi per il Devachan. Se gli mancano questi rapporti da anima a anima egli viene privato dell' elemento animico nel Devachan, come qui sulla Terra un cieco è privato del colore. Colui che acquisisce sulla Terra la pratica della vita spirituale percepirà lo spirito nell' aldilà, nella misura in cui la sua attività interiore qui glielo farà comprendere. Da qui il valore inestimabile dell' esistenza sul piano fisico. Per gli uomini non c'è altro modo di acquisire organi in grado di percepire lo spirituale se non avendo un' attività spirituale sul piano fisico: è attraverso questa che si aprono i nostri organi di percezione spirituale. E nessuna preparazione può essere migliore dei legami dell'anima che uniscono esseri che nessuna ragione istintiva univa in un primo tempo. Da questo punto di vista, è bene che uomini si raggruppino, uniti in un'opera spirituale. Le guide dell'umanità possono riversare forze di vita attraverso di essa. Quel che ci si scambia attraverso un lavoro in comune di questo tipo, quando viene svolto in modo sano, prepara lo sguardo a sperimentare le realtà spirituali. Se abbiamo forgiato in questo modo un legame spirituale con un altro essere sul piano fisico, questo legame fa parte essenziale di ciò che permane dopo la morte. Ed esso rimane attivo nel defunto e in colui che gli sopravvive. Quello che ha lasciato il piano fisico resta unito a colui che vi rimane attraverso uno stretto legame ed è reso ancor più cosciente del rapporto che lo lega in questo modo al suo amico. Il defunto resta in rapporto, dopo la morte, con gli esseri che ama. I rapporti precedenti sono come cause che, nel Devachan, producono effetti. Quello è il mondo dei risultati, degli effetti, mentre il mondo fisico è il mondo delle cause. L'uomo può formare i suoi organi superiori solo cercando sul piano fisico la causa che produrrà tali organi. Ed è proprio a questo scopo che egli viene posto sul piano fisico (1). Gli uomini devono qui sulla Terra conquistarsi sempre di più rappresentazioni sulla vita dopo la morte per essere in grado di ricordarsene dopo la morte, onde portare con sé qualche cosa al di là delle porte della morte (2). Morire in realtà è solamente uscire dalla coscienza del corpo fisico (3). Nella morte l'uomo si strappa fuori dalla Terra. E, se abbiamo raggiunto la conoscenza immaginativa, possiamo vedere che l'uomo non muore, bensì ci è dato di scorgere, in una visione diretta, come nella morte egli risorga dal suo cadavere in mezzo ad immagini viventi (4). Quando siamo passati attraverso le porte della morte, la nostra sapienza continua, la vita continua, diventiamo più capaci. Questo è un fatto di cui gli uomini debbono compenetrarsi (5). I pensieri che noi ci formiamo qui sui mondi spirituali sono un nutrimento per una delle forze più importanti che ci rimangono dopo la morte: per la forza del pensare. Possiamo avere tra la morte ed una nuova nascita immaginazione, ispirazione, intuizione, ma non possiamo avere i pensieri. Questi li dobbiamo guadagnare qui sulla Terra (per mezzo della coscienza dello Spirito). Di questi pensieri che ci siamo elaborati qui sulla Terra ci nutriamo per tutto il tempo tra la morte e una nuova nascita e abbiamo fame di tali pensieri quando non ce li siamo formati qui sulla Terra. La salvezza della Terra dipende dalla realtà che l'umanità nel presente non trascuri di formarsi pensieri sui mondi spirituali. Poiché moltissimo dipende dal fatto che il cammino dell'evoluzione dell'umanità venga compreso spiritualmente (6). Così l'uomo può sempre meglio imparare qui sulla Terra come sarà la sua vita quando avrà passato la soglia della morte. Escludere il sapere sui mondi spirituali durante la vita sulla Terra vuoI dire rendersi cieco nel senso animico-spirituale per la propria vita dopo la morte. E si penetra nel mondo spirituale proprio come un invalido, dopo la morte, se si abbia trascurato la volontà di sapere qualcosa del mondo spirituale; poiché l'umanità si evolve verso la libertà. Naturalmente si passa attraverso le porte della morte anche se qui sulla Terra non si è sviluppato alcun sapere intorno al mondo soprasensibile; ma si entra in un mondo nel quale non si vede nulla, nel quale si può procedere solo a tastoni. Sia pure stato, qui sulla Terra, un uomo chiaroveggente quanto si vuole, abbia pure egli guardato in modo chiaro il mondo spirituale: se è stato troppo pigro e non ha trasformato quanto gli è stato dato di vedere in concetti ordinari afferrabili con la logica, egli sarà dopo la morte come accecato nel mondo spirituale. Il materialismo rende gli uomini ciechi quando essi passano le porte della morte. Per l'intera vita cosmica ha valore il fatto che l'uomo miri ad un sapere spirituale oppure che trascuri di raggiungerlo. L'epoca in cui vi si deve arrivare è ormai giunta. Oggi per il progresso dell'umanità è necessario elevarsi al sapere soprasensibile (7). Dal momento in cui si risveglia la coscienza dell'uomo dopo la morte, questa è sempre presente per l'anima che ha passato le porte della morte. La morte le sta sempre dinnanzi, ma le appare l'avvenimento più bello, più splendido, più grande; come l'avvenimento che l'ha risvegliata al mondo spirituale. Essa è una meravigliosa maestra di forza che all'anima aperta mostra che vi è un mondo spirituale, un risorgere dello Spirito parallelo al completo cancellarsi di quanto è fisico. In tale comprensione l'anima avanza e cresce a poco a poco (. Il nostro cadavere in realtà ha ben poco a che fare con noi; esso interessa invece moltissimo al Cosmo. Con il suo aiuto la Terra intera pensa e si fa delle rappresentazioni come noi lo facciamo durante la vita terrena parzialmente con il nostro cervello. Chi ha compreso che cosa sia la morte non la teme più. La morte è la cosa più sublime, l'avvenimento più possente del nostro essere qui sulla Terra e là nel mondo spirituale (9). L'antroposofia è il linguaggio che a poco a poco impareranno a parlare i vivi e i morti. Se le anime che sono ancora sulla Terra e che hanno accolto in sé rappresentazioni sopra i mondi soprasensibili, se queste anime, prima della morte, hanno diffuso amore possono farlo anche dopo la morte. Le anime diventerebbero sempre più solitarie, sempre più lontane le une dalle altre, se non potessero creare nessun ponte, se non riuscissero a creare quel legame che solo accogliendo concetti spirituali deve formarsi tra un'anima e l'altra. E allora anche le anime sentiranno qui sulla Terra ciò che può divenire così fruttifero per i morti. Non si può fare giustamente ciò se non si sente quale benedizione possa essere per i morti il leggere per loro. Questo è per loro uno dei più grandi doni d'amore. Si possono così formare come dei centri spirituali attraverso cui moltissimo può venire raggiunto per il procedere dell'evoluzione dell'anima dopo la morte (10). Siamo noi che siamo ancora in vita a dover creare le condizioni necessarie a che i morti possano vederci. Nella vita della nostra anima dobbiamo portare ben chiara la convinzione: l'essere che ha passato le soglie della morte vive. Sappiamo che i cosiddetti morti vivono. L'uomo può diventare un aiuto per i morti. Ma anche coloro che sono morti prima di noi possono aiutarci. Molti sanno benissimo che devono ringraziare i loro morti per le conoscenze spirituali acquisite. Sovente muoiono bambini nella prima infanzia. Eppure essi sono talvolta anime molto progredite nel mondo spirituale che ci possono aiutare molto. Ciò che si sviluppa con il pensare intellettuale non arriva ai morti. I morti percepiscono la luce della verità spirituale. Solo l'antroposofia oggi può giungere dalla Terra fino ai morti (11). Vi è una grande differenza per i morti se qui sulla Terra dorme un gruppo di uomini che portano solo pensieri e sentimenti materialistici nel mondo spirituale, oppure se essi hanno durante la veglia compenetrato le loro anime con rappresentazioni spirituali. I nostri pensieri non esistono solo per i vivi ma sono direttamente presenti per i morti. Perciò bisogna ripetere ancora ciò che già così sovente è stato consigliato ai nostri amici: di leggere per i morti. Ci si faccia un'immagine della persona che è nel mondo spirituale. Allora il morto legge insieme a noi. Il morto è nel mondo spirituale, è vero, ma i pensieri sul mondo spirituale devono essere formati sulla Terra. La cosa più bella, la cosa più importante che possiamo donare ai nostri morti è di leggere per loro qualcosa che abbia un vero contenuto spirituale. Come la pioggia scende benedicente dalle nubi sulla Terra, così il pensiero luminoso si solleva verso i morti, su, fino alle regioni dello Spirito. I morti irradiano le loro forze giù sui viventi. Noi dovremmo pensare, parlare, agire con la coscienza di poter reggere allo sguardo dei morti. Così provochiamo un vero aiuto reale se pensiamo sovente che i morti ci guardano. Sin nella punta delle dita si può avere un tale chiaro sentire di questo operare dei morti verso di noi dal mondo spirituale (12). I migliori lettori per i morti sono gli esseri umani che hanno vissuto vicino a loro e quelli che erano collegati il loro oppure uniti da vincoli di amicizia, quelli che in un modo o nell'altro, prima della loro morte, avevano con loro un reale rapporto. Certo è comprensibile che noi piangiamo i nostri morti, ma se non possiamo superare questo stato d'animo significa che non abbiamo fiducia nella sapienza che regna nel mondo; e il desiderio che il nostro caro non sia morto, che si trovi ancora con noi e non nel mondo spirituale, è un sentimento che danneggia il morto sopra ogni cosa. Facilitiamo la vita dei nostri cari che hanno passato le soglie della morte se riusciamo ad adattarci realmente al nostro destino e a pensare al morto sapendo che la sapienza che regna nel mondo ha voluto prenderlo con sé nel momento giusto, perché essa ha bisogno di lui in un campo dell'esistenza diverso da quello che era qui nella sua vita terrena. E gli uomini impareranno anche a parlare dei morti come di esseri viventi, viventi si intende spiritualmente. Si può pensare ad un morto com'era durante la sua giornata di lavoro terreno. Si può rendere vivo nella propria anima tutto l'amore che si è avuto per lui, e verrà certamente un momento in cui nell'anima si farà strada il sentimento: "Si, il morto opera come se agisse attraverso le mie mani, attraverso la punta delle mie dita, come se egli accendesse il mio fuoco nell'anima - io sento la sua forza in me". Noi impariamo a poco a poco a sapere che i morti non sono morti, sono passati solamente a un altro campo di azione; essi operano insieme a noi in quello che noi compiamo (13). Come può venir migliorata la nostra vita sociale? Può esserlo se noi impariamo a chiedere il consiglio dei morti. Essi devono venir uditi dagli uomini e gli organi esecutori devono essere gli uomini che vivono sul piano fisico. Di un parlamento in cui ci si sforzi di lasciar parlare i morti non avremo ancora per molto tempo notizia! Ma in dati campi non ci sarà salvezza se non si vorrà lasciar discutere con noi anche i morti, se da questo lato la vita sociale non verrà spiritualizzata. Nessun essere umano, che dai mondi spirituali entri nel mondo fisico per incarnarsi, è un risultato della necessità fisica. Ogni penetrare di esseri viventi nel piano fisico è un miracolo. Nel padre e nella madre non è creata la causa, ma soltanto l' occasione per tale discesa (14). I morti si muovono in mezzo a noi. L'uomo dopo la morte resta legato con l'essere della Terra; fili di contatto scendono da lui verso l'esistenza terrena. Noi non possiamo né sentire né volere senza che nel nostro sentire e nel nostro volere operino questi morti che erano legati karmicamente a noi. Il Sé spirituale sviluppa la prossima cultura per mezzo del fatto che i morti saranno i consiglieri dei viventi sulla Terra (15). Una vera amicizia fondata sulla scienza dello spirito continua con più grande intensità dopo la morte, essa arricchisce con nuove forme il mondo dello spirito. Anche un nobile godimento estetico della natura è nutrimento per il Devachan. L'attività e la beatitudine nel Devachan consistono specialmente nell' attività creatrice. I grandi mutamenti della Terra sono creati dall' essere umano sotto la direzione e la guida degli esseri superiori. I morti lavorano alla trasformazione della fauna e della flora. La trasformazione della Terra è dovuta all'operare dei morti. Anche nelle forze della natura dobbiamo vedere le azioni degli esseri disincarnati. Ciò che l'uomo non può fare qui sulla Terra lo compie nel periodo che vive tra la morte e una nuova nascita (16). Tutte le anime che sono giunte alla morte per causa di una catastrofe tellurica (terremoti, eruzioni vulcaniche) saranno nella prossima incarnazione i migliori spiritualisti. La loro morte violenta è stata nello stesso tempo l'ultimo colpo che ha spezzato definitivamente per loro gli ultimi legami del materialismo (17). La vecchiaia non ci spaventa perché sappiamo che quando qui la vita ha raggiunto il suo punto più alto e il corpo comincia ad appassire quello che è stato conquistato si accentra in un nuovo germe che sboccerà a suo tempo in una più ricca vita sulla Terra. Questo sviluppo nello spirito come ce lo insegna il Cristianesimo racchiude in sé un infinito conforto e ci rende meno dolorosa la separazione da coloro che amiamo, perché sappiamo che l'esserne divisi ha origine solo dalle limitazioni fisiche e che nello spirito potremo ritrovare la via verso i nostri cari. Noi sappiamo che qui sulla Terra si trova il nostro campo di lavoro e che qui deve venir gettato il seme per la nuova vita (18). Morire giovani per colpa di un avvenimento esterno rafforza per la prossima vita la forza animica dell'intelletto pensante. Morire per malattia rinvigorisce la forza del volere per la vita seguente. Attraverso l'esperienza dell'infelicità dobbiamo crearci il pareggio per le azioni sbagliate ed è per questo che noi stessi ci prepariamo a quel dolore che più tardi dovremo subire nella vita. Elaboriamo noi stessi i dolori e progrediamo nel superarli (19). La morte è terrificante, almeno lo può essere per l'uomo finché egli dimora nel corpo fisico. Ma quando l'uomo è passato attraverso le porte della morte e si guarda indietro vede la sua morte, vede che essa è l'esperienza più bella che vi sia per l'uomo nel cosmo. La sua morte è l'avvenimento più meraviglioso, più possente, l'esperienza più splendida cui può rivolgersi lo sguardo del defunto (20). Se un'anima, durante la vita, ha accolto in modo molto forte, con i sentimenti più intimi e con tutta l'anima, gli impulsi dell'antroposofia, allora essa può, dopo la morte, sviluppare tali impressioni in modo completamente diverso dalle altre anime. Se noi leggiamo ai nostri morti gli insegnamenti della scienza dello spirito, oppure raccontiamo loro di essi, questo arriva loro come un respiro di vita spirituale, come un elisir spirituale di vita; essi ricevono così luce attraverso di noi che siamo ancora quaggiù. E questa luce che per noi dapprima è simbolica, perché noi udiamo delle parole e le accogliamo come pensieri nelle nostre anime, i morti la vedono realmente come una luce spirituale. L'intero essere diventa un possente organo di percezione. E' veramente importante che noi impariamo a dire: colui che è passato per le porte della morte ha solamente acquistato un'altra forma di vita e per il nostro sentire si trova, dopo la morte, come qualcuno che, per le vicissitudini della vita, abbia dovuto emigrare in una terra lontana, nella quale noi potremo raggiungerlo solamente più tardi, così che non abbiamo null'altro da sopportare che un periodo di distacco, di separazione transitoria (21). Dobbiamo imparare a considerare i morti non come morti, bensì come entità che vivono in mezzo a noi, che vivono ed operano tra noi. Nel futuro si avrà bisogno, per lo sviluppo della nostra civiltà, dell'aiuto di coloro che sono lassù. Poiché fa parte di quanto di più bello e di più significativo riusciamo a conquistare per mezzo della scienza dello spirito il riuscire a vedere coloro che sono passati attraverso le porte della morte come se vivessero in mezzo a noi, come se ci venissero incontro e noi potessimo accompagnarci a loro come ci troviamo con quelli che incontriamo nella vita fisica (22). I bambini o tutti coloro che muoiono ancora giovani portano con sé dalla Terra nel mondo spirituale ciò che non vi si può portare se si muore in età avanzata. Questo dà al mondo spirituale una certa gravità ed impedisce alle forze luciferiche di staccare completamente il mondo spirituale da quello fisico. Se siamo vissuti sulla Terra fino alla vecchiaia allora portiamo un mondo spirituale entro la Terra fisica, nello stesso modo in cui portiamo un mondo fisico nel mondo spirituale se moriamo ancora giovani. Per il fatto che in un certo senso emaniamo un forte elemento spirituale quando diventiamo vecchi viene impedito il successo del piano di Arimane. Il pericolo cui vanno incontro gli uomini è che senza la scienza dello spirito essi possano perdere sempre più la loro anima. Oggi a questa perdita è posto ancora un freno per il fatto che quando muoiono dei giovani al mondo spirituale viene portata una certa gravità e così viene rovinato il piano fatto da Lucifero; quando invece muoiono persone anziane viene emanata, irradiando fuori dal 10ro essere entro il mondo fisico, tanta spiritualità da venir impedito il realizzarsi del piano di Arimane. Ma se la corrente che si oppone all' evoluzione della Terra continua sempre più, allora tale freno potrebbe non bastare e questo pericolo non va dimenticato (23).
NOTE (1) - Conferenza del 9.10.1905 contenuta in "Rudolf Steiner et nos morts Etudes sur la vie de l'esprit", Editions de La Science Spirituelle, Parigi, 194? (2) - "La scienza del divenire dell'essere umano", 0.0. 183, non tradotto in italiano. Questa e le successive citazioni sono tratte da una raccolta (dattiloscritta) di pensieri di Rudolf Steiner sulla morte realizzata dalla Signora E. Hilverkus nel 1949 con l'autorizzazione di Marie Steiner (traduzione di Fanny Podreider riveduta da S. Boscardin). (3) - "Alle soglie della scienza dello spirito", 0.0. 95, pubblicato in italiano da Basaia Editore, 1983, con il titolo "La scienza dello spirito". (4) - "Considerazioni esoteriche sui nessi karmici", vol. V, Editrice Antroposofica, Milano 1990. (5) - "La morte quale modificazione della vita", 0.0. 182; pubblicate in italiano solo tre conferenze dalla Rivista Antroposofia 1948, 1955, 1958. (6)- "I retroscena spirituali della Prima Guerra Mondiale", 0.0. 174b, non tradotto in italiano. (7) - "Nessi cosmici nella formazione dell'organismo umano", 0.0. 218; la citazione è tratta dalla conferenza del 9.12.1922 pubblicata sulla Rivista Antroposofia nel 1990, pag. 321. ( - Conferenza tenuta a Berlino il 3.3.1915, non risulta nell'O.O. (9) - "Impulsi della scienza dello spirito per lo sviluppo della fisica", 0.0. 320, non tradotto in italiano. (10) - "Ricerche occulte sulla vita fra morte e nuova nascita", 0.0. 140, non tradotto in italiano. (11) - Conferenza tenuta a Erfurt il 13.4.1913, non risulta nell'O.O. ( 12) - "Come si acquisisce la comprensione per il mondo spirituale? ", O. O. 154, non tradotto in italiano. (13) - "I nostri morti", 0.0. 261, non tradotto in italiano, V. anche nota 1. (14) - "Gli esseri spirituali e le loro azioni", vol. 111, 0.0. 179, non tradotto in italiano. (15) - V. nota 5. (16) - V. nota 3. (17) - "Il mistero cristiano", 0.0. 97, non tradotto in italiano. (18) - "L'avvento del Cristo nel mondo eterico", 0.0. 118, pubblicato da Tilopa nel 1990 con il titolo "Sulla via di Damasco". (19) - "Natura interiore dell'uomo e vita fra morte e nuova nascita", 0.0. 153, Editrice Antroposofica, Milano 1975. (20) - V. nota 8. (21) - "Esperienze dell'uomo dopo il passaggio attraverso la soglia della morte ", Editrice Arcobaleno, 1985, da 0.0. 159 "Il mistero della morte". (22) - "Il mistero della morte", 0.0. 159, V. anche nota precedente. (23) - V. nota 2.
Articolo di Rudolf Steiner
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In verità Steiner non si limitò solo alla dottrina Antroposofia, quella corrente filo-religiosa, essenzialmente reincarnazionistica, che tende alla conoscenza dell'essenza soprasensibile della creatura umana e del mondo esteriore all'uomo, e che tenta di inserire una particolare interpretazione del Cristianesimo nell'assoluto delle tradizioni occulte orientali, no, Steiner è molto di più.
Per non allungarmi dico solo che ha al suo attivo una quarantina di opere, tra le altre: "La filosofia della libertà, Teosofia, L'enigma umano, Conoscenza iniziatica". In definitiva (restringendo all'osso...) la sua dottrina era molto semplice, ovvero che gli uomini sono partecipi di tre sfere (o dimensioni) distinte ma interagenti fra loro: il corpo appartiene al mondo materiale, l'anima a quello intellettuale e lo spirito ad un regno spirituale superiore.
Il corpo vive e muore secondo leggi naturali. L'anima durante la vita terrena collega il corpo fisico con quello spirituale, solo quest'ultimo però, è soggetto alle leggi della reincarnazione. L'anime invece, soggiace alla legge del karma, per il quale le azioni di un'incarnazione determinano il destino dell'individuo in quella successiva. Infatti lo stesso Steiner ebbe a dire: "Le impressioni ricevute dall'anima, i desideri esauditi, le gioie e i dolori provati, dipendono dalle azioni compiute nelle vite precedenti".
Reincarnazione e legge del karma, sono entrambi concetti di derivazione orientale e furono tra i più importanti punti in comune tra la Teosofia e l'Antroposofia , avversati come ben si sa dalla religione cristiana.
Un saluto
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Un riassunto (a dir poco) impeccabile sulla "filosofia" di Steiner.
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Un fatto fondamentale è che sovente il grande iniziato arriva da sè stesso alla Conoscenza superiore, ovvero egli in qualche modo sembra TRARLA da sè stesso, dalla più profonda interiorità spirituale.
Per restare a Steiner, il suo pensiero fu in un certo senso onnicomprensivo o multicomprensivo, poichè egli lo applicò in diversi campi: dalla pedagogia, all'agricoltura (notevole secondo me le sue "intuizioni" a produzione), alla medicina, alle arti, all'architettura. Ad esempio, in campo medico, insegnò a tener conto non soltanto dei sintomi fisici delle malattie, ma anche della natura psichica e spirituale del malato, applicando quindi la meditazione olistica per la quale creò anche una serie di farmaci su basi naturali.
Ti saluto. Salutami anche quella sagomaccia di Fabiosky 63
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Il paranormale può far venire alla mente libri e piatti volanti associati ad attività poltergeist, sedute spiritiche dove i medium sostengono di comunicare con i morti, chiaroveggenti che fissano sfere di cristallo, fantasmi, case infestate e ogni sorta di bizzarri fenomeni. Molte persone rigettano il paranormale, eppure ogni importante religione di oggi è basata, in qualche misura, su fenomeni paranormali. La Bibbia, per esempio, è piena di miracoli, profezie, chiaroveggenza e guarigioni. Ma anche le storie relative a Maometto e a Buddha. Molti santi cristiani hanno compiuto miracoli ad alti livelli, un esempio è San Giuseppe da Copertino.
Il Santo Volante
Secondo resoconti contemporanei ben documentati, il frate del XVII secolo San Giuseppe da Copertino (1603- 1663) fece esperienza di numerose levitazioni, durante le quali egli poteva viaggiare per brevi distanze nell’aria, così da essere soprannominato il Santo Volante. In un episodio, si dice che sia rapidamente volato dal centro della chiesa all’altare maggiore, una distanza di circa dodici metri. Importanti persone dell’epoca furono testimoni dei voli di Giuseppe: l’ambasciatore spagnolo della corte papale; il protestante John Frederick, duca di Brunswick che, dopo una tale esperienza, si convertì al cattolicesimo; papa Urbano VIII (1623-1644), lo stesso che nel 1633 chiese a Galileo di rinnegare le sue nozioni eretiche sulla Terra che gira intorno al Sole. Oltre alla levitazione, si attribuì al santo anche la capacità di leggere nel pensiero, di guarire, di produrre pioggia durante la siccità. Nonostante i suoi miracoli e l’incredibile attenzione che essi richiamarono all’epoca, Giuseppe era lontano dalla perfezione. Intellettualmente ritardato, probabilmente soffriva di disabilità nell’apprendimento. Pare che leggesse e scrivesse a malapena e a volte aveva lo sguardo assente o era in stato confusionale. Quel che ci interessa non è tanto appurare la veridicità dei miracoli attribuiti a Giuseppe da Copertino, quanto piuttosto il modo in cui essi vennero interpretati dalle autorità religiose e dai credenti. I fenomeni paranormali e la religione hanno una lunga, complessa e interconnessa relazione, spesso antagonistica (come quando fatti paranormali vengono attribuiti al demonio o alle streghe) e talvolta reciprocamente potenziata (come i miracoli che vengono interpretati per confermare la vera divinità e santità). Lontana dall’accettare universalmente i miracoli di Giuseppe, l’autorità ecclesiastica li ha spesso trovati imbarazzanti. I suoi voli erano per lui apparentemente incontrollabili, almeno a un livello del tutto cosciente. In maniera inaspettata Giuseppe poteva andare in trance durante una festività o uno spostamento di massa o persino in seguito a una debole provocazione (per esempio, un’innocua opinione sulla bellezza di Dio). I suoi voli erano spesso motivo di disturbo, tanto che a volte gli fu impedito di partecipare alle processioni. A un certo punto fu persino accusato di attrarre eccessiva attenzione su di sé con i suoi miracoli e, come risultato, fu oggetto di indagine da parte dell’Inquisizione, sebbene non sia mai stato ritenuto colpevole di qualche crimine. I primi fenomeni miracolosi paranormali attribuiti a Giuseppe possono essere stati considerati sensazionali ed eccitanti, ma quando scendeva di nuovo a terra, anche piuttosto irrilevanti e difficilmente la prova di Dio onnipotente, onnisciente e onnipresente. Piuttosto, questi cosiddetti “voli di fantasia” ci dicono molto del carattere fortemente emotivo e del temperamento talvolta violento di Giuseppe, con il rilascio di abbondante energia accumulata nel suo corpo, che lo portava alle famose levitazioni incontrollate.
Nel Contesto Religioso
Una visione comune è che sulla via dell’illuminazione, della salvezza o dell’unione con Dio, i fenomeni paranormali possano diventare manifesti, ma essi non sono un obiettivo di per sé e possono anzi divenire una distrazione. O persino, in taluni, motivo inutile di vanto e autoadulazione, sentendosi costoro speciali per delle piccole doti paranormali e allontanandosi dal sentiero della spiritualità. Dobbiamo distinguere tra taumaturgia o semplice “fare meraviglie” (come essere abili a predire il futuro, leggere nella mente o guarire una persona malata usando presunti poteri paranormali) e teurgia (il controllo di meraviglie e miracoli, ossia le manifestazioni paranormali, per scopi più elevati, come risultato di “illuminazione”). Per esempio, assumendo la veridicità e la storicità di Gesù, egli era un semplice taumaturgo o un vero teurgo? Questa è una domanda fondamentale che ha assillato la comunità cristiana di duemila anni fa. Trattare simili questioni porta alle origini di specifiche credenze e pratiche religiose (molte religioni fanno risalire il proprio inizio a un individuo cruciale, al quale sono attribuiti miracoli). Alcuni ricercatori ritengono che la religione possa essere sorta sopra i fenomeni paranormali, ma anche i fedeli guardano a essa attraverso profezie, miracoli, rivelazioni. La questione per molti è se vi sia qualche verità dietro tali accadimenti. Tradizionalmente, gli aderenti a una religione accettano la verità dei fenomeni sui quali essa è basata, come strumenti per confermarne la veridicità, mentre sminuiscono quei fenomeni legati alle altre religioni, liquidandoli o attribuendoli a entità malvagie, o anche accusandone i praticanti di mal interpretare i segni. Dall’altra parte vi sono atei, agnostici, moderni razionalisti e materialisti che parlano di tali fenomeni come di pura superstizione. Ma esiste anche un terzo modo di approcciare all’argomento: possiamo considerare la possibilità che alcuni (non necessariamente tutti) dei fenomeni principali delle religioni siano veri e di natura paranormale. Prima della fine del XIX secolo i ricercatori psichici Andrew Lang (britannico) e Cesare de Vesme (italiano) hanno suggerito che i fenomeni paranormali «siano praticamente gli unici che possono aver generato le prime credenze religiose dell’uomo» (de Vesme, Storia dello spiritismo, 1896-97; Lang, The making of religion, 1898).
Telepatia e Separazione
Sebbene sia raramente ammesso (particolarmente da certi razionalisti contemporanei che, cosa per me inspiegabile, continuano a sostenere la credenza tradizionale in Dio e nell’aldilà, ma liquidano il paranormale in generale), una forma di paranormale è ampiamente abbracciata da gran parte delle principali religioni oggi: la telepatia. Rivolgi silenziosamente una preghiera a Dio e stai praticando telepatia. Come asserì il ricercatore psichico frederic W. H. Myers (1843-1901) nel suo Human personality and its servival of bodily death (1903), la preghiera è una forma di telepatia e, in ogni età e ancora oggi, gli uomini ritengono di poter comunicare con esseri superiori, che possano ispirarli e influenzarli. Un’idea che stranamente non li porta a pensare che forse essi potrebbero anche comunicare l’uno con l’altro, concetto già espresso in passato da Austine, Bacon, Goethe, Tennyson (Myers, 1903). Qui Myers ha chiarito un importante aspetto di gran parte delle religioni: il concetto di intelligenze incorporee (immateriali) o, per dirla in altre parole, di dei, anime e affini oltre il mondo materiale. Andrew Lang scriveva nel 1894. «Al momento l’ipotesi teistica e di un’anima non ammette verifica scientifica. La difficoltà è dimostrare che la mente possa esistere e lavorare indipendentemente dalla materia. Ma può plausibilmente divenire verificabile che le relazioni di mente e materia siano meno immediatamente interdipendenti, che la volontà e il giudizio siano meno esclusivamente connessi agli organismi fisici di quanto la moderna scienza abbia ritenuto» (Andrew Lang, Cock lane and common-sense, 1894). Dunque, in che modo le entità simili agli dei manifestano la loro presenza nel mondo materiale? Si potrebbe dire attraverso il diretto effetto della mente sulla materia o, in termini tecnici, attraverso la psicocinesi. Per esempio, ogni potente dio potrebbe ottenere conoscenza attraverso telepatia e chiaroveggenza ed esercitare il proprio potere per mezzo della psicocinesi, anche se tale dio è fisicamente incarnato in qualche cosa di materiale. La separazione tra mente e materia e l’influenza della mente sulla materia sono il nocciolo di molta della ricerca parapsicologica. Sostenendo che la parapsicologia supporti le credenze religiose, il ministro metodista Alson J. Smith dichiarò nel 1949: «L’E.S.P. (percezione extrasensoriale) afferma la realtà di quel mondo spirituale che è la vera casa di tutte le religioni – quel mondo al di là di quello di spazio e tempo, che Dante ritiene “così forte da lottare contro tutto ciò che è falso e basso e meschino nella vita”. Esso apre la strada a una guarigione dalle lesioni ricevute nel mondo e nella chiesa dall’impatto della scienza materiale, una guarigione che potrebbe arrivare in tempo per impedire all’uomo di trasformare la sua conoscenza dell’atomo dalla maledizione alla benedizione. Esso apre la via per un nuovo sacerdozio che padroneggi l’uso di risorse del mondo spirituale, per la guarigione del cuore, della mente e del corpo di donne e uomini. Se la fisica nucleare ci ha portato “la buona notizia della dannazione”, la parapsicologia ci sta portando ora le infinitamente migliori notizie della salvezza, dei nuovi orizzonti, nuove frontiere, nuove ricerche». La separazione della mente dalla materia consente e conferma, nell’opinione di molte persone, la realtà e la divisione dell’anima – e l’anima non può solo essere separata dal corpo materiale, ma anche sopravvivere alla dissoluzione dell’organismo fisico. Tuttavia, ipotizzare o credere nell’esistenza dell’anima è una cosa, suggerire che possa sopravvivere alla morte del corpo, temporaneamente o permanentemente, è un’altra. Per esempio, almeno alcune sette dei primi Ebrei credevano che gli uomini avessero un’anima, ma non accettavano che tali anime sopravvivessero per un certo tempo alla morte del corpo fisico. L’immortalità personale, o anche una sopravvivenza alla tomba più limitata, non è necessariamente una componente della religione di per sé, ma è certamente di grande interesse e influenza i principali fondamenti di molte religioni. I fenomeni e gli studi paranormali, come il materiale raccolto da medium interpretato come entità disincarnate (in molti casi, persone decedute), fantasmi e apparizioni e apparenti memorie di vite passate possedute da persone vive, interpretate come prova della reincarnazione, sono stati citati come evidenze della sopravvivenza dell’anima. Forse è corretto, ma possono esserci altri modi per interpretare tali dati e, a mio giudizio, la seria ricerca paranormale continua.
Articolo di Robert Schoch
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Esistono ambienti, nel mondo, che sembrano perfetti per fare strani incontri. Lande buie e selvagge, vecchi edifici fatiscenti, strutture abbandonate e in rovina, sono tutti posti che troviamo elencati nella variegata casistica del mistero, ma ce n’è anche un altro tipo, estremamente suggestivo, in cui, quasi come nei film dell’orrore, si sono verificati non di rado incontri ravvicinati con entità che di umano sembravano avere poco o nulla: sono i rigogliosi campi di grano, le cui lunghe spighe sembrano rappresentare nascondigli perfetti, e anche piuttosto inquietanti, per “cose di altri mondi”. Sembra lo scenario di film come Grano rosso sangue, tratto da un racconto del re dell’horror Stephen King, o Signs di M. Night Shyamalan, ma a quanto pare potrebbe anche essere una realtà. Ci sono, infatti, molti resoconti di incontri con entità bizzarre, mostri e altre apparizioni nei campi di grano, quasi tutti difficili da classificare. Di seguito ne vedremo alcuni.
Sembrava un “robot”
Un incontro molto inquietante è stato riportato su ThoughtCo. da parte di un testimone di nome Frank Semko, che afferma di aver lavorato in un caseificio rurale nello stato del Minnesota, davanti al quale si estendeva un grande campo di granturco. Nell’estate del 2004 stava facendo il turno di notte ed era in pausa quando, guardando oltre il desolato campo di grano e osservando i pipistrelli che svolazzavano, qualcosa di molto insolito attirò la sua attenzione: «Mentre osservavo i pipistrelli, ho guardato in basso, al margine del campo di grano, e ho visto che qualcosa si stava muovendo. Aveva le dimensioni di un bambino piccolo e magrissimo. Era pallido, con quella che sembrava una testa con capelli neri e lisci. Si muoveva con una specie di andatura a scatti, come se qualcuno stesse facendo muovere “male un robot”, e si muoveva a pezzi, prima le gambe, poi fianchi, il busto, le spalle, il collo e infine la testa. Guardava indietro nel campo di mais, o almeno così mi è sembrato. Io mi sentivo pizzicare dappertutto. Non so cosa fosse. All’inizio ho pensato a un airone o qualcosa del genere, ma sembrava troppo simile a una persona, anche se non si muoveva come una persona. Pian piano, passo dopo passo, è venuto verso di me. Lasciando che la mia curiosità vincesse la paura, mi sono spostato verso il bordo della banchina, che era sollevata a pochi metri da terra e, una volta arrivato a pochi metri dal limite, la “cosa” mi ha guardato. Ero paralizzato. Avrei potuto correre, ma ero bloccato da un misto di terrore e curiosità. La “cosa” si è mossa, puntando “la faccia” su di me. Poi ha spostato il corpo con quegli stessi movimenti sconcertanti, a scatti, dirigendosi verso il campo di grano ed entrandovi. Ho cercato di vedere dove si muovevano le spighe al suo passaggio, ma il grano è rimasto perfettamente immobile e ho notato che i grilli erano stranamente silenziosi. Dopo pochi minuti, non è successo niente. Sono rimasto là fuori per un’ora, ma non è più tornato e non l’ho più visto».
Inseguimento nei boschi
In un altro caso, una testimone, di nome Jennifer Lozano, ha fatto uno strano incontro in un campo di grano nello stato dell’Indiana, dove all’epoca viveva con sua madre e il patrigno, in cima a una collinetta che dominava «acri e acri di campi di grano e di boschi». La donna ha raccontato che un giorno era uscita per esplorare la zona e aveva camminato lungo il silenzioso campo di grano che arrivava fino a dei boschi e a un certo punto aveva manifestato la propria presenza qualcosa di molto strano: «Stavo tornando indietro e ho notato il passaggio fulmineo di qualcosa di nero che andava dietro ad un albero nel bosco. Mi sono fermata a guardare, ma all’inizio non ho visto niente. Quindi, ho ricominciato a camminare ma dopo alcuni passi l’ho visto di nuovo e questa volta non si è nascosto. Ciò che ho visto quel giorno non era solo inspiegabile, era il male in persona. Stava lì a guardarmi, aveva la testa e il collo piegati di lato in modo assolutamente anormale, come se il collo fosse rotto. Era alto circa 4 piedi, con braccia lunghissime che arrivavano fino a terra. Sembrava che tutto il suo corpo fosse bruciato o avesse una pelle molto spessa simile a pelle bruciata, e non aveva né capelli né orecchie. Ho notato che da quella cosa usciva del vapore, e poi ha emesso un forte urlo che mi ha spaventato e morte, spingendomi a correre a tutta velocità attraverso il campo verso la casa. Quella cosa, qualsiasi cosa fosse, mi stava seguendo, perché sentivo lo scricchiolio delle foglie sotto i suoi passi dietro di me. Mi sono passate per la testa un milione di cose, non ultimo il pensiero di cosa mi sarebbe successo se mi avesse raggiunta. Ho guardato velocemente dietro di me e ho visto che si stava rapidamente avvicinando, usando le lunghe braccia per aiutarsi come fosse un gorilla. Per tutto il tempo ha emesso anche un verso gorgogliante che non riesco a spiegare. Quando sono arrivata a casa ho cominciato a dire a mia madre cosa fosse successo, ma non avevo nemmeno finito il racconto quando abbiamo sentito qualcosa che picchiava fuori dalla casa. Abbiamo gridato dalla paura mentre quella cosa continuava a dare dei colpi tremendi, come se volesse buttare giù la parete. Dopo un’ora di terrore, si è fermata e quando mio padre è tornato a casa gli abbiamo raccontato l’accaduto. Ero sicura che non ci avrebbe mai creduto, ma con mia grande sorpresa è andato a chiamare altre persone, ha preso il suo fucile da caccia ed è andato a cercare la creatura. Naturalmente, non l’hanno presa. Era passato un anno, e una sera io e mio padre eravamo fuori a parlare, e siamo tornati sull’argomento. È stato allora che mio padre mi ha confidato il motivo per cui sapeva che avevamo detto la verità: due notti prima del nostro terrificante incontro, infatti, stava bruciando alcune foglie sul retro e aveva visto la creatura, che si era messa a urlare come una banshee, in mezzo al campo. Non saprò mai cosa fosse quella cosa, ma circa nello stesso periodo dell’anno si sono verificati almeno sette diversi incontri con una “cosa” nei boschi». È curioso il fatto che una creatura simile sia stata vista da altri in molte occasioni, ma resta, e probabilmente resterà per sempre, il mistero sulla sua natura.
Uno “scheletro” che attraversa la strada
Dall’Illinois arriva, invece, il racconto di una testimone il cui incontro ravvicinato si sarebbe verificato mentre stava guidando, assieme al marito, lungo una solitaria strada rurale che attraversava una distesa di campi di grano su entrambi i lati. Era una limpida sera d’estate e nulla sembrava rovinare l’ipnotico effetto delle spighe di grano che si alternavano davanti ai loro occhi mentre proseguivano il loro viaggio, finché, all’improvviso: «qualcosa ha attraversato la strada davanti a noi. Era grande più o meno come un bambino, ma sembrava magrissimo, con gli arti scheletrici. Era anche bianco come un osso e velocissimo. Sono stata al college, ho una laurea in scienze e ho seguito corsi di biologia e zoologia. Quella creatura era qualcosa che non avevo mai visto. Mio marito, che ha guardato avanti proprio quando (la cosa, ndr) lasciava la strada, ha detto di aver intravisto qualcosa, ma non ha saputo descriverla». Cosa poteva essere stata quella strana creatura? Una specie di animale alieno, magari?
Un Bigfoot tra i campi
A sfidare qualsiasi facile categorizzazione c’è anche un altro resoconto del 2018, relativo a un evento verificatosi nella contea di Knox, in Ohio. Secondo un rapporto di Ron McGlone, del MUFON, il 31 luglio 2018 un automobilista stava guidando su un’autostrada lungo un campo di mais quando qualcosa di vagamente umanoide era uscito dal campo per attraversare la strada e scomparire nel grano dall’altra parte, a una velocità incredibile. Sebbene fosse accaduto molto velocemente, il testimone aveva detto di aver visto l’entità piuttosto bene: era una creatura bipede, con pelle marrone priva di peli, alta dai 7 agli 8 piedi, con «un corpo alto e snello, braccia e gambe sottili, mani e piedi che sembravano grandi in modo sproporzionato rispetto al corpo, collo piccolo e una lunga testa ovale». McGlone avrebbe parlato direttamente con l’anonimo testimone e sarebbe andato anche ad investigare sul posto, tenuto segreto, dell’avvistamento, ma senza trovare evidenze della creatura, che, ancora una volta, resta non identificata. Sempre in Ohio, ma questa volta dalla contea di Washington, vicino alla città di Churchtown, un testimone avrebbe riportato un incontro avvenuto nel luglio del 1984, quando aveva 17 anni. Il testimone era andato a vedere un festival di fuochi d’artificio nella vicina città di Beverly e, mentre tornava indietro, l’accidentata strada secondaria lo aveva portato attraverso un oscuro passaggio tra i campi di grano: «Mentre guidavo a una velocità circa di 15 miglia orarie, lungo queste strade secondarie, ho preso una piccola svolta dove le sponde su entrambi i lati si alzavano di circa sei piedi. Su entrambi i lati della strada c’erano recinti e campi di grano. Poi, sul lato sinistro della strada, dietro alla staccionata, ho visto che c’era una grossa figura coperta di pelo grigio o bianco, in piedi vicino al recinto. Ero stupefatto e senza dire una parola ho continuato a guidare lentamente, fissando quella cosa che, mentre passavo, mi ha guardato. Non sapevo cosa fare». Viene da chiedersi se non potesse trattarsi del famigerato Bigfoot, sul quale ci sono effettivamente alcuni rari resoconti che lo ricollegano a campi di grano. Secondo il noto sito Cryptozoology News, nel 1997 c’è stato un resoconto simile da una località vicina alla città di Belvidere, nella contea di Franklin, nel Tennessee. Il testimone, noto solo come “Cary”, dice che una sera sua sorella e suo cugino erano fuori a provare l’auto nuova della sorella lungo una strada circondata da campi di grano, quando una massiccia creatura ricoperta di pelo bianc,o e la testa a cono è uscita improvvisamente dal campo: «La macchina aveva i fari accesi e sono riusciti a vedere quella creatura che attraversava la strada e spariva nell’oscurità oltre la recinzione. Quando sono tornati a casa, parlavano entrambi molto velocemente e sembravano spaventati. Mio cugino continuava a dire di aver visto un mostro». Lo stesso testimone ha dichiarato anche che suo fratello aveva avuto un incontro con quella che forse era la stessa misteriosa creatura pochi giorni dopo, nei boschi vicini. L’aspetto dell’entità descritta in questo caso sembra molto simile a quello del classico Bigfoot, anche se il motivo per cui si aggirasse in un campo di grano non è dato saperlo. Sul sito 99wfmk c’è anche il racconto di un incontro avvenuto a Winn, nel Michigan, lungo una solitaria strada sterrata, in un tratto chiamato W. Coe Road, che serpeggia attraverso ampie distese di campi di grano. Nel 2003, un camionista, di cui non conosciamo il nome, avrebbe raccontato che stava guidando lungo quel tratto di strada alle due di pomeriggio di una bella giornata, quando era uscita improvvisamente fuori dai campi una creatura bestiale, descritta come «inspiegabile, scura, sporca, umanoide» e si era fermata lì, a fissarlo mente passava. È interessante il fatto che anche alcuni abitanti del posto avrebbero dichiarato di aver visto, ogni tanto, qualcosa di grosso e peloso che si muoveva nel grano in quella zona.
Articolo di Brent Swancer
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Interessanti le storie sui campi di grano. Bisogna vedere se sono vere o se sono solo, appunto, storie.
Ma i crop circle non sono storie.
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Articolo tratto da axismundi.blog/2015/12/14/la-psicosi-nel...gonchini-il-windigo/
Le popolazioni aborigene del Canada, spesso stanziate nelle riserve limitrofe al confine con gli Stati Uniti, sono oggi divise in tribù che portano nomi diversi (Algonchini, Cree, Ojibwa), sebbene continuino perlopiù a condividere una visione molto simile dell’uomo e del suo rapporto con la natura e con gli spiriti – e, come è facile immaginare, una medesima mitologia. Nell’universo magico-sciamanico che fonda la visione di queste popolazioni – oggigiorno l’ultimo baluardo della sapienza che contraddistinse per secoli l’intera popolazione nativa dell’America settentrionale – gli spiriti con cui l’uomo può entrare in comunicazione sono chiamati generalmente manitu – lo stesso vocabolo che, con la maiuscola, identifica l’Essere divino universale, l’energia sacra che tutto permea.
Tuttavia, sebbene il rapporto dei nativi con i manitu con i quali entrano in contatto abbia connotazioni generalmente positive – si entra in contatto con essi per guarire i malati (in senso sia fisico che psichico, dal momento che queste popolazioni ritengono che non vi sia una vera differenza tra le due eventualità), per favorire la caccia o l’agricoltura e per ricevere consigli su come amministrare la giustizia – nondimeno è presente un particolare manitu nella mitologia Algochina (ma anche Cree, Ojibwa, etc) caratterizzato per la sua negatività: il Windigo (Wendigo, Wetiko, Weetiko et similia). Si ritiene che questi sia uno spirito maligno, unanimamente associato all’inverno e al gelo: ha grandi artigli, corpo scheletrico e denti aguzzi e sporgenti. È di grandi dimensioni e in molte mitologie di queste tribù è ricoperto da peli. E’ però connesso anche alla fame – che d’altronde nella psicologia collettiva di popolazioni tribali fondate sulla caccia appare cosa naturale – e al cannibalismo: si dice infatti che colui che venga posseduto dal Windigo manifesti, dopo aver perso il sonno e la fame vero ogni altra pietanza, il desiderio irrefrenabile di nutrirsi di carne umana.
Questi racconti, nell’universo degli Algonchini, non sono puramente mitologici ne tantomeno considerati assurdi: numerosi antropologi che hanno studiato le popolazioni di questa regione (Ruth Landes su tutti) hanno in effetti documentato, oltre alle credenze sul Windigo, numerosi casi in cui i nativi intervistati hanno raccontato di persone veramente possedute dallo spirito maligno. Questa sorta di psicosi demoniaca – paragonabile in Occidente con i miti sulla licantropia e sul vampirismo – impedisce all’individuo di espletare i normali compiti tribali e addirittura lo porta al punto di non poter neppure più vivere all’interno della società tribale stessa, al punto che spesso è lui stesso a chiedere di esserne estromesso o immolato.
Ma il più delle volte è il consiglio degli Elders (anziani) a decretare la sua condanna, dopo averne riscontrato i più atroci delitti – tra i quali immancabilmente compare il cannibalismo, spesso verso persone molto vicine al soggetto, quali ad es. la figlia o la moglie. Landes sottolinea anche che è raro – sebbene non impossibile – che il Windigo prenda possesso dell’anima di una donna o di un bambino: tuttavia ci sono anche casi del genere documentati. Perlopiù comunque a diventare windigo sono gli uomini, e ciò si può facilmente spiegare col fatto che in tali popolazioni sono soprattutto questi ultimi a interagire con gli spiriti e a scegliere la via sciamanica. Tuttavia, non tutti i posseduti sono stati condannati a morte: per quanto possibile, si cerca di recuperarne l’anima, con riti sciamanici in cui si invoca l’aiuto di spiriti benevoli che possono restituire l’anima al soggetto posseduto dopo aver cacciato il Windigo. A volte essi danno consigli su come risolvere la questione – ci sono stati casi in cui al soggetto posseduto è stato detto di bere una pozione bollente: in seguito egli vomita un pezzo di ghiaccio la cui emissione coincide con l’abbandono dello spirito Windigo dall’anima del malcapitato.
E’ curioso notare come questi fatti si connettano in maniera assai precisa con la mitologia degli Algonchini, per i quali il Windigo “ha un cuore di ghiaccio” – e di conseguenza, anche le sue prede sviluppano dentro di sè il medesimo organo. D’altra parte, il termine “cuore di ghiaccio” rappresenta a meraviglia il senso della psicosi windigo – che, cannibalismo a parte, può essere letta come ciò che noi chiamiamo “depressione”: l’individuo colpito appare infatti assente alla vita del gruppo, apatico verso i bisogni e i sentimenti dei suoi fratelli, incapace di dormire e di nutrirsi regolarmente. La condizione psicologica “windigo”, dunque, è in primo luogo una malattia psichica che colpisce il soggetto e che, se non curata adeguatamente con canti, invocazioni e cerimonie propizie, sfocia nella psicosi e nel limite estremo addirittura nel cannibalismo: a questo punto non rimane altro da fare che sopprimere il soggetto, ormai completamente posseduto dal Windigo e quindi irrecuperabile.
È meraviglioso constatare come in certe popolazioni si sia mantenuta una visione della vita che abbraccia il visibile come l’invisibile, il razionale come l’irrazionale: “windigo” si può si intendere come disturbo psichico, depressivo e psicotico, epperò sta anche ad indicare il soggetto che ne viene colpito, e nondimeno l’entità che causa tale disturbo. “Windigo” è dunque al tempo stesso sia il soggetto che l’oggetto – sia la causa, che l’effetto. I disturbi del soggetto possono facilmente – ai nostri occhi di occidentali disillusi – portare alla mente le nostre crisi depressive o schizofreniche, epperò nelle storie di questi popoli troviamo dei fatti che dimostrano come la questione non si possa affrontare solo su un livello puramente razionale (il cuore di ghiaccio di cui abbiamo parlato sopra). Pare piuttosto che la condizione psicologica del soggetto colpito sia più che altro il fertile terreno su cui il Windigo si può manifestare: per questo si cerca di ricondurre il malato alla socialità con delle cerimonie propizie. In queste si invocano come detto i manitu benefici, che se concedono il loro aiuto al soggetto ne causano istantaneamente la guarigione.
Notiamo dunque come il pensiero occidentale prettamente razionale non riesce a comprendere né tantomeno a spiegare la vera natura di questi fenomeni, limitandosi perlopiù a metterlo in connessione con il periodo invernale, il gelo e la fame sofferta da queste tribù per la mancanza di selvaggina: ciò porterebbe, secondo il loro punto di vita, a perdere a poco a poco il senno fino a giungere a cibarsi dei propri cari. Eppure nella casistica “windigo”, vi sono anche numerosi casi verificatisi in stagioni più miti, e altri in cui i soggetti colpiti godevano di cibo in abbondanza.
Proprio per questo la nostra mentalità non riesce a spiegarsi correttamente il fenomeno – Depressione? Psicosi? Possessione? – più attenta alle categorizzazioni scientifiche che non al fenomeno preso interamente nel suo insieme. Nella visione del mondo degli Algonchini, invece, tutto questo è così semplice da potersi tradurre con una sola parola: Windigo – senza distinzione tra soggetto ed atto, ragione e mythos, uomo e demone, visibile ed invisibile, scientifico e soprannaturale.
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Articolo di Salvatore Capo
Esistono fenomeni, parapsicologici, medianici e ufologici, che, secondo chi scrive, possono essere spiegati ammettendo l’esistenza di una realtà spirituale. Se qualcosa esiste, c’è qualcosa che esiste ab aeterno, da sempre, perché dal nulla non può nascere nulla. Di che natura è questo qualcosa che esiste da sempre? Materiale o spirituale? Quando cerchiamo di spiegare gli stati di coscienza che tutti sperimentiamo, vediamo che hanno una qualità: ad esempio un colore, un odore, un gusto. Si tratta di qualità degli stati di coscienza che non possiamo attribuire a uno stato cerebrale e neurale, cioè a un particolare insieme di neuroni eccitati e di sinapsi attivate. Tra una qualità dello stato di coscienza e uno stato fisico del cervello c’è una differenza essenziale, che i materialisti e fisicalisti non possono spiegare. Inoltre, quello che avviene nell’entità fisica cervello potrebbe avvenire “al buio”, cioè senza alcuno stato di coscienza. I numerosissimi casi di esperienze di pre-morte (o NDE), documentati in tutto il mondo, mostrano che si è capaci di vedere e di sentire anche quando il cervello non è funzionante. Ciò che esiste ab aeterno non può essere di natura materiale, perché altrimenti non si spiega come si sia passati dalla materia alla coscienza. Potendo, invece, spiegare il passaggio dallo spirito alla materia, si deve concludere che ciò che esiste da sempre sia di natura spirituale. L’esistenza di corpi spirituali è supportata da diversi dati: visioni di defunti che non erano conosciuti, o che vengono visti da più persone; corpi con aspetto giovanile, o corpi guariti da malattie o deformazioni nelle esperienze di premorte; impossibilità, da parte del soggetto che sta vivendo un’esperienza di pre-morte, di toccare i corpi delle persone che si trovano accanto al suo corpo fisico inerte. Un corpo spirituale può staccarsi dal cervello definitivamente attraverso la morte o temporaneamente, in circostanze particolari, come un sogno, uno stato di trance, un’esperienza di pre-morte.
Fenomeni a confronto
Diversi altri dati inducono a ipotizzare che i corpi spirituali emettano fotoni: 1) visioni di defunti con un corpo luminoso, o che emergono da un globo di luce; 2) anomalie del campo elettromagnetico in luoghi dove sono avvenute più volte visioni di defunti; 3) scosse elettriche sentite da chi ha cercato di toccare la figura vista; 4) emissione di una radiazione che attraversa uno schermo metallico, quindi ad alta frequenza, da parte di soggetti sensitivi; 5) presenza di un’aureola luminosa, fotografata da una fotocamera sensibile ai raggi ultravioletti, intorno alla testa di soggetti addestrati alla meditazione e allo yoga; 6) alcuni fenomeni documentati nei casi di poltergeist: spegnimento o accensione di luci o di elettrodomestici; oggetti che prendono fuoco; anomalie elettromagnetiche. Quando un corpo spirituale, staccatosi dal materiale, attraversa l’atmosfera terrestre, i fotoni che continua a emettere, propagandosi, incontrano e urtano le molecole e gli atomi dell’aria. Quando un fotone urta un elettrone, l’elettrone acquista energia e può uscire dall’atomo, che diventa uno ione (effetto fotoelettrico), o può venire deviato (effetto Compton). Quando un fotone urta un nucleo atomico, si può avere la produzione di una coppia di elettrone e antielettrone. I successivi urti tra elettroni e antielettroni possono produrre coppie di fotoni gamma, o, se avvengono a più elevata energia, possono produrre due particelle dotate di massa (quark o muoni), insieme a gluoni, come avviene negli acceleratori, per l’equivalenza tra energia e massa prevista dall’equazione più famosa di Einstein (E = mc2). L’energia cinetica di elettroni e antielettroni può essere aumentata anche dagli urti con i fotoni ad alta energia emessi dalla realtà spirituale. Essendo i quark i costituenti fondamentali dei protoni e dei neutroni, dove sono tenuti insieme dai gluoni, si può avviare una cascata, che porta alla nascita di atomi e molecole, cioè di materia. La memoria del corpo spirituale (mostrata dalle centinaia di casi di NDE, in cui i soggetti non solo vengono riconosciuti subito dai defunti visti, ma descrivono dettagliatamente e senza errori ciò che è accaduto nell’ambiente in cui si trovavano mentre il loro cervello non era funzionante) organizza le molecole generate col meccanismo di cui sopra; e così si forma o modifica una cellula, un tessuto o un organo nei miracoli di guarigione; un corpo intero nelle visioni di defunti o di alieni con un corpo materiale; una parte di un corpo, come una mano, che sposta gli oggetti in alcuni fenomeni di poltergeist e in alcuni fenomeni medianici; o oggetti di diversa forma in alcuni altri miracoli, in alcuni fenomeni medianici (apporti) e in alcuni fenomeni ufologici.
Da dove vengono?
L’ipotesi che vorrei avanzare in questo articolo è che i corpi spirituali generati dalla realtà spirituale divina, che sono uguali per la natura (spirituale), e sono dotati di coscienza, possono: 1) portarsi sulla Terra e legarsi a un embrione umano o animale dotato di un sistema nervoso centrale; 2) portarsi in un altro pianeta dell’universo e legarsi a un corpo materiale vivente dotato di un sistema nervoso o simile; 3) non legarsi a un corpo materiale, restando nella realtà spirituale e portandosi solo occasionalmente sulla Terra o in un altro pianeta (angeli e demoni). La coscienza e l’intelligenza degli alieni è collegata, come negli uomini, a una realtà spirituale, per loro evoluta. I corpi spirituali legati a un corpo umano o animale o alieno possono staccarsi da esso temporaneamente o definitivamente, tornando nella realtà spirituale. Quando vengono visti dei corpi dalle fattezze non umane, si possono ipotizzare quattro possibilità riguardo alla loro origine: 1) sono creati nella mente di chi li vede; 2) vengono dalla realtà spirituale; 3) vengono da altri pianeti dell’universo, 4) vengono da un universo parallelo. La prima possibilità, che potrebbe spiegare alcuni casi, dev’essere però esclusa nei casi in cui gli stessi esseri vengono visti contemporaneamente e nello stesso luogo da più persone. La quarta possibilità, che costituisce la cosiddetta ipotesi parafisica, presuppone che si possa passare dal nostro universo a un altro e da questo al nostro. Un tale passaggio presuppone l’esistenza dei wormhole attraversabili ipotizzati nel 1988 da K. Thorne e M. Morris. Ma questi wormhole sono qualcosa di puramente teorico e, a differenza dei buchi neri, non sono mai stati osservati. Perché un wormhole sia attraversabile, occorrerebbe superare tre grossi problemi, che ad oggi sembrano insuperabili: 1) dovrebbe trovarsi in esso una materia speciale, esotica, con densità negativa di energia, che non esiste nell’universo; 2) qualunque oggetto o essere vivente che passi all’interno di un wormhole sarebbe immediatamente annientato, perché sottoposto a una tensione enorme, dell’ordine di quella che si trova al centro delle stelle di neutroni più massive; 3) poiché, in corrispondenza delle estremità del wormhole, l’attrazione gravitazionale sarebbe enorme, non si capisce come, e con quale propulsione, un oggetto potrebbe uscire da un’estremità del wormhole e portarsi nell’altro universo. Allora l’ipotesi più probabile è che gli alieni visti qui siano vissuti o vivano su altri pianeti dell’universo e qui giungano i loro corpi spirituali, o a seguito di un distacco temporaneo dal loro corpo materiale (una sorta di bilocazione cosmica), o a seguito di un distacco definitivo dal loro corpo materiale (una sorta di visione di defunti alieni).
Non tutti li vedono
Quest’ipotesi trova un sostegno in quei casi in cui si deve pensare che il corpo visto era materiale, perché ha lasciato un’impronta sul terreno, o ha prodotto una cicatrice sulla pelle, o ha aperto una porta. In questi casi, la materializzazione è avvenuta col meccanismo illustrato sopra, e dunque è intervenuta la memoria del corpo spirituale. È lo stesso meccanismo che si verifica quando vengono visti corpi di viventi bilocati o di defunti. Il corpo materiale memorizzato da quello spirituale dev’essere dunque collocato originariamente in una realtà materiale, non in quella spirituale; cioè, nella realtà di un altro pianeta. Ecco perché l’ipotesi più plausibile è che gli alieni provengano da altri pianeti. Del resto, se così non fosse, non sarebbero altro che angeli e non si distinguerebbero gli alieni dagli angeli. Se gli alieni hanno un corpo e non hanno origine sulla Terra, come sono giunti fino a noi? Per spiegare come gli alieni abbiano potuto percorrere le enormi distanze interstellari, sono state ipotizzate alcune possibilità. I viaggi con propulsione magnetoidrodinamica (B. Haisch), o con propulsione basata sul gravitomagnetismo (J. Harder), o attraverso altre dimensioni, sono solo ipotesi la cui fattibilità non è dimostrata. Ed è fisicamente impossibile che un corpo materiale vivente viaggi da un pianeta che orbita intorno a una stella a un pianeta che orbita intorno a un’altra stella e giunga integro in quest’altro pianeta. Né vi sono, vicino al sole, altri pianeti o satelliti di pianeti che possano ospitare un essere vivente evoluto, come è accaduto sulla Terra. E allora? La mia ipotesi è che a “viaggiare” non siano stati gli alieni come unità di corpo materiale e corpo spirituale, ma i corpi spirituali degli alieni. Lo spostamento di qualcosa di spirituale da un punto a un altro dello spazio è istantaneo. Come lo è lo spostamento del corpo spirituale di un defunto o di un angelo dal “luogo” extraterreno in cui si trova a un luogo terreno o interno all’atmosfera terrestre. Quest’ipotesi è supportata da ciò che accade in alcuni casi di NDE e di OBE (Out of Body Experience): il soggetto pensa a un proprio caro che vive all’altro capo del mondo e si ritrova istantaneamente proprio nel luogo in cui lui è in quel momento. Nel caso in cui si tratti di una bilocazione cosmica, cioè che il distacco dei corpi spirituali degli alieni dai loro corpi materiali sia temporaneo, i corpi materiali rimasti nel pianeta di origine si trovano verosimilmente in una condizione simile a quella dei corpi materiali rimasti nel luogo di origine nei casi di bilocazione e nei casi di OBE, cioè in stato di trance, o di sonno, immobili e inerti. Poiché un corpo spirituale può essere visto solo da un altro corpo spirituale, i corpi spirituali degli alieni venuti sulla Terra non vengono visti; o meglio, possono essere visti solo da alcuni con capacità sensitive. Così, solo alcuni sensitivi riescono a vedere il corpo spirituale di qualcuno che si stacca dal materiale al momento della morte. Quando i corpi degli alieni sono visti da più persone contemporaneamente, significa che erano materializzati, col meccanismo visto sopra.
L’origine delle sfere di luce
Giunti qui, i corpi spirituali degli alieni hanno continuato, come tutti i corpi spirituali, a emettere fotoni. Questa emissione di fotoni potrebbe spiegare il fenomeno dei cerchi nel grano. Il fisico statunitense W.C. Levengood e il fisico olandese E.H. Haselhoff hanno scoperto, indipendentemente, che al momento della loro formazione vi è un aumento della temperatura che dilata le cellule della pianta, che si piega. La mia ipotesi è che i cerchi nel grano (a parte quelli prodotti dall’uomo) siano dovuti a un’intensa e improvvisa irradiazione di onde elettromagnetiche con la frequenza delle microonde, emesse dai corpi spirituali di alieni. Questo spigherebbe perché l’energia che le produce è diretta in modo così intelligente da creare disegni. Un altro importante fenomeno ufologico, quello delle sfere di luce che compaiono nel cielo durante le ore serali e notturne, può spiegarsi con l’emissione di fotoni da parte dei corpi spirituali degli alieni, a partire dai quali si genera materia. Le sfere di luce di cui stiamo parlando non hanno niente a che vedere con quelle che possono comparire in una foto o in un filmato, dette anche Orb, che sono particelle di polvere o di pulviscolo fuori fuoco. E non hanno niente a che fare neanche con quei fenomeni luminosi atmosferici riferibili a particelle d’acqua sospese o a frammenti di ghiaccio illuminati dal sole. Esistono inoltre, ma sono un’altra cosa, i fulmini globulari. Le sfere di luce, infatti, durano non pochi secondi o minuti, ma fino a due ore e possono stare ferme, o muoversi nel cielo in modo irregolare e imprevedibile, anche a zig-zag, cambiando velocità. Queste sfere sembrano avere temperature molto elevate, che mantengono costanti, anche per due ore; se si trattasse semplicemente di un plasma di ioni ed elettroni, come è stato ipotizzato, questo plasma, scambiando energia con l’atmosfera circostante, dovrebbe raffreddarsi col passare del tempo. Inoltre, il plasma si espande e non si capisce perché rimarrebbe confinato in una sfera. E infine, alcune sfere di luce sembrano interagire con gli uomini che le osservano. Accade, ad esempio, per quelle della Valle di Calingasta, in Argentina, e per quelle di Pine Bush, nello stato di New York: durante la loro osservazione, il paleontologo Bruce Cornet ha riferito che, quando lui aveva intenzione di dirigere l’obiettivo fotografico in un punto, le sfere si spostavano in quel punto prima che lui avesse spostato l’obiettivo; vi era come un’interazione telepatica tra la sua mente e le sfere. La materia generata dalle sfere di luce ha un’alta temperatura ed emette a sua volta fotoni, in tutte le frequenze, comprese quelle dello spettro visibile (ciò spiega la visibilità delle sfere e i loro diversi colori). La loro temperatura non cala perché i fotoni vengono emessi continuamente dal corpo spirituale e il processo di materializzazione a partire da essi è continuo, almeno fino a quando la sfera resta visibile. Il collegamento tra sfere di luce e corpi spirituali di alieni è supportato anche dal fatto, osservato nei numerosi casi osservati, che le sfere appaiono improvvisamente e scompaiono improvvisamente, come accade nelle visioni di defunti.
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Lyn Buchanan ha lavorato per i servizi segreti statunitensi come spia psichica (remote viewer, ndr). La sua missione consisteva nel raggiungere con la mente gli obiettivi dell’Intelligence USA – come basi militari, fabbriche di armamenti e ambasciate straniere – per ricavare tutte le informazioni possibili. Col tempo aveva finito per gestire il database della sua unità di remote viewer e formare i nuovi membri del team. Dopo aver lasciato i servizi segreti, Buchanan ha proseguito gli esperimenti in questo campo, organizzando una serie di corsi aperti a chiunque desideri sviluppare le proprie capacità di visione remota. Il nostro protagonista si è basato sul metodo di spionaggio psichico creato dagli specialisti dei laboratori dello SRI - Stanford Resarch International, collegato alla prestigiosa Stanford University, da parte dell’Esercito USA. Con questo metodo sono stati addestrati decine di remote viewer che hanno partecipato a operazioni militari e di spionaggio nei decenni. Oggi, i documenti contenenti i dettagli di alcune di queste operazioni sono stati desecretati e messi a disposizione del pubblico.
Applicazioni pratiche
Secondo quanto rivelato da Buchanan alla redazione di Año/Cero, il 90% dei suoi studenti è in grado di apprendere le basi della remote viewing nel giro di tre giorni: «Questo dimostra che sia una capacità psichica comune a tutti». I suoi studenti usano la visione remota controllata (Controlled Remote Viewing – CRV) in campi assai diversi, come l’archeologia, gli affari e la medicina. Buchanan racconta di aver partecipato a un’indagine portata avanti dagli scienziati della Cornell University (USA), che volevano usare l’“influenza remota” – una forma più pratica di remote viewing – per diminuire la pressione arteriosa dei pazienti. Tuttavia, ha spiegato, attualmente non usa le sue capacità per “influire” sugli altri, ma addestra le persone affinché si curino da sole. «Ho sempre creduto che la “cura psichica” non sia etica – ha spiegato – perché probabilmente esiste un motivo per cui una persona soffre di una certa malattia. Far sì che questa persona scopra la causa che ha provocato il problema, perché possa curarsi da sola, è il modo migliore di aiutarla». Secondo Buchanan, non tutti gli esperimenti di remote viewing realizzati oggi, da parte di diverse istituzioni, hanno un orientamento pratico, cosa che lo rende piuttosto scettico verso i risultati: «L’obiettivo di quasi tutte le indagini moderne sulla remote viewing è continuare gli studi precedenti: scoprire perché funziona. Sono stati buttati via anni di sforzi investigando la “telepatia mentale”, poi altri anni studiando gli “ologrammi mentali” e la “coerenza mentale” e adesso va di moda investigare la “capacità della mente di accedere all’entanglement quantistico”. Sono convinto che entro qualche anno sarà lo stesso per la remote viewing, ma prevedo lo stesso fallimento che nei casi precedenti». Dai suoi commenti, è evidente che Lyn Buchanan sia più interessato alle possibili applicazioni pratiche della remote viewing che all’entelechia. E non è l’unico. Altri esperti – molti dei quali militari come lui – continuano a fare esperimenti con questa tecnica al di fuori dell’Esercito e dei servizi segreti. Uno dei più importanti è Daz Smith, anche lui formatosi nell’Intelligence statunitense, nella summenzionata VCR. Smith sta applicando questa tecnica nel Regno Unito dal 1997 e, negli ultimi anni, ha partecipato a diversi progetti del Farsight Institute. Nel 2009, ha fondato la Eight Martinis, la prima rivista dedicata all’uso e alle applicazioni pratiche della VCR.
Al servizio del miglior offerente
Tra i suoi progetti recenti figura il cosiddetto Crypto-Viewing: per adesso composto da un piccolo team di remote viewer – che comunque sta diventando più numeroso – che usano le loro capacità psichiche per investigare i più diversi misteri da risolvere, occupandosi talvolta anche di cose più mondane, come predire trend mondiali o il comportamento delle borse e della criptovaluta. Daz Smith così ci racconta: «C’è ad esempio un progetto molto recente che abbiamo avviato nel giugno 2018. Abbiamo previsto che la principale moneta crittografica, il Bitcoin, nel dicembre 2018 sarebbe andata sotto al suo massimo precedente di 19.000 dollari, nel dicembre del 2017. E ci siamo resi conto anche che sarebbe stata sotto gli 8.000 dollari. Non era questo che i nostri clienti volevano sentire, che oltretutto andava contro le previsioni su questa moneta. Ma è arrivato il dicembre 2018 ed è stato il peggiore per il Bitcoin, dato che il suo valore si è fissato su 3.000 dollari. Quindi, avevamo avuto ragione nel prevedere che sarebbe stato molto più basso di 8.000 dollari ». Smith e il suo team stanno ottenendo risultati molto positivi con la RM nel predire notizie e movimenti nelle criptomonete e negli altri mercati, oltre che in un progetto con risvolti medico-scientifici. Tra le imprese che attualmente si dedicano alla RM si deve menzionare la Psi Tech Intelligence, che usa una tecnologia di raccolta di informazioni poco note, denominata Tecnica di Remote Viewing, originariamente sviluppata nello Stanford Research Institute come strumento di spionaggio militare durante la Guerra Fredda. Il direttore di Psi Tech è Ed Dames, maggiore ritirato dell’Esercito USA, che ha partecipato a progetti segreti di RM. In realtà, questa sarebbe una variante della CRV e Dames si è spinto ad affermare che l’ONU avrebbe concesso alla Psi Tech un riconoscimento speciale per il suo lavoro di raccolta informazioni per individuare l’ubicazione delle armi biologiche fabbricate per ordine del dittatore irakeno Saddam Hussein.
Localizzare resti archeologici
La Psi Tech fornisce consulenza investigative specializzata nel recupero di informazioni per clienti singoli, corporazioni e agenzie governative. Usa anche molti esperti analisti che corroborano i dati ottenuti con la RM, per offrire uno studio il più completo possibile della situazione d’interesse per i clienti. Da un punto di vista accademico e scientifico, uno dei maggiori esperti in questo campo è Stephan A. Schwartz, che studia da oltre 40 anni la natura della coscienza e ha pubblicato numerosi libri, tra cui un corso di riferimento in dieci volumi sulla tecnica della remote viewing. Schwartz è stato membro fondatore della International Remote Viewing Association (IRVA) e direttore di investigazioni del Mobius Laboratory, fra le altre cose. Ma soprattutto, non ha mai smesso di investigare: «Verso la fine di quest’anno lavorerò con un team di neuroscienziati per studiate le attività cerebrali dei remote viewer», ci ha spiegato. Schwartz usa la RV per uno scopo molto intrigante: trovare resti archeologici. Con questa tecnica ha scoperto il palazzo di Cleopatra, il Timonium di Marco Antonio e le rovine del Faro di Alessandria, oltre alle navi affondate nelle Bahamas e al largo della costa californiana. Indubbiamente, la RV ha dimostrato la sua efficacia in questo ambito. Durante l’intervista per questo reportage, Schwartz ci ha spiegato: «La maggior parte delle imprese che oggi si dedicano a questo campo non lavorano scientificamente né sono laboratori di ricerca. D’altra parte, nessuno dei RM importanti ha mai usato nei laboratori la tecnica di CRV sviluppata originariamente da Ingo Swann». Ingo Swann era un artista che venne reclutato dai servizi segreti USA per le sue provate capacità di visione a distanza, che avevano portato a risultati molto positivi in diversi laboratori scientifici. Secondo quanto ci ha ricordato Schwartz: «I protocolli di visualizzazione remota vennero creati dagli stessi Russell Targ, Hal Puthoff, Ed May e Ingo Swann e i visualizzatori originali furono Pat Price, Swann, Hella Hammid, Alan Vaughan, George McMullen e Joe Mc- Moneagle». Targ, Puthoff e May sono prestigiosi fisici che collaborarono con l’Intelligence USA allo sviluppo di protocolli per addestrare le spie psichiche. Schwartz ci rimanda anche a una delle sue pubblicazioni più recenti, The Remote Viewing of Saddam Hussein, in cui viene descritto un esperimento portato avanti nella sede dell’organizzazione di Edgar Cayce, a Virginia Beach, il 3 novembre 2003, finalizzato alla localizzazione del dittatore irakeno Saddam Hussein.
Trovate Saddam
«Stavo conducendo un seminario sulla RV - ha proseguito a raccontare Schwartz - che faceva parte di un programma più ampio che avevo organizzato con quasi tutti i fondatori di questa tecnica, inclusi Russel Targ, Harold Puthoff, Ingo Swann, James Spottswoode, Paul Smith, Skip Atwater e Dale Graff, oltre allo psicologo Henry Reed e Edgar Evanz Cayce, figlio minore del noto veggente Edgar Cayce, il remote viewer più scrupolosamente investigato della storia. Fu una conferenza unica, che attrasse un pubblico di 500 persone, tra cui alcuni militari e membri dello spionaggio. Alla fine della conferenza, ho organizzato un seminario di due giorni e mezzo sulla remote viewing. Abbiamo scelto 64 persone perché partecipassero, sia uomini che donne, di età comprese tra i 20 e i 70 anni. Alcuni dei partecipanti si sono identificati come membri attivi dell’Intelligence militare. Avevano sentito parlare dell’argomento ed erano molto interessati a capire come funzionasse, e a sperimentare loro stessi». Lo scopo dell’esperimento era fornire informazioni affidabili che potessero guidare un commando dell’Esercito statunitense verso il luogo in cui si nascondeva Saddam Hussein. Schwartz ci ha raccontato cosa è successo: «Abbiamo raggiunto l’obiettivo? Personalmente, sono convinto che i dati ottenuti con la remote viewing abbiano adempiuto al compito. Quelle informazioni hanno avuto un ruolo nel suo arresto? Non saprei, ma è certo che circa tre settimane dopo che Saddam Hussein è stato intrappolato, ho trovato nella mia casella postale una busta di dimensioni standard. Non c’era né destinatario né mittente. Conteneva solo due foto, di cui una mostrava Saddam Hussein nel momento della sua cattura e l’altra la scatola coi soldi che aveva con sé. Queste immagini, ovviamente, erano state scattate da un membro della squadra che aveva localizzato e catturato Saddam. Non ho idea di come siano arrivate nella mia casella in una busta in bianco».
Un futuro promettente
Un altro dei RV più importanti è Joe McMoneagle, che ha scoperto le proprie doti di chiaroveggente in seguito a un’esperienza di pre-morte provocata da un infarto. Aveva messo le sue capacità al servizio di CIA, NASA e FBI, ottenendo risultati notevoli in missioni di recupero ostaggi portate avanti sotto uno stretto controllo. La precisione delle sue visualizzazioni non lasciava dubbi sulle sue capacità. Oggi, McMoneagle e Lyn Buchanan lavorano insieme, mettendo la RV a disposizione dei clienti che li contattano. Lavorano sia in ambito civile che per le Forze di Sicurezza e i servizi d’Intelligence. «Per quanto mi riguarda – spiega Lyn Buchanan – non m’importa come funziona la remote viewing. È chiaro che sia di enorme utilità, quindi mi interessa solamente cosa dobbiamo fare per migliorarla. Voglio sapere come usarla per aiutare la Polizia a trovare i bambini e gli adulti scomparsi, portando prove decisive; aiutare più aziende a prosperare, i medici a fare diagnosi in modo più veloce e preciso, ecc. Anche se rispetto il lato più accademico dell’investigazione e capisco che sia necessario, il mio interesse e la mia attività sono focalizzate sul lato pratico». L’indagine in questo campo della conoscenza prosegue, così come anche la ricerca di nuovi RV capaci di dimostrare le proprie capacità, mentre si migliorano i protocolli di addestramento per cui chiunque possa diventare in una nuova spia psichica.
Il sesto senso del Pentagono
Nel 2014, l’Office of Naval Research (ONR) degli Stati Uniti avviò un programma di indagine in quattro anni, con un bilancio di 3,85 milioni di dollari, per scoprire in che modo si potesse sviluppare il “sesto senso” dei militari nelle operazioni di spionaggio e in ambienti di combattimento. Questa informazione, rivelata recentemente dai giornalisti del New York Times*, ha provocato un autentico terremoto nell’Esercito USA, e obbligato alcuni dei responsabili del progetto segreto a riconoscere la sua esistenza. Ad esempio, il Dr. Peter Squire, program officer dell’Expeditionary Maneuvre Warfare dell’ONR, ha spiegato che l’interesse degli scienziati coinvolti nelle indagini dell’ONR non era di capire dette capacità psichiche, ma scoprire in che modo i soldati e le spie potessero svilupparle e utilizzarle. Ha rivelato anche che i ricercatori stanno cercando di trovare il modo di «estendere questa capacità ai membri di diverse unità militari». Un’altra persona coinvolta nel progetto è il comandante Brent Olde, che ha spiegato: «Se saremo in grado di caratterizzare questo processo intuitivo di decisione e modellarlo, allora si spera di poter accelerare l’acquisizione di queste capacità nelle nostre truppe». La questione fondamentale, dice, è scoprire se «ci siano modi per migliorare la premonizione attraverso l’addestramento». Secondo quando rivelato dal Pentagono, il programma è nato in seguito a diverse informazioni relative ai successi conseguiti negli ambienti di combattimento, come un incidente aereo in Irak nel 2006, quando il sergente Martin Richburg, usando l’intuizione, aveva evitato che un dispositivo esplosivo provocasse una carneficina. Il comandante Joseph Cohn, direttore del programma dell’ONR, ha detto al New York Times: «Queste informazioni dimostrano che i militari in combattimento, a volte, attivano il loro sesto senso, che li allerta di un attacco imminente o permette loro di rispondere a una situazione nuova senza analizzarla consciamente». Attualmente, il Dipartimento della Difesa USA sta lavorando allo sviluppo di nuove capacità pratiche relative al sesto senso. Ad esempio, si stanno addestrando i militari «ad affrontare cecchini, improvvisati collocatori di esplosivi, e altri assalti irregolari, usando le competenze di percezione avanzata che finora non sono ancora state studiate». Le ricerche del Pentagono sfuggono dai concetti vincolati alla parapsicologia più tradizionale. Tuttavia, sotto la denominazione di Cognitive Behavioral Treatment for Warrior Trainees si portano avanti studi sui più diversi fenomeni psichici. Stando ai documenti a cui ha avuto accesso il New York Times, questa classe di progetti, che fanno capo al Dipartimento della Difesa, costituisce uno «sforzo continuativo e motivato per capire le connessioni tra persone, luoghi ed eventi, al fine di anticipare le loro traiettorie e agire con efficacia».
* “The US Military Believes Paople Have a Sixth Sense” di Annie Jacobsen, New York Time, 3 aprile 2017
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Articolo di Miguel Pedrero
Alla fine degli anni ’50, lo statunitense Robert Monroe, ingegnere del suono di radio e televisione, cominciò a realizzare esperimenti sull’apprendimento accelerato nei suoi momenti liberi, argomento di cui era molto interessato. Tali pratiche provocarono in lui una serie di stati di coscienza non ordinari, che allora non capiva. Finché una notte gli accadde qualcosa che avrebbe cambiato per sempre la sua vita… e quella di centinaia di migliaia di persone in tutto il pianeta. Così lo raccontava proprio Monroe: «Nel 1958, senza alcuna ragione apparente, cominciai a fluttuare fuori dal mio corpo fisico. Non era volontario. Non stavo tentando alcuna prodezza mentale. Non fu durante il sogno, per cui non potevo rifiutarlo come una semplice illusione. Avevo piena coscienza, ero cosciente di ciò che stavo passando. Che fosse così chiaro fece solo peggio. Così che pensai che fosse qualche forma di allucinazione pesante causata da qualche pericoloso tumore al cervello, un attacco o una malattia mentale disabilitante. O la morte imminente». Secondo l’ingegnere, per quanto egli tentasse, non fu capace di controllare un fenomeno tanto sconcertante: «Soleva accadere quando mi sdraiavo o rilassavo per riposare, o quando stavo preparandomi per dormire. Fluttuavo ad alcuni palmi dal mio corpo, prima di rendermi conto di ciò che stesse accadendo. Terrorizzato, mi divincolavo nell’aria per tornare al mio corpo fisico. Avevo la convinzione di essere sul punto di morire. Tentai quanto potei, ma non riuscii a impedire che si ripetesse».
Suoni per viaggiare in realtà occulte
Per molto tempo pensò di soffrire di qualche grave malattia, fisica o mentale, per cui visitò innumerevoli medici, che davano sempre la stessa diagnosi: aveva una salute perfetta. Alla fine si rese conto che non gli capitava niente di male e giunse alla conclusione che, apparentemente per casualità, era riuscito a mettere in funzione una serie di capacità cerebrali che abitualmente sono dormienti. Cominciò allora a informarsi su ciò che si sapeva in quel momento sul cervello. Con sorpresa scoprì che, in realtà, gli stati mentali sono onde, così che pensò che un metodo per provocare tali stati in maniera artificiale potesse essere mediante suoni, che sono sempre onde. In quegli anni lontani Monroe non lo sapeva. Però, dalla notte dei tempi, la musica è impiegata nei riti di differenti culture per generare stati non ordinari di coscienza. Senza andare più lontano, i mantra e altri suoni armonici costituiscono elementi essenziali negli esercizi buddisti di meditazione. Monroe divenne un prospero impresario della comunicazione, per cui la sua agiata situazione economica gli permise di finanziare la costruzione di un laboratorio in cui investigare l’influenza dei suoni sugli stati cerebrali. Nei decenni, l’ingegnere studiò l’assunto, prima da solo, poi con l’appoggio di diversi collaboratori. Uno di questi fu Skip Atwater, agente della CIA coinvolto in progetti segreti di Visione a Distanza, che divenne direttore dell’organizzazione internazionale creata dall’ingegnere: l’Istituto Monroe, nella cui sede in Virginia (USA) sono passate migliaia di persone per formarsi come istruttori.
Sincronizzazione cerebrale per uscire dal corpo
È impossibile spiegare dettagliatamente il funzionamento del metodo creato da Monroe, conosciuto come Hemi-Sync (Sincronizzazione degli Emisferi), poiché dovremmo entrare in questioni tecniche decisamente complesse, ma a grandi linee potremmo dire che consiste nell’indossare degli auricolari, attraverso i quali vengono emessi toni differenti. Uno entra attraverso un orecchio e il secondo attraverso l’altro. Per esempio, il primo sarà di 300 cicli al secondo e l’altro di 305. La differenza di cinque cicli creerà una terza vibrazione o frequenza differente alle due precedenti, la quale influenzerà una certa zona del cervello, provocando un determinato effetto. In realtà, questa terza frequenza genera la sincronizzazione di entrambi gli emisferi, poiché differenti studi hanno dimostrato che abitualmente funzionano in maniera indipendente. Quello sinistro regola il pensiero logico e analitico e nel destro hanno luogo il pensiero creativo, l’intuizione o la comprensione della realtà. In Occidente, senza dubbio, predomina l’uso dell’emisfero sinistro, ma in certi popoli tradizionali il destro ha più importanza. Per tale ragione, i membri di questi ultimi possono accedere con maggiore facilità a stati non ordinari di coscienza, mediante i quali penetrano in realtà differenti, contattando spiriti, entità incorporee o captando “frammenti” del futuro. Quando meditiamo, in fondo ciò che stiamo facendo è sincronizzare i nostri due emisferi cerebrali, per cui il mondo logico in cui viviamo abitualmente – in cui comanda l’emisfero sinistro – scompare e possiamo sperimentare strane sensazioni che sfuggono alla “logica”. La creazione dei toni non è un compito semplice, in quanto i tecnici dell’Istituto Monroe debbono realizzare migliaia di esperimenti per comporre i suoni adeguati per ciascun esercizio. Al complicato processo partecipano specialisti in campi tanto diversi come quello della medicina, la biochimica, la psicologia, l’ingegneria elettronica e la fisica, tra gli altri. Le onde possono essere Delta, Alpha, Theta… E la combinazione di due delle stesse deve essere adeguata per generare l’effetto che si desidera. Così, esistono composizioni per facilitare il processo di meditazione o riflessione, per memorizzare più velocemente e meglio, per stimolare la creatività, per ottenere maggiore concentrazione, etc. Sono decine e decine, però quelle che a noi interessano sono quelle che possono generare certi stati non ordinari di coscienza, provocando il fenomeno del viaggio astrale o visione a distanza.
La “sala d’attesa” dell’aldilà
Alla fine degli anni ’60, i dottori Flower Jones, del Centro Medico dell’Università del Kansas, e Stuart W. Twemlow, psichiatra capo del Servizio di Studi dell’Ospedale dei Veterani di Topeka, giunsero a capo di una serie di investigazioni sulle capacità cerebrali di Robert Monroe nel laboratorio psicofisiologico del suddetto centro di salute. Chiesero al nostro protagonista di entrare in uno stato mentale che gli permettesse di realizzare un viaggio astrale, mentre era connesso a un poligrafo, misurandone le onde cerebrali e il suo livello di ansietà e allerta (GSR). Il dottor Stuart W. Twemlow concluse quanto segue sui risultati ottenuti: «Dal punto di vista tecnico, mentre (Monroe) era fuori dal corpo, il suo livello di GSR ha mostrato un incremento di approssimativamente 150 microvolt ed è stato caratterizzato da una totale assenza di risposte di qualche tipo una volta iniziato l’esperimento, compreso quando il tecnico gli ha toccato il corpo per sistemare gli elettrodi. Questo è molto insolito, in quanto il GSR è molto sensibile a tali interferenze. Il tecnico ha notato anche che Monroe aveva la pelle molto secca e calda. Un’analisi statistica successiva del suo elettroencefalogramma (analisi di varianza) ha mostrato che non c’erano differenze apprezzabili nella frequenza delle onde cerebrali tra gli emisferi sinistro e destro del cervello, sebbene la frequenza fosse molto minore mentre egli era fuori dal corpo». Nella sua magnifica opera Viaggi fuori dal corpo, Robert Monroe racconta le sue avventure in altri piani di esistenza durante le sue “esplorazioni astrali”. Buona parte delle sue escursioni hanno avuto come destinazione ciò che chiama Scenario II. In tale dimensione le leggi del movimento e la materia sono «relazionate solo lontanamente con quelle del mondo fisico» ed è abitata «da entità con diversi gradi di intelligenza, con i quali è possibile la comunicazione». Lì il tempo non esiste e il pensiero «è la forza che copre qualunque necessità o desiderio. Ciò che si pensa è la matrice dell’azione, situazione e posizione in questa realtà più ampia». Tale dimensione, secondo Monroe, è il punto di ingresso nell’altra vita di ogni essere umano che muore. Una serie di intelligenze superiori sono quelle incaricate di simulare temporaneamente un mezzo più o meno fisico per ricevere i defunti e così «ammortizzare il trauma e l’impatto sui nuovi arrivati, presentando loro forme e contorni familiari nelle prime fasi della trasformazione».
Creiamo un universo ogni secondo
Ciò nonostante, ancora più sorprendenti risultano le visite di Monroe a un’altra realtà che ha denominato Scenario III. Si tratta di un mondo più o meno simile al nostro, ma con alcune differenze. Per esempio, non vi sono luce elettrica, radio o televisione. Il petrolio non esiste come combustibile. Vi sono strade e vie, ma di maggiori dimensioni delle nostre, come le automobili che circolano sulle stesse. Sono più grandi, al posto del volante utilizzano una barra orizzontale, non superano i 25 km/h e il traffico è scarso. Arrivò persino a imbattersi con il suo “io” di questo altro mondo. Lavorava come architetto-appaltatore, non aveva avuto successo nel suo campo e aveva un carattere solitario. Ossia, molto differente alla sua realtà nel nostro mondo, dove era un prospero imprenditore dei mezzi di comunicazione e aveva una famiglia felice e un carattere espansivo. Sorprende che le esperienze di Monroe nello Scenario III coincidano con la teoria degli universi multipli o molti mondi. Proposta dal fisico Hugh Everett nella sua tesi di dottorato del 1957, passando il tempo sempre più scienziati si mostrano convinti della sua realtà. Alla base sostiene che l’universo si divide continuamente in due o più universi. Quando dubito se mangiarmi un gelato, in un universo lo faccio e in un altro no. Nel primo lo ingerisco e non accade nulla, ma in un altro mi fa male allo stomaco e devo andare dal medico e via di seguito. Questi universi in cui si divide continuamente la realtà non sono luoghi fantasmagorici, bensì reali come quello che ora condividiamo voi e io. La tesi di Everett, diretta da John A. Wheeler, uno dei fisici più importanti di tutti i tempi, si basa sul famoso esperimento della doppia fessura, le cui implicazioni tuttavia non comprende. Vediamo in che consiste. Quando un fisico desidera localizzare un elettrone, deve interferire con la traiettoria dello stesso, in quanto per conoscere la sua posizione è obbligato a emettere un fotone di luce che impatterà irrimediabilmente contro il primo. Pertanto, l’elettrone si trova in un luogo solo quando lo scienziato lo osserva. Dunque, se il fisico non lo osserva, dove sta? La logica ci indica che è in qualche punto, sebbene non sappiamo dove. Ma la sperimentazione fisica fornisce una risposta più sconcertante: è in tutti i luoghi dell’universo in una volta sola, perché l’elettrone è simultaneamente una particella e un’onda di dimensioni infinite. Solo quando lo scienziato lo osserva “collassa” e appare in un luogo concreto dello spazio, sebbene nel contempo continui a essere la stessa onda.
Infinite coppie di ciascuno di noi
Questo sconcertante fatto può dimostrarsi con l’esperimento della doppia fessura, consistente nel lanciare un fascio di elettroni attraverso due piccole fessure, tra le quali si trova una placca fotografica. Si suppone che il fascio passi per una delle fessure, ma la cosa certa è che lo fa attraverso entrambe simultaneamente. E lo stesso accadrebbe se vi fossero cento o un milione di fessure. Inoltre, nella placca non rimangono impressi due fori, come ci si aspetterebbe, ma una figura ondulata. Come può succedere? Perché ogni elettrone è anche un’onda di dimensioni infinite, che attraversa i fori e interferisce con se stessa. In altre parole, solo quando un’entità dotata di coscienza (un essere umano o animale) osserva la realtà, questa collassa per mostrarsi davanti a tale coscienza. Riassumendo: tutte le possibilità di scelta di ciascuno di noi accadono nello stesso tempo. E solo quando scegliamo un’opzione concreta, questa collassa nel nostro universo, passando a formare parte della nostra “realtà”. Ebbene, il resto delle opzioni starebbe accadendo in differenti universi paralleli, dove esisterebbero altri io che vivrebbero vite differenti, basate su decisioni diverse, prese da noi e dalle persone con cui siamo in contatto. Il prezzo da pagare per poter accettare questa teoria è che esistono miliardi di universi che si dividono continuamente in altri miliardi. Pertanto, come sostiene il Premio Nobel per la Fisica Frank Wilczek: «Un numero infinito di copie di noi stessi, con leggere variazioni, vivono le loro vite parallele e in ogni momento sorgono altri duplicati e adottano i nostri molti futuri possibili».
Incoerenza dimensionale
Tenendo conto di quanto detto, mi chiedo: forse Monroe viaggiò in molti di questi altri universi possibili, con certe variazioni rispetto al nostro, dove incontrò anche se stesso con lievi cambiamenti? Secondo la teoria dei mondi multipli, quando un’onda-particella subatomica si divide in un’altra onda-particella subatomica, una entra in “incoerenza” con l’altra, il che significa che smettono di essere sincronizzate e, pertanto, non è possibile il contatto tra loro. Tutto questo porta a dire che, nonostante l’esistenza di miliardi di mondi che nascono gli uni dagli altri continuamente, non potranno mai entrare in contatto. La tecnica Hemi- Sync sviluppata da Monroe e collaboratori, la cui base è la sincronizzazione dei due emisferi cerebrali – ossia, la rottura dell’incoerenza cerebrale – forse costituisce uno dei modi per accedere a questi altri mondi, tanto reali quanto il nostro.
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Avevi seguito vicenda di John Titor?
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Ma non sono mai andato troppo a fondo della vicenda, perchè sono dell'idea che nessun futuro sia irrimediabilmente scritto.
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Idiocracy ha scritto: Ciao grazie, lo trovo molto interessante.
Avevi seguito vicenda di John Titor?
La vicenda di Titor è palesemente una farloccata, perchè se da una parte nessuna delle sue anticipazioni sul futuro si è rivelata corretta, dall'altra non ha saputo prevedere ciò che invece è accaduto realmente, primo fra tutti l' 11 settembre, che è stato appena un anno dopo la sua comparsa sui forum.
Anche la teoria delle diverse linee temporali, usata come alibi per giustificare i mancati futuri avvenimenti, non sta comunque in piedi, perchè se torna negli anni 70 e recupera l' IBM, proprio nel punto e nel momento esatto in cui si aspettava di trovarlo, vuol dire che la linea temporale è sempre la stessa.
Magari in un'altra linea temporale, quell' IBM che cercava nemmeno esiste...
"Chi ha capito ha capito e non ha bisogno di consigli, chi non è in grado di capire non capirà mai"
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Anche i nostri gilet arancioni, con a capo il mitico generale pappa, sono stati messi lì sempre dai soliti noti del deep staterello.
Purtoppo non si è imparato nulla dall'esperienza m5s...
Scusate per l' OT
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