Lo hanno chiamato “digital doomsday”, ovvero il giorno dell’Apocalisse digitale.
Riunito dietro alla minacciosa scritta “Cyber shockwave” (shock cibernetico), un curioso
think-tank composto da persone – ci dice la
CNN - che hanno occupato posti di alta responsabilità nelle passate amministrazioni, ha simulato un attacco all’infrastruttura americana di comunicazione per valutarne le potenziali conseguenze.
Partita con un attacco alla rete di cellulari, la simulazione arrivava presto a aggredire il cosiddetto “mainframe” di Internet, ovvero le arterie principali che tengono costantemente collegati milioni di computer in America.
Pare infatti che la nuova frontiera dell’hacking si stia spostando sugli
smart-phones, i telefonini intelligenti – come I-Phone - che moltissimi posseggono, e che sono praticamente diventati dei computer tascabili. Ora che i nostri laptop e desktop dispongono di mezzi relativamente sofisticati per difendersi (spy-ware, antivirus, ecc.), sarebbero i telefonini dell’ultima generazione a rappresentare il tallone d’Achille del sistema informatico.
“Da dove potrebbe arrivare un attacco del genere?” si domandano preoccupati i reporters della CNN. Naturalmente – rispondono gli esperti del
think-tank – “Russia e Cina sono fra le nazioni con le maggiori capacità di aggredire un intero sistema informatico come quello americano”.
Ohibò, sempre loro. Cascano le braccia
nel vedere i filmati di repertorio dei soldati russi che marciano sulla Piazza Rossa, classico
memento mediatico di ere ormai lontane sul “pericolo comunista”.
Una volta digerita la prima ondata di allarmismo, infatti, si scopre … … che uno degli sponsor di questa “cyber-simulazione” era proprio una ditta che produce software di protezione per i nuovi telefonini, mentre altri esperti di comunicazione – probabilmente veri, questi – riconoscono che anche un attacco ad uno dei maggiori
provider americani causerebbe danni economici relativamente ridotti, certamente inferiori a quelli portati, ad esempio, dal black-out elettrico del 2005.
Ma allora, perchè tutta questa agitazione?
Perchè il vero terrorismo, come ben sappiamo, non è quello che si nasconde sotto un fantomatico turbante musulmano, ma sotto l’impeccabile
mise dei personaggi insospettabili di casa nostra, che fingono di difenderci da pericoli inesistenti per diffondere e perpetuare la sensazione della loro presenza.
Solo così, pensano costoro, si riescono a tenere sotto controllo masse di milioni di cittadini, condizionandole ad accettare una politica di imperialismo globale che risulterebbe altrimenti “stonata” in una sedicente democrazia.
Andando infatti a spulciare fra i nomi del
think-tank troviamo, ad esempio:
Michael Chertoff, grande amico di Rudy Giuliani ai tempi della “guerra” alla mafia, poi direttore della Homeland Security sotto George W. Bush. Di doppia nazionalità (USA-Israele), figlio dell’ex-capo del B’nai Brit, contribuì a “risolvere” in fretta la scottante questione degli “israeliani danzanti” dopo l’undici settembre. Casualmente il nonno fu un socio storico del nonno di George, Prescott Bush.
John Negroponte: ex-ambasciatore USA all’ONU e nell’Iraq occupato, e poi direttore della National Intelligence Agency sotto George W. Bush. Negli anni ‘70 fu il regista occulto del cosiddetto “controterrorismo” , che spense nel sangue i tentativi del Nicaragua e di altri paesi dell’America Centrale di instaurare governi popolari e liberarsi dal giogo americano.
Stephen Friedman: Ex-ministro delle finanze ed ex-presidente della Federal Reserve Bank di New York.
Jamie Gorelik: ex-vice presidente della Federal National Mortgage Association (scandalo Fannie Mae), membro della 9/11 Commission, coinvolta nell’insabbiamento del caso
Able Danger, denunciato da Curt Weldon nel 2006.
Eccetera eccetera.
I soliti noti, quindi. “Sempre loro”, quelli del
military-industrial complex, talmente abituati ad usare la Russia e la Cina come spauracchio per tutte le loro necessità da rischiare spesso il ridicolo. Ormai te li ritrovi dappertutto, poichè hanno imparato a viaggiare indifferentemente in divisa oppure travestiti da civili, a seconda delle necessità. Ecco perchè questo
think-tank era composto da “persone che hanno occupato posti di alta responsabilità nelle passate amministrazioni”: ora che tocca ai democratici fingere di governare, loro si fanno un turno di riposo con cariche di primo piano nelle società più importanti di Washington, dove si inventano di tutto per mettere a frutto i contatti sviluppati del periodo passato “al servizio della nazione”.
E’ infatti curioso che personaggi di questo calibro si preoccupino improvvisamente della sicurezza dei nostri telefonini.
Non bisogna però sottovalutare questi militari, che possono anche apparire meno intelligenti di uno scimpanzè imbottito di barbiturici, ma sembrano dotati di particolari qualità intuitive e divinatorie: qualche tempo prima dell’undici settembre furono proprio loro a mettere in scena dei War Games nei quali si simulava un attacco al Pentagono con un aereo civile dirottato.
Loro sanno sempre unire l’utile al dilettevole.