Lo spettacolo di Marco Paolini sul Vajont, ricordato dal recente articolo di Povoleri, ha riportato in luce un problema che accomuna tutte le grandi tragedie di questo tipo, che siano state causate dall’uomo oppure direttamente dalla natura: chi è responsabile, in ultima analisi, delle decisioni da prendere?
Sembra infatti che l’uomo si sia perfettamente organizzato, nel cosiddetto mondo civile, per distribuire correttamente compiti e responsabilità in tutto quello che è di normale amministrazione: ogni scuola ha il suo preside, ogni ospedale ha il suo direttore, ogni società il suo amministratore delegato, e giù fino all’ultima gelateria, salumeria o carrozzeria di paese, dove troverai sempre la persona responsabile per la sua gestione. Quando si verifica invece un evento eccezionale, si scopre che alla fine la maggior parte dei problemi deriva proprio dalla mancanza di una figura che accentri in sè le responsabilità ed il potere decisionale necessari a fronteggiare quell’emergenza.
Chi ”comanda” oggi nel Golfo del Messico? Non lo sappiamo. La BP è proprietaria dei macchinari e degli impianti coinvolti ... ... nella fuga di petrolio, ma non per questo ha carta bianca nel decidere da sola come si debba procedere per fronteggiarla. La Guardia Costiera ha l’autorità sulle coste e sulle acque territoriali degli stati colpiti, ma non per questo può decidere per conto suo come si debba procedere per fermarne l’avanzata. Lo stato federale (“Washington”) ha l’autorità teorica su tutto quanto succede, poichè si tratta di un disastro nazionale, ma la FEMA (protezione civile) non è certo in grado di gestire da sola nè le operazioni per fermare la fuoriuscita, nè quelle per riparare i danni che ormai si sono verificati.
E così tutto procede a tentoni, senza una precisa linea di condotta, senza una vera strategia, con la gente che passa più tempo a cercare di capire a chi deve rivolgersi che non a raccogliere il petrolio dalle proprie spiagge.
Ad Haiti sta accadendo una cosa simile. Dopo il grande momento emotivo, in cui quasi tutte le nazioni hanno offerto aiuti e soccorsi con grande generosità, non c’è nessuno che li raccolga e li gestisca in modo razionale e concreto, per tradurre in opere di risanamento quello che rimane per ora una semplice volontà di aiutare dei poveracci. Le organizzazioni sanitarie lavorano ciascuna per conto proprio, senza che nessuno sia riuscito ad unificare le direttive del loro operato. Nel frattempo le tendopoli di emergenza sono diventate le nuove abitazioni degli sfollati, ma mancano l’acqua e i più elementari servizi igienici, e il disordine nella zona terremotata regna sovrano. C’è chi dice che ci vorranno 30/40 anni per ricostruirla.
E chi ha visto – o rivisto – lo spettacolo-denuncia di Marco Paolini sul Vajont deve certamente essersi reso conto che il problema era sostanzialmente lo stesso: i geometri avvisavano gli ingegneri, gli ingegneri allertavano i loro capi, i loro capi riferivano ai ministri, e i ministri si informavano presso i geometri, in una specie di serpente senza capo nè coda dove era assolutamente impossibile individuare un responsabile ultimo, su cui ricadesse la decisione di fermare oppure far procedere il progetto della diga.
Certo, se si vuole andare a vedere, un responsabile effettivo sarà certamente esistito – che fossero i tecnici che firmavano le autorizzazioni, piuttosto che chi decideva illegalmente di bypassarle – ma alla fine nessuno è andato in galera, e nemmeno è finito sotto processo. In questi casi infatti, proprio perchè le colpe sono diffuse a tutti i livelli, si tende a non infierire su un personaggio in particolare, e si licenzia il tutto sotto le lacrime della “tragedia inevitabile”.
Anche per la BP sarà la stessa cosa: per quanto esista un amministratore delegato, e per quanto il disastro ecologico sia stato causato chiaramente dal comportamento negligente e criminale di qualche suo dipendente, la barriera difensiva che sapranno innalzare gli avvocati della compagnia petrolifera sarà tale da ridurre il tutto ad un mero risarcimento monetario, e nessun uomo della BP passerà mai un solo minuto dietro alle sbarre.
Ma allora, a chi sta il compito di evitare che si verifichino situazioni in cui la mancanza di una precisa entità a cui attribuire sia il potere che le responsabilità possa portare a nuove stragi di esseri umani?
La risposta – l’unica risposta valida, a mio parere - ci viene fornita dallo stesso Paolini, con questa didascalia che compare nel suo spettacolo, subito dopo i titoli di coda: “Nessun rischio calcolato, all’insaputa delle vittime o delle cavie, giustifica l’esistenza di un potere che tutela dall’alto, che detiene e nasconde informazioni che riguardano la collettività. Un popolo adulto non può dare a nessun tutore una delega in bianco su questo. L’esercizio del potere di controllo dal basso è faticoso e poco gratificante, ma non è barattabile.”
Chissà perchè, le soluzioni essenziali per la nostra sopravvivenza possono arrivare sempre e soltanto da noi stessi.
Massimo Mazzucco
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