Sabato prossimo, incontrandosi a Roma al Villaggio Globale (
qui il programma dettagliato), il movimento italiano sull’11 settembre avrà modo di far parlare fra loro le sue tante anime nate e cresciute in rete. Nelle premesse dovrebbe essere un incontro ben diverso da quello dello scorso anno all’Arena del Sole di Bologna.
Proiezione di alcuni spezzoni del film Zero, brevi collegamenti con Webster Tarpley e Julez Edward (l’organizzatore di United for Truth, la manifestazione di Bruxelles del 9) e poi lunga discussione sulle questioni che più interessano, a partire dalla proposta della commissione internazionale di inchiesta. Qui ad esempio i nodi da sciogliere sono diversi: come arrivarci, dove farla, come formare un pool di esperti che dia garanzie di indipendenza e di rigore quanto meno sul piano logico e investigativo, come difendere il loro operato dalle pressioni e dagli attacchi che tutti possiamo immaginare...
Vogliamo ascoltare la voce di molti attivisti, dialogheremo con Giulietto Chiesa e con Massimo Mazzucco (in collegamento dagli Stati Uniti), ci confronteremo sul tipo di iniziative da fare qui in Italia dopo un’estate nella quale la strategia dei fabbricanti di opinione è passata dal discredito e dal debunking al tentativo, ancor più sottile e pericoloso, di arruolare il movimento per la verità sull’11 settembre nel fantomatico “partito dei negazionisti”.
I segnali in questo senso sono stati dati ad alto livello (parliamo di Italia, ovviamente…): due articoli sulle “pagine culturali” di importanti giornali, il primo dell’11 luglio su “La Stampa” e il secondo la settimana scorsa sul “Corriere”..
Sul quotidiano torinese Marco Ventura, sparando nomi a destra e a manca, ha fatto entrare Massimo Mazzucco e noi di Faremondo nella «galassia negazionista» in quanto sostenitori, a suo parere, di un «revisionismo» che attribuirebbe l’11 settembre ad una «congiura di sionisti e Cia». Sulla vicenda, originata come si ricorderà dal “caso Moffa”, si può riandare alla
replica di Mazzucco su Luogocomune del 30 luglio, che giustamente ha poi chiesto all’articolista di indicare le frasi e i luoghi in cui avesse sostenuto quanto da lui asserito. Ma sappiamo come vanno queste cose con i giornalisti. Noi di Faremondo abbiamo sperimentato lo stesso trattamento (e anche di peggio in passato).
Nonostante il programma dicesse ben altro, il nostro ciclo di conferenze intitolato Mondo canaglia è stato fatto passare dallo stesso Ventura come seminario di controinformazione «sull’Olocausto». Dunque la manovra nei confronti del movimento è ormai scoperta e possiamo intuire a cosa punti.
La mossa successiva l’ha compiuta il 27 agosto il “Corriere”. Recensendo Zero. Perché la versione ufficiale sull’11/9 è un falso (l’antologia introdotta da Giulietto Chiesa che accompagnerà l’uscita imminente del film), Dario Fertilio etichetta il libro come «un caso di “negazionismo colto”, che ricorda non troppo alla lontana quello famoso sulla Shoah, e che rispetto a quello può essere letto in parallelo».
A quanto sembra, non sperano più di ridurci all’insignificanza totale sguinzagliando schiere di debunkers: sul piano dell’analisi fattuale e delle coerenza logica il movimento ha dimostrato di essere un osso duro. Vogliono portare l’attacco su un terreno in apparenza più favorevole al mainstream culturale italiano. Accomunare il movimento di inchiesta sull’11 settembre e i “negazionisti dell’Olocausto” potrebbe allora far scattare un tipo di bagarre mediatica più rissosa a suon di appelli di condanna sottoscritti da cordate di politici, intellettuali, storici, ecc., con la prevedibile mobilitazione della “comunità ebraica”, la corsa alla solidarietà di “importanti cariche istituzionali” e così via. Marciume italiota allo stato puro.
Occorre discutere e mettere in conto anche un’operazione di questo tipo, ovviamente. Ma continuando per la propria strada e senza abboccare. Ad esempio si può chiedere con pacatezza a tutti i giornalisti e ai fabbricanti d’opinione che ci accusano di “negazionismo” di spiegarci come mai per tutta l’estate abbiamo dovuto assistere ad un susseguirsi di dichiarazioni su Al Qaeda che sarebbe più forte che nel 2001 e pronta a colpire, con telepredicatori miliardari i quali rivelano come Dio gli abbia confidato che ci sarà una strage enorme (nucleare) su suolo americano sul finire del 2007, per non dimenticare uomini dell’asse finanziario stay behind di Cheney (tipi come George Schultz e Rupert Murdoch) che, nel bel mezzo della crisi dei “mercati finanziari” soccorsi in liquidità delle banche centrali, costringono il loro pupillo ad un forcing psicologico ossessivo sui settori dell’amministrazione Bush che ancora “frenano” sulla programmata aggressione all’Iran…
Dovranno spiegarci tutto questo, come e perché si producono questi fatti e tutte queste avvisaglie di un altro 11 settembre. In questo modo non daremo loro lo spazio logico per spingerci nell’angolo putrido del “negazionismo”. Il problema, infatti, non è mai stato nella nostra tendenza a negare alcunché, ma nel peso delle cose che vengono affermate e portate avanti da personaggi sinistri e potenti come quelli sopra nominati.
Lanciamo dunque la pallina fuori dai campi da gioco che vorrebbero imporci e forse i prossimi sentieri del movimento italiano sull’11 settembre li cominceremo a vedere da dove la pallina stessa si sarà di nuovo fermata.
A Roma l’8 settembre proveremo a fare anche questo.
Emanuele Montagna, Faremondo