UNA LEGGE PER TUTTE LE LEGGI
Nella discussione seguita all'articolo "Ideali, non ideologie", qualcuno ha posto la famosa "domanda da un milione di dollari": ideali sì, ma quali? Facile infatti concepire un mondo in cui si agisca solo in base a principi assoluti, ben più difficile indicare questi principi con nome e cognome. Definisci "fratellanza", se ci riesci. Oppure "giustizia".
Forse allora la soluzione sta non nell'elencare a monte una determinata serie di principi ideali, ma nel ridurre le nostre leggi talmente al minimo da imporre a questi ideali di venire fuori per forza, di definirsi da soli, di cristallizzarsi per effetto delle azioni umane, invece di essere loro a guidarle. Una specie di "omeopatia morale", che responsabilizzi l'individuo e lo obblighi a scoprire da solo, di volta in volta, la cura migliore per ogni caso specifico.
Come riuscirci? Proviamo ad immaginare un "Codice civile e penale unificato", in cui l'unica regola rimasta, per tutti e per tutto, indistintamente, … … sia semplicemente "Non fare del male". Nient'altro. Sembra poco? Ebbene, io sfido chiunque a descrivere un qualsiasi crimine/ azione illegale / ingiustizia che si possa commettere, rispettando solo e sempre quella regola. (Va da sè che per "male" non si intende solamente un'azione diretta a danno di un altro individuo, ma, più in senso lato, tutto ciò che danneggi in qualunque modo qualcos'altro).
In questo gioco, ovviamente, vince chi perde.
Massimo Mazzucco
E' necessario essere iscritti e loggati per postare commenti.