di Marco Cedolin
Fra
primavere arabe, estati europee e ferragosti italiani, si sta rischiando di andare in confusione, nell’incertezza fra spendere tempo e fatica nell’affannosa di ricerca di qualche coordinata attraverso la quale orientarsi, o rassegnarsi a tentare di rilassarsi
lasciandosi cullare dal saliscendi ritmico delle onde sul bagnasciuga.
La tentazione di abbandonare lo sguardo sulla linea blu dell’orizzonte, lasciando che la mente si perda in qualche volo pindarico dove la fantasia tutto può, è forte, anche per la maggior parte degli italiani che in ferie non ci possono andare, o sono ormai schiavi della vacanza mordi e fuggi, vissuta in larga parte a bordo di auto canicolate in fila sull’autostrada.
Ma Londra brucia, di un fuoco che somiglia molto più a quello indotto dalla fame, piuttosto che non dai conflitti etnici, la
Libia brucia sotto le bombe della Nato, la Siria brucia di fiamme che arrivano dall’estero, le borse bruciano miliardi, i mercati bruciano le sovranità nazionali, … … il governo (o meglio la pletora d’impiegati di banca che si fregiano di questa qualifica) si appresta a bruciare salari, pensioni e quel poco che resta del patrimonio nazionale, e in mezzo a tutto questo tramestio pure il sole inizia a bruciare sulla pelle. Per cui non resta che andare un attimo a sedersi all’ombra e calarsi nella realtà, dove gli orizzonti sono assai vicini e di tonalità molto differenti dal blu.
Londra e Bengasi sono la cartina di tornasole attraverso la quale leggere il livello dello stato di decomposizione al quale è ormai giunto il sistema delle “democrazie” occidentali.
Contro Gheddafi l’asse del “bene”, con la Gran Bretagna in testa, ha scatenato una guerra di aggressione, avallata dall’ONU, prendendo a pretesto
un'insurrezione popolare che popolare non era, artatamente fomentata e
sostenuta dall’occidente stesso. E’ stata creata una no fly zone e si sono alzati in volo gli aerei carichi di bombe, per difendere i “ribelli” impegnati a sparare, saccheggiare e combattere, contro le truppe e la polizia del legittimo governo libico, mentre si declamava il sacrosanto diritto del popolo a ribellarsi contro i propri oppressori e si esaltava il ruolo salvifico svolto dai social network, nel permettere l’organizzazione logistica delle rivolte.
Quando i “ribelli”, mossi da motivazioni che non sono state rese note, ma allignano con tutta probabilità fra le pieghe della crisi economica e della diseguaglianza sociale, hanno messo a ferro e fuoco Londra e le altre città inglesi, bruciando auto e spaccando vetrine (senza peraltro essere armati di fucili e lanciagranate come accaduto in Libia), lo stesso asse del “bene” si è indignato oltremisura, stigmatizzando la violenza dei facinorosi e facendo appello a quella dura repressione che nel caso di Gheddafi avrebbe costituito un delitto capitale.
Così il premier Cameron, applaudito da tutti i confratelli ha provveduto a militarizzare Londra attraverso l’invio di 16.000 agenti che spegneranno sul nascere qualsiasi anelito di ribellione, con l’ausilio di cannoni ad acqua e pallottole di gomma. i social network si sono trasformati in fastidiose armi, riguardo alle quali caldeggiare lo spegnimento, a disposizione dei teppisti. Come dire, la rabbia popolare va tutelata e coccolata solamente quando brucia in casa dei nostri nemici, (magari in virtù di qualche aiutino), mentre qualora le lingue di fiamma lambiscano le nostre case occorre reprimere senza pietà. Non si tratta più di popolo, ma di delinquenti comuni, agitatori, saccheggiatori, nemici della democrazia.
Insomma, anche nel caso qualcuno ci sperasse, non vedremo mai una no fly zone sopra Londra o sopra la Valsusa, né appelli contro la repressione violenta delle forze dell’ordine, mettiamoci pure l’animo in pace.
Il popolo ribelle è una figura eroica da difendere e sostenere, a patto che si ribelli al di fuori dall’occidente e lo faccia inneggiando
alla democrazia Mc Donald’s portata con l'uranio impoverito, altrimenti ciccia, tutti teppisti e black block, in galera e senza passare dal via.
Marco Cedolin
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