SIAMO 49 A 49
Nel terzo ed ultimo confronto televisivo, che aveva come tema esclusivo la politica interna, la squadra di Bush era scesa in campo con il dichiarato intento di portare a casa un pareggio. Quattro milioni di disoccupati, trenta milioni di americani senza assicurazione medica, quindici milioni di persone sotto la soglia di povertà, tre miliardi di dollari di deficit (più i quattro di surplus lasciati da Clinton e ora scomparsi) non permettevano certo un atteggiamento spavaldo da parte del presidente in carica.
Eppure Kerry, come già in precedenza, ha faticato molto più del previsto per portare a casa quello che doveva essere comodamente alla sua portata. E mentre i sondaggi a caldo, sul dibattito di stasera, gli danno dai 5 ai 10 punti di vantaggio, il nuovo sondaggio nazionale sulla preferenza generica fra i due è riuscito soltanto a livellarsi su un perfetto 49 a 49 (se fossero i media ad aver orchestrato il tutto, non avrebbero certo saputo fare di meglio). Ovvero, sul quel due per cento di votanti ancora indecisi si dovrebbero ora concentrare le ultime due settimane di campagna elettorale.
Ma probabilmente non andrà così. I repubblicani infatti non possono assolutamentre permettersi di arrivare al 2 Novembre con un margine così risicato, e le statistiche stesse dicono… … che mai un presidente in carica, che nell'ultimo mese non avesse un margine di preferenza sullo sfidante di almeno 10 punti, è riuscito a farsi rieleggere. (Questo anche perchè uno sfidante alla pari è già considerato, inconsciamente, un vincitore). Per la cronaca, i soli presidenti del secolo scorso che abbiano vinto una rielezione furono Roosevelt - 3 volte - Eisenhower, Johnson, Nixon, Reagan, e Clinton, ma solo gli ultimi due hanno portato a termine gli otto anni.
E' quindi presumibile che nel cilindro di Karl Rove e Dick Cheney ci sia già qualcosa di pronto, che dovrebbe, almeno un teoria, regalare a Bush quel margine sufficiente per andare alle urne con un certa tranquillità. E qui la faccenda si fa interessante, poichè nello stesso tempo non si può certo pensare di vedersi recapitare un bin Laden cotto e mangiato assieme alla colazione del mattino. In quel caso, anzi, l'effetto Zapatero sarebbe quasi garantito. Però, se già bin Laden venisse trovato morto…
Le altre "voci" che girano nei corridoi (di Internet, gli unici che possiamo frequentare) vanno da un'improvviso attacco strategico/diversivo all'Iran, ad una mini-atomica formato giardinetti pubblici che colga tutti di sorpresa. Ma anche lì, la lama è pericolosamente a doppio taglio: se scoppia, "non sei stato capace di proteggere l'America", ma se non scoppia "perchè tu sei stato bravo a fermarla prima", non mette paura abbastanza.
Si potrebbe andare avanti a congetturare su mille ipotesi e variabili, ma a questo punto lascerei agli iscritti il piacere di sbizzarrirsi, nello spazio commenti qui sotto.
Riportiamo invece ancora un paio di passaggi interessanti del dibattito. Il primo è quando il moderatore ha sparato a bruciapelo una domanda a Bush che ha veramente sorpreso tutti: secondo lei, l'omosessualità è una scelta o una condizione? Talmente sorpreso è stato lo stesso Bush, che ha vacillato visibilmente, e poi ha cacciato un timido "Mah, non saprei. Davvero non saprei che dire. Certo che i diritti degli esseri umani bla bla bla... " ma ormai non valeva più, la prima reazione è quella che conta. Tutto serioso invece Kerry ha risposto (ma lui ha avuto il tempo di pensarci) che no, l'omosessualtià non è una scelta, è "purtroppo" una condizione, e che lui stesso soffre per i mille casi drammatici che in ogni città d'America bla bla bla… Ne parlava con tale gravità che sembrava quasi l'omosessualità fosse più un peccato per lui che per Bush.
(Chissà perchè non c'è mai nessuno che tratti la questione con allegria e leggerezza - in fondo, "gay" significa proprio gaio, allegro - come se la sessualità di un individuo non fosse ne più nè meno importante del colore della sua giacca? Invece sempre tutti lì a parlarne facendo il tono grave, come se fosse morto qualcuno, tutti imbevuti a loro volta di un senso di colpa tanto ammorbante quanto ingiustificabile. Boh).
Infine, una chicca del dibattito che merita assolutamente di non andare perduta: qualcuno forse sa che oggi l'America, fra le mille angosce, ha anche quella di essersi improvvisamente trovata a corto di vaccino antinfluenzale, con l'autunno in arrivo. Ebbene, alla richiesta precisa del moderatore di spiegare questa imbarazzante impreparazione, lo sapete che cosa ha risposto Bush?
La colpa è del fatto che per gli approvvigionamenti ci siamo appoggiati ad una ditta inglese, il cui vaccino è di colpo risultato tutto contaminato. Ma comunque il vaccino - ha continuato serafico - non è assolutamente indispensabile, anzi invito apertamente tutte le persone giovani, e coloro che stanno bene di salute a non farlo. Io ad esempio sto bene, e il vaccino non l'ho fatto proprio.
Fine della risposta. Giuro.
Massimo Mazzucco
E' ufficialmente aperto il concorso a chi indovina la sequenza di eventi che ci porterà, in un modo o nell'altro, alle elezioni presidenziali del 2 Novembre.