SHARON SI ESPANDE, ARAFAT SI PENTE
29.08.04 - Il primo ministro israeliano di certo in vacanza non ci è andato, in Agosto. Anzi, ha approfittato delle vacanze altrui per mettere a segno un’altro colpo, in quella sua perversa strategia, fatta di ipocrisia e di ambiguità, che finora pare avergli dato ottimi risultati.
Aveva appena finito di smantellare ben 4 insediamenti in quel di Gaza, provocando il pianto sconsolato di buona parte della nazione, che si è visto approvare dal governo la costruzione di circa 300 edifici per nuove abitazioni in Cisgiordania (West Bank). Il terreno, al momento, apparterrebbe ad un’altra nazione, ma questi piccoli dettagli devono essere passati in secondo piano, di fronte alla nota necessità di sicurezza che ha Israele. Evidentemente i balconi degli edifici serviranno ai coloni... ... per tenere d’occhio i terroristi, nelle afose serate della piana palestinese.
Naturalmente, Washington ha detto che così non si fa. Ci mancherebbe.
Dal fronte opposto, l’altro umanista pluridecorato, Yassir Arafat, deve aver sentito che forse è giunto il momento di tirare due somme, almeno finche gli è ancora concesso di accedere ad un microfono. E così ha confessato al suo popolo di avere forse fatto qualche errore, come quello più recente di aver voluto mettere in mano l’intero apparato di sicurezza palestinese (corrotto fino al midollo, come si sa) ad un suo strettissimo parente. Questo aveva provocato le dimissioni del suo primo ministro, Ahmed Qurei (foto), rientrate solo in occasione del mea culpa di Arafat.
[lib align=left]Qurei150.jpg[/img]
"Some unacceptable mistakes have been made by our institutions and some have abused their positions and violated the trust that has been placed in them," ha detto Arafat durante la riunione di vertice dell’Autorità Palestinese. (Alcuni inammissibili errori sono stati commessi dalle nostre istituzioni, e c’è chi ha abusato della propria posizione e ha tradito la fiducia che era stata riposta in lui). Può usare la forma impersonale finchè vuole, ma a comandare sono sempre lui e suo cugino.
Ma Arafat, nello stesso discorso, ha anche ammesso un errore ben più grosso: quello di non aver fatto nessuno sforzo effettivo (“no real effort”) per contenere le forze palestinesi estremiste, che sono servite a Sharon come scusa per fare tutto quello che ha fatto fino ad oggi. Come dire “oooops, scusate, sbagliato tutto”.
Ma è davvero possibile che il vecchio leone sia arrivato a quella conclusione, che ci sia arrivato solo adesso, e proprio adesso? (Che è ora di chiuder bottega).
Non sarà piuttosto il risvolto esterno di un patto diabolico col suo eterno nemico, Sharon, inteso da una parte a facilitare la transizione di poteri al suo primo ministro - di certo più gradito a Tel Aviv - e dall’altra a concedere ad Arafat un’uscita di scena ancora onorevole, dopo quasi 40 anni passati alla guida del suo popolo di disperati?
Massimo Mazzucco