di Maurizio Blondet
Lo dice la FAZ, lo ripete la Suddeutsche Zeitung: il ministro tedesco delle Finanze tedesco se l’è presa a morte perché Juncker, il capo della Commissione Europea, ha negoziato con Alexis Tsipras, mettendosi dalla parte del governo greco e impedendo la cacciata della Grecia dall’Euro, come voleva Schauble.
Il motivo dell’indignazione di Schauble? La Commissione si è comportata “come un’autorità politica”, mentre sono “dei funzionari, che devono essere subordinati ai politici”. E i funzionari si sono intromessi nella trattativa tra Schauble e Varoufakis “senza averne il mandato politico”. Peggio: “La Commissione si mette in scena ogni giorno di più come governo d’Europa”.
Sarebbe da abbracciare, se non fosse così antipatico.
A memoria d’uomo, è la prima volta che un ministro europeo, un governante, rimette al suo posto l’eurocrazia, rigettando la legittimità delle sue intromissioni. [...] Da decenni, l’intero mondo politico europeo ha lasciato esistere ed ampliare questo ambigua presenza di un potere spurio, non legittimo, da cui accettavano di prendere ordini e “direttive” solo perché rappresenterebbe il “sogno europeo”.
La messa a punto di Schauble è una limpida restaurazione della divisione dei poteri, abbandonata per troppi anni fino a lasciar ingigantire il mostro ibrido chiamato UE, dove i governi legittimi hanno fatto continue cessioni di sovranità ad una entità per costituzione non sovrana, “tecnica”. Jean Claude Juncker è stato nominato presidente della Commissione dal consiglio dei capi di stato e di governo, per poi essere confermato dall’europarlamento. In nessuna di queste fasi viene affidato alla Commissione un mandato politico. Anzi, i Trattati (Maastricht e Lisbona) sono espliciti nell’escludere che la Commissione sia un organo politico.
Ovviamente Juncker (che è una creatura della Merkel e un vecchio marpione europeista, nonchè un amico di Kohl) si sente le spalle coperte. Ha replicato più o meno così: intromettendosi nel negoziato, ha tenuto la Grecia in Europa, e i sacri Trattati sanciscono che la Commissione ha il compito di “promuovere l’unione europea”. Come la scusa sia accolta da Schauble, lo potete immaginare. Lui stava negoziando con Varoufakis in modo serio l’uscita della Grecia. Era disposto a fare molte concessioni sotto la forma di aiuti “umanitari”. Perché, come ha riferito Varoufakis nella famosa teleconferenza con gli operatori a Londra, Schauble gli ha detto: “questa Europa nella forma attuale è disfunzionale”. (Abbracciarlo, subito!)
“La Grexit mi darà il potere contrattuale per terrorizzare i francesi onde imporre loro il mio piano”: netto, onesto e chiaro.
E qual è il piano di Schauble? Già dovremmo averlo imparato: “Per far diventare la UE un vero stato federale, dove si facciano i trasferimenti tra i paesi in attivo e quelli in deficit, occorre che l’eurozona venga molto disciplinata”. Schauble dice chiaro che lui vuole il governo europeo, e lo vuole politico: ma vuole condividere la sovranità con quei soli paesi che si adattano al modello tedesco di rigore dei conti, di cui la Germania si considera il modello.
Si può non essere d’accordo. Ma si riconoscerà che un politico europeo non sta ciurlando nel manico, non esercita il dico-e-non-dico, che fino a qui ha governato la costruzione europeista, fatta di passi inavvertiti verso il potere oligarchico dei funzionari, e ne ha fatto il mostro istituzionale e disumano che è. Dall’altra parte, non c’è discussione: c’è un furbesco e vacuo richiamo a “ci vuole più Europa” (Hollande, Mattarella, eccetera), tacendone le mostruosità istituzionali che l’hanno deformata e la rendono la prigione dei popoli.
Mentre gli europeisti vaneggiano, i giornali tedeschi dicono già che Schauble ha preso la decisione di “sfrondare” la Commissione, esautorarla. Apparentemente, lo farà con l’appoggio degli olandesi (che si son messi d’accordo con lui). Il piano di riorganizzazione sarà messo in atto dal ministro delle Finanze olandese Jeroen Dijsselbloem quando l’Olanda assumerà la presidenza a rotazione nel corso del primo semestre 2016 . Grosso modo, alcuni dei compiti più importanti oggi assunti dalla Commissione saranno trasferiti ad “authorities” indipendenti, come un Ufficio europeo per la Concorrenza o un Organo di vigilanza del mercato unico. Insomma si farebbe della Commissione un guscio vuoto, impossibilitata a recitare la parte di “governo”.
E qui, Schauble dovrebbe strappare un’ovazione.
Secondo alcuni media tedeschi, la campagna di critiche sollevate sulla Commissione – per esempio, per la sua gestione incapace del problema degli immigrati – fa parte della strategia preparatoria per il suo esautoramento e la sua depoliticizzazione. I governi nazionali, che vogliono scuse per la loro incapacità nel gestire il problema, son ben contenti di partecipare alla campagna di disprezzo e denigrazione. Altre se ne abbatteranno su Juncker. Alla fine, quando il compare Dijsselbloem inaugurerà la presidenza olandese con già pronto un bel piano di riorganizzazione ed efficientamento dell’eurocrazia, i governi nazionali non potranno che accettare: l’hanno tanto criticata!
Allora potrebbe essere un momento di liberazione per gli altri paesi.
A patto di avere governi consapevoli dell’interesse nazionale e, per il post-europeismo, con piani così ben delineati come li ha Schauble – che a quel punto sarà il Cancelliere eletto a furor di popolo (avrete notato come la Merkel è scomparsa dalla scena).
Ma a quel punto, noi italiani forse nemmeno lo avremo, un governo: il PD si sta spaccando, già ululano le opposizioni interne per la gioia di fare a pezzi Renzi… Quel che ci sarà a tener veci di governo, sarà capace solo di invocare “più Europa”, aggrappato a un progetto da sogno (incubo) che non esisterà più. O avrà vinto il 5 Stelle, il cui capo carismatico e comico, Beppe Grillo, ha preparato il terreno al futuro post-euro strillando dal suo blog: “Adolf Schauble!”. Una frasetta che non è sfuggita nè ai media tedeschi nè al futuro Cancelliere. La dimostrazione che una battuta che può andare (così così) se fai l’avanspettacolo, devi imparare a tenertela in pancia se decidi di diventare un politico, a capo di un partito che ha parecchi voti – e dunque dovrebbe essere conscio di qualche responsabilità.
Maurizio Blondet (
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