SCANTINATO INTERNET
Un iscritto lancia un'idea folle: qualcuno di noi cerchi di farsi eleggere in Parlamento, e lotti per cambiare il mondo. Altri dicono evviva. Altri ancora, più saggi, dicono - ma siete matti? Tempo che arrivi al traguardo e comunque non sei più tu.
Secondo me invece - ammesso e non concesso di aver davvero qualcosa da offrire "al mondo" - la strada non passa comunque per quei corridoi, che uno resti integro o meno. Perchè anche supponendo di lottare come titani, riuscendo finalmente a far passare una qualunque legge tesa a migliorare il nostro vivere comune, non sarà certo attraverso la semplice applicazione di quella legge che si otterrà quel miglioramento. Sia chiaro, le leggi in genere sono indispensabili, e qualcuno dovrà sempre occuparsene, ma quelle di tipo "sociale" dovrebbero essere leggi che rispecchiano, e non anticipano - nè tantomeno impongono - un cambiamento del sentire comune.
E' un pò come le leggi di "affirmative action", in America, che "impongono" di assumere ...una certa quota fra le minoranze etniche, per correggere il persistente razzismo di una società che ipocritamemnte dichiara tutti alla pari, ma poi chissà perchè finisce sempre per favorire i bianchi nella scalata al vertice.
Certo, puoi imporre tutto quello che vuoi, con quel tipo di legge, ma nel frattempo non fai che scavare più profondo il fossato che marca proprio quella "differenza" che vorresti annullare. Nel fare una legge che "protegga" le minoranze, riaffermi implicitamente lo status di queste minoranze, ad allontani il giorno in cui non saranno più tali perchè la società avrà imparato da sola a non vedere più quella differenza.
Imporre, o precedere, i cambiamenti sociali attraverso le leggi è un gesto di pura facciata, inutile, se non controproducente. Mentre dai l'impressione di essere "progressista", rimandi proprio il naturale avanzamento della società, che dovrebbe arrivare da sola a generare quelle istanze. In altre parole, demandi alla legge il tuo compito di maturare interiormente, sia come singolo che come società.
Facciamo invece l'esempio dell'introduzione del divorzio, che una trentina di anni fa salutò e confermò con una legislazione appropriata una crescita che era ormai avvenuta nel paese (nella maggioranza dei cittadini, si intende, non certo in tutti). Fu un tale passo, per noi, che un quotidiano inglese titolò "Finalmente l'Italia divorzia dal suo passato". Ma il fatto che l'Italia fosse maturata abbastanza per introdurre il divorzio non fu certo dovuto alla legislazione in sè, anzi fu l'esatto contrario. Il lavoro fu fatto in precedenza da centinaia e centinaia di donne, che lavorarono indefessamente - nelle strade, nei luoghi di lavoro, sulle riviste di settore, alle radio private - per diffondere ed affermare il concetto del diritto di autonomia dell'individuo, dal quale scaturì poi la naturale richiesta di quella legislazione. E' quindi soprattutto a quelle donne che va riconosciuto il merito della legge sul divorzio, più che non ai parlamentari che pur onorevolmente la redassero.
Oggi inoltre non ci sono più i ciclostile unti e illeggibili, i banchetti per strada a raccogliere firme coi piedi gelati, le manifestazioni per cui è necessario farsi venti ore di treno fra andata e ritorno, se vuoi partecipare. Oggi c'è Internet, e perquanto ancora molti non lo vedano, questo è chiaramente il luogo in cui tutto ciò si sta trasferendo.
In America, paese che di solito su queste cose precede l'Europa di un paio d' anni, questo sta già succedendo. L'ultima campagna elettorale è stata fortemente influenzata dalla raccolta di fondi tramite Internet, l'organizzazione Move-on, ad esempio, è stata in grado di raccogliere 200.000 firme nel giro di poche ore, per una petizione da presentare con urgenza in Parlamento, ma soprattutto le idee girano, e chi vuole essere informato oggi ha finalmente la possibilità di farlo.
In Italia, invece, molti considerano ancora l'Internet una specie di scantinato pubblico, un ghetto, un' isola.
Ma sbagliano. Ghetti e scantinati escludono, per definizione, chi vi è rinchiuso. Il prigioniero del ghetto non è in grado di comunicare col resto del mondo, e non può quindi trasmettere il suo malumore, il suo pensiero, le sue idee. Mentre chi usa Internet, nel momento stesso in cui spegne il computer, si ritrova al centro della società, non ai margini. Anzi, rischia addirittura di andare in ufficio e sedersi di fronte alla persona con cui discuteva fino ad un minuto prima, in rete, senza nemmeno saperlo. E se così non fosse, può sempre convincerla a provare a venirci anche lei.
Certo, come già detto tante volte, questo non è affatto facile. Lo sappiamo tutti, e lo sa chiunque ci abbia provato col collega, col vicino o persino col fratello. Ma sarà sempre mille volte meno difficile che arrivare in Parlamento prima, e riuscire a far sentire la tua voce poi, quando inoltre è perfettamente inutile sputare sangue ogni giorno, contro tutto e contro tutti, per riuscire ad imporre l'abolizione della caccia al fenicottero, se prima la popolazione non ha raggiunto la maturità per voler smettere lei di cacciare il fenicottero. Mentre sarà impossibile non fare quella legge, nel momento stesso in cui la popolazione si sarà convinta che non bisogna cacciarlo.
Il vero parlamento, i veri legislatori, siamo tutti noi, ogni volta che parliamo con la persona che ci è accanto. Non cerchiamo di cambiare il mondo. Cambiamo le persone, e il mondo cambierà da solo.
Massimo Mazzucco
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