Sono cinque anni che lo vado dicendo, ma nessuno mi ha mai voluto ascoltare. Ora invece gli scienziati con la “s” maiuscola mi hanno dato ragione, e posso quindi declamarlo a voce alta, una volta per tutte: è stata la stramaledettissima colonna 79 a cedere, innescando il crollo che ha portato il WTC7 alla distruzione totale.
Come avete visto, lo ha detto il NIST, l’Istituto Nazionale per gli Standard della Tecnologia, che era stato incaricato dal governo americano di spiegare al mondo perchè quell’edificio fosse crollato così miseramente, sotto gli occhi di tutti, nel pomeriggio dell’11 settembre 2001.
D’altronde, lo si vedeva benissimo anche dai filmati: quando un edificio crolla in forma così rapida e simmetrica, è chiaramente colpa di una delle colonne. Basta che ceda una di quelle, e tutta l’impalcatura si sfascia come se fosse di bambù.
Nonostante questi indizi evidenti nessuno voleva crederci, e sostenevano tutti che “gli edifici in acciaio non crollano per il fuoco“. Persino gli stessi debunkers, ben coscienti di questa caratteristica dell’acciaio, erano arrivati ad inventarsi “profonde lacerazioni“ e “danni incommensurabili“ all’edificio (che sarebbero stati causati dal crollo della Torre Nord), pur di giustificare in qualche modo il suo “crollo spontaneo”.
E invece non avevano alcun bisogno di mentire: era sufficiente informarsi, per sapere che nei grattacieli in acciaio basta che ceda una colonna qualunque, ... ... per dare inizio alla devastazione totale a cui abbiamo assistito. Gli edifici moderni, come è noto, non hanno alcuna ridondanza, e sono costruiti al limite della resistenza fisica. Mica è come una volta, quando le leggi ti obbligavano ad una ridondanza strutturale tale da poterti portare anche un elefante in ufficio: oggi i grattacieli si costruiscono alla “spera-in-bene”, si avvitano due travi qui e là, e che Dio ce la mandi buona. Se poi viene giù tutto, la colpa è degli inquilini che non stanno attenti a dove mettono i piedi. (Non tutti lo sanno, ma nei grattacieli americani esistono già da tempo dei vistosi cartelli ad ogni piano, che dicono: “Non appoggiatevi alle colonne – pericolo di crollo totale”).
In questo caso nessuno si è appoggiato alla colonna 79, ovviamente, ma è stato il fuoco che ha deciso di violare le leggi della fisica, riducendo l’acciaio ad una specie di bastoncino di liquirizia sotto il sole d’agosto. E’ vero che l’acciaio resiste al fuoco, normalmente, ma in casi eccezionali questo può anche non avvenire.
Sul crollo del WTC7 eravamo tutti un po’ confusi, riconosciamolo, ma per fortuna è arrivato il NIST a mettere le cose a posto: in un colpo solo ha smentito i debunkers raccontapalle, e ci ha finalmente regalato quel trancio di verità che aspettavamo con ansia da quasi sette anni. (Già in precedenza il NIST aveva “spiazzato” gli amici debunkers, che nelle Torri Gemelle avevano puntato tutto sulla “teoria pancake”, solo per vedersela invalidare dallo stesso NIST).
Nessun complotto quindi, nessuna demolizione controllata, e che la vergogna accompagni fino alla morte tutti coloro che hanno osato sospettare dell’onestà dell’amministrazione Bush. D’altronde, bastava ragionare: un’amministrazione trasparente e sincera, che ha sempre messo l’interesse del cittadino davanti al proprio e non ha mai detto una sola bugia in otto anni di governo, perchè mai avrebbe dovuto mentirci proprio sul fatto più determinante di questi otto anni?
Rimangono, è vero, alcune piccole ombre sul crollo di questo sfortunato edificio, ma nulla che non si possa spiegare con un pò di pazienza ed attenzione. Vediamo le principali obiezioni.
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Qualcuno potrebbe domandarsi, ad esempio, come facessero i pompieri, la polizia e persino i cronisti della TV a sapere del crollo addirittura 3-4 ore prima che avesse luogo.
In realtà non lo sapevano, ma lo temevano, e quindi hanno pensato bene di far sgomberare la zona fin dal primo pomeriggio. Si chiama “precauzione”, e non c’è nulla di male nell’applicarla, anche con eccesso. (A chi gli diceva ”Ma perchè sgomberare? Lo sapete che gli edifici in acciaio non crollano per gli incendi!”, i pompieri rispondevano “E tu che ne sai? Ci può sempre essere una prima volta, quindi levati di lì.” E per accertarsi di essere stati chiari, aggiungevano a voce alta: “The building is about to blow up”. Sapevano bene, infatti, che il semplice termine “crollo” non sarebbe bastato a spaventare la gente di New York, per cui hanno rincarato la dose dicendo letteralmente “L’edificio sta per saltare in aria”).
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Ci sarebbero poi da spiegare questi strani “sbuffi” che sono apparsi sul fianco dell’edificio, in alto, pochi istanti prima del crollo, ma si è trattato sicuramente del famoso “effetto whiplash”, da noi noto come “colpo di frusta”.
Quando cede una colonna, i pavimenti si ritirano con violenza verso di lei, fanno sbattere le porte ai piani superiori, e creano la compressione d’aria sufficiente a far esplodere alcune finestre.
(Un pò come per le Torri Gemelle, dove gli “squibs” -- che sembravano denunciare la demolizione controllata -- erano in realtà il risultato di una compressione dovuta al crollo dei pavimenti. Anche quando lo squib si manifesta 30 piani più in basso, naturalmente).
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Ci sarebbero poi quelle maledettissime pozze di acciaio fuso, che sono state trovate sotto le macerie delle tre torri a ben sei settimane dai crolli.
Qualcuno ha suggerito che quelle pozze denunciassero un tipo di esplosivo particolarmente potente, ma in fondo si tratta solo di testimonianze, ed è noto come la gente tenda ad esagerare, in casi come questo. E’ quindi probabile che si sia trattato di qualche fuocherello residuo, che qualcuno nella confusione ha scambiato per metallo fuso.
(Gli stivali dei pompieri si “fondevano” camminando sulle macerie? Gomma di merda, ovviamente, comperata a Taiwan per risparmiare. Comprate stivali seri, di sano cuoio texano, e vedrete che resistono a qualunque temperatura).
Tutte queste testimonianze sono quindi false, o comunque errate. (Non lasciatevi fuorviare dalle immagini dei travi d’acciaio piegati come liquirizia, che stanno in fondo alla pagina linkata. Non ci sono prove che si trattasse di acciaio, e poi sotto il sole può succedere di tutto).
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Un’altra piccola contraddizione da appianare si trova in questo articolo del New York Times, che risale al 1989.
L’articolo spiega come Silverstein avesse rinforzato le strutture del WTC7, prima di prenderne possesso, costruendo una specie di “edificio dentro l’edificio”.
Fra le altre cose, leggiamo:
“Abbiamo costruito con tale ridondanza da poter rimuovere intere porzioni dei piani senza intaccare l’integrità strutturale”. E anche: “Oltre 375 tonnellate di acciaio, che richiederanno 18 chilometri di saldature, verranno installate per rinforzare i piani per le attrezzature supplementari della Solomon.”
Tutto inutile. A che serve rinforzare i piani, ci si domanda, se poi ci si dimentica delle colonne? Anche un bambino ci sarebbe arrivato.
Pensate inoltre a questo aspetto curioso della faccenda: a giudicare dall’articolo del NYT, si potrebbe pensare che sia stato lo stesso Silverstein, con le sue “modifiche” strampalate, a gettare le basi per l’instabilità dell’edificio, e ci si aspetterebbe quindi di vedere il buon Larry trascinato in tribunale dall’assicurazione che ha dovuto rispondere del crollo. Invece la stessa assicurazione ha voluto premiare Silverstein con un rimborso di circa il doppio del prezzo che lui aveva sborsato inizialmente per comperare l’edificio. (Fra l’altro, questo dimostra che la famosa “voracità” delle compagnie assicurative è solo una favola, e che di fronte a casi umani come questo sono invece disposte a soprassedere con grande magnanimità sulle vere responsabilità dei disastri da rimborsare).
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C’è infine da risolvere il caso del testimone Barry Jennings, che avrebbe udito esplosioni nel WTC7 fin dalle prime ore del mattino.
Ma che volete, lui è un semplice ispettore comunale, e non è certo qualificato per distinguere delle esplosioni dal rumore di un cassetto che cade, di una porta che sbatte, o del collega che magari tossisce un po’ forte.
Certo, se improvvisamente ti viene a mancare il pavimento sotto i piedi – come è successo a Jennings - vuole dire che la tosse del collega è proprio bruttina, ma è lo lo stesso NIST a tranquillizzarci, dicendoci che quelle esplosioni non possono esserci state e basta: “The sound levels reported by all witnesses do not match the sound level of an explosion that would have been required to cause the collapse of the building. “I livelli sonori riportati da tutti i testimoni non corrispondono ai livelli sonori di un’esplosione che sarebbe stata necessaria per causare il crollo dell’edificio”.
Come faccia il NIST a conoscere l’esatto “livello sonoro” udito dai testimoni rimane un mistero, ma la correttezza della loro posizione è confermata da questo impeccabile ragionamento:
If the two loud booms were due to explosions that were responsible for the collapse of WTC 7, the emergency responder—located somewhere between the 6th and 8th floors in WTC 7—would not have been able to survive the near immediate collapse and provide this witness account. “Se i due forti “boom” fossero stati causati da esplosioni che sono state responsabili per il crollo del WTC7, l’addetto all’emergenza [Jennings] – che si trovava fra il 6° e l’8° piano – non avrebbe potuto sopravvivere il susseguente crollo e fornire la testimonianza che ci ha dato”.
Siccome Jennings è vivo, quelle non erano esplosioni. Semplice e lineare.
(Non è che per caso erano invece “pre-esplosioni”, proprio di quelle che si usano per demolire edifici particolarmente robusti?)
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Purtroppo, fra le tante belle notizie ce n’è anche una negativa: centinaia di esperti in demolizioni controllate di ogni parte del mondo sono stati improvvisamente licenziati dalle società per cui lavoravano. Non servono più, visto che ora sappiamo che basta minare una sola colonna per far crollare un intero grattacielo di 47 piani. Da oggi in poi basteranno quindi un manovale generico per piazzare il singolo candelotto, e un pensionato della locale bocciofila per dar fuoco alla miccia con un mozzicone di sigaretta acceso. Il resto, sta tutto nella fantasia di chi guarda la TV.
Massimo Mazzucco
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