"REGISTA" FINO ALLA FINE?
Fra gli eventi reali che si susseguono e la simbologia che questi propongono, si è creato lo spazio sufficiente per avanzare un'ipotesi decisamente "folle", ma a questo punto tutt'altro che impossibile. Jan Pawel II, come è chiamato in polacco Papa Woytila, è un personaggio che proviene dal mondo dello spettacolo, ed ha sempre avuto chiara l'importanza dell'aspetto rappresentativo dei pubblici eventi. Non per nulla definito da più parti il papa "mediatico", Woytila ha sempre amato curare lui stesso la "regia" di tutti gli episodi salienti del suo lunghissimo papato. E persino nel caso dell'attentato dell' 81, dove la regia non era certo sua, ha in seguito raccontato che, una volta resosi conto di essere stato colpito, per prima cosa si raccomandò al cuore di Maria, ma subito dopo pensò a tenere sotto controllo la smorfia di dolore, ben conscio di essere sotto l'occhio delle telecamere di mezzo mondo.
Ora, in questo crepuscolo di vita che si trascina ormai da anni, più volte il papa ha detto "che avrebbe fatto il proprio lavoro ... ... finche il Signore gliel'avesse richiesto". Ma la stanchezza interiore lo fa sentire inefficace, e la consapevolezza di aver già detto e fatto tutto quello che doveva dire e fare, aggiunta a quella di non essere più "ascoltato" come una volta dal mondo, possono aver suggerito in lui l'urgenza del ricambio, imponendo una strategia d'uscita degna del grande regista di se stesso che lui è.
A questo aggiungiamo che in realtà c'è ancora una cosa, alla quale lui tiene tantissimo, ma che più di tanto non gli è stato possibile determinare: il nome del suo successore. Hai un bel nominare cardinali di tuo gradimento, fare fuori quelli scomodi, raccomandarti a destra e a manca di non tradire le alleanze già fatte, ma una volta svoltato l'angolo quello che avviene fra quelle mura non dipende più da te in nessun modo.
Non sarebbe quindi questa un'occasione unica, per dare anticipatamente strada al ricambio, pur rimanendo ben vigile sul medesimo?
Certo la rinuncia, tecnicamente possibile, stonerebbe accanto alle sue ripetute dichiarazioni di voler continuare fino alla fine, e sicuramente questo non è un papa che ami rimangiarsi la parola.
Ma entra a questo punto in gioco la simbologia, già di per sè eclatante, della tracheotomia: un papa che non parla più che papa è? Specialmente nel caso di Woytila, una cosa è udire la sua vera voce, tanto internazionale quanto inconfondibile, tanto affannata "fuori" quanto ferma "dentro", ben altra sarebbe sentirsi leggere dei gelidi comunicati - per quanto certamente autentici - da parte di una qualunque autorità ecclesiastica.
"Grande Comunicatore" Woytila non lo sarebbe più, e quello, in realtà, è stato il suo compito primario, assoluto. Al di là di qualunque contenuto o situazione specifici, questo Papa ha passato 25 anni, prima e sopra di tutto, a "comunicare".
Ecco che allora, conscio di non poter più essere ciò che è sempre stato, Woytila potrebbe cogliere il momento per farsi da parte, riservandosi nel frattempo la possibilità di osservare da vicino - e sicuramente di condizionare in qualche misura, se necessario - cosa succede "dopo la sua morte".
Allora sì che potrebbe andarsene in pace davvero, allora sì che il Grande Spettacolo sarebbe completo. In fondo, anche Mosè ha voluto uscire di scena solo dopo aver raccontato ai posteri la propria morte, come avviene negli ultimi versi del Pentateuco.
Indicativo, al proposito, sarebbe ciò che è accaduto ieri, poche ore prima del ricovero: il Papa avrebbe dovuto presenziare ad una cerimonia interna, per la ratifica di certe santificazioni, ma all'ultimo momento si è preferito non farlo intervenire di persona, lasciando al Cardinal Sodano il compito di leggere per suo conto un breve messaggio ai convenuti.
Il Papa ha fatto sapere che li avrebbe osservati in silenzio, in TV, dalla stanza accanto.
Massimo Mazzucco
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GRAZIE WOYTILA Una recente riflessione sul papato di Giovanni Paolo II.