QUANDO LA VERITÀ FA MALE
L'assassinio di Theo van Gogh
Nella grande spaccatura che si sta evidenziando sempre più, fra coloro che cercano la verità a tutti i costi, e coloro che la rifuggono perchè a loro costerebbe troppo, Theo van Gogh era certamente uno dei primi. Il mezzo che usava era il cinema, e proprio un suo cortometraggio, di soli dieci minuti, era riuscito ultimamente ad arrivare al cuore di un problema grande quasi quanto l'Islam stesso: la concezione della donna all'interno dell'insegnamento e della pratica ortodossa di quella religione.
Che sia stato aizzato da personaggi della destra xenofoba olandese, che in questi giorni stanno godendosi in pieno i frutti della viscerale reazione anti-islamica, o che abbia maturato questa decisione tutto da solo, appare scontato che l'assassino di van Gogh abbia agito per vendicare il suo piccolo film, che ha messo a nudo un enorme tabù culturale all'interno del mondo islamico.
Il film narra di quattro donne islamiche, che si ritrovano a chiedere aiuto ad Allah dopo essere state picchiate, violentate, e costrette al matrimonio dagli uomini dei loro villaggi. In una scena, girata in controluce, si intravvedono le forme dei loro corpi attraverso lo chador, e sulla loro pelle appaiono … … delle citazioni coraniche, vergate a sangue, che riportano le punizioni prescritte dal Corano per le donne che ne trasgrediscano la legge.
Un concetto, un'immagine, una sintesi artistica, che sono bastati a scatenare un vero e proprio putiferio all'interno del mondo islamico. Van Gogh - autore "scomodo" in più di un senso - era già stato fatto oggetto in precedenza di minacce di morte, e ormai non ci faceva più caso. Ma Mohammed Bouyeri, un 26enne di nazionalità marocchino-olandese, esposto da vicino ad una verità così cruda ed insopportabile, non ce l'ha fatta. Ha aspettato van Gogh in strada, e quando questo è sceso dalla macchina lo ha prima accoltellato, e poi gli ha sparato, illudendosi forse che ammazzandone il portatore, avrebbe ucciso anche l'idea che era con lui.
Mohammed non ha infatti, dalla sua parte, un sistema di filtro che lo protegga dalla verità, come abbiamo noi occidentali. A proteggere noi ci sono i media, organizzati ed efficienti, che si occupano regolarmente di spegnere, nascondere, negare, deviare, o anche solo ammorbidire, le varie verità che non saremmo in grado di sopportare. Solo così facendo noi possiamo continuare a fare quello che facciamo, a produrre ciò che produciamo, a credere in ciò in cui crediamo.
Invece Mohammed non solo non aveva questo filtro, ma sono stati proprio i nostri media, nel diffondere e rendere noto al pubblico il contenuto del film di van Gogh, a unirsi contro di lui e ferirlo in maniera inaccettabile.
E' strano come questo nostro occidente si ricordi di colpo di essere "aperto", "democratico", "rispettoso della libertà di espressione", quando si tratti di veicolare un'idea che gli fa particolarmente comodo. Viene però da domandarsi se mai il film di van Gogh avrebbe avuto anche solo un decimo del supporto che ha avuto, fra i media, se avesse mostrato, ad esempio, cosa stiamo facendo noi occidentali, proprio in questi giorni, alla popolazione di Falluja.
Ma ancora una volta, i conti fra occidente e Islam sembrano tornare alla perfezione: sia per l'uno che per l'altro, pare che chiunque inciampi in una verità scomoda debba venire ucciso: simbolicamente, asetticamente, mediaticamente, nel mondo occidentale; con le crude mani, di persona, affogati nel sangue, in quello barbarico e medioevale dei musulmani.
Nessuno è nel giusto, ovviamente, sbagliano tutti e due, e van Gogh ha pagato con la vita proprio questo suo tentativo di dirlo a voce alta.
Massimo Mazzucco