Quello che fino al secolo scorso era considerato uno dei mestieri più belli in assoluto - il pilota di aerei civili - sembra che si stia trasformando rapidamente in una categoria di persone frustrate e demotivate, capaci di azioni che sono certo poco tranquillizzanti per la sicurezza dei passeggeri.
Due settimane fa abbiamo avuto il caso clamoroso - stando almeno alla versione ufficiale - di Andreas Lubitz, il pilota "depresso" che ha deciso di farla finita proprio mentre era al comando dell'Airbus precipitato sulle Alpi francesi.
Pochi giorni fa due
piloti della Air India si sono messi a fare a cazzotti fra di loro, in cabina di pilotaggio, poco prima del decollo. L'aereo è poi partito regolarmente, anche se all'arrivo i due piloti sono stati sospesi dal servizio (non sarebbe stato meglio sospenderli subito,
prima che decollassero belli incazzati l'uno con l'altro?)
Ieri un pilota dell'Alitalia si è
messo a sparare, fra le mura domestiche, per una lite familiare. Anche lui, fortunatamente, è stato sospeso dal servizio. [...] E negli ultimi anni ci sono stati
diversi casi di piloti di linea, soprattutto in America, che si sono seduti ai comandi ubriachi fradici. (
Qui un altro caso, verificatosi ad Amsterdam nel 2000).
Certamente, tutti sospesi, ci mancherebbe. Ma a questo punto ci si domanda: quanti saranno i piloti con problemi personali che volano regolarmente tutti i giorni, senza che le compagnie aeree se ne accorgano? E' davvero possibile che il mestiere di pilota sia diventato un tale tran-tran, sottopagato, stressante e supersfruttato, da aver trasformato questi eroi del cielo in pericolose mine vaganti?
Massimo Mazzucco