L'ultimo articolo di Guido Olimpio sul Corriere di oggi (allegato) rappresenta l'ennesimo caso di tradimento di una delle professioni più nobili mai esistite da parte di un suo praticante.
A meno di essere completamente rimbecillito, io ricordo infatti che una volta il "giornalista" - quello degno di quel nome, intendo - facesse il suo mestiere senza mai dimenticare a casa uno dei più meravigliosi doni che la Natura ci abbia dato: lo spirito critico. Mentre l'intelligenza, che ci distingue ovviamente dagli animali, lo fa soltanto in termini quantitativi, è la nostra capacità di ragionare in astratto - lo spirito critico appunto - che separa nettamente l'uomo da qualunque altro essere vivente.
Sia chiaro, qui nessuno sta dicendo che "una volta ci fosse libertà di stampa", e oggi non più, ci mancherebbe. Ma fino a qualche anno fa il giornalista riusciva comunque a "inoculare" il suo pezzo - per quanto delicato fosse l'argomento - di una certa sua angolazione critica, che rendeva appunto il suo mestiere diverso da quello di una comune fotocopiatrice di notizie dì agenzia.
"Direttore, c'è il nostro inviato che da stamattina non ha scritto una sola riga!" "Cambiategli il toner, vedrai che era rimasto a secco".
E mentre oggi l' "arte del condizionale" è ormai scomparsa dalle pagine … … dei nostri quotidiani - che cosa ci vuole a scrivere "gli attentati di cui bin Laden sarebbe il responsabile", invece che "gli attentati di cui bin Laden è il responsabile"? Non mi dirai che ti licenziano per quello, no? - il ruolo delle nostre "penne" è tristemente diventato quello del pennino: la punta che scrive ciò che le viene ordinato di scrivere, senza metterlo più minimamente in discussione.
Quando un Olimpio scrive che << “Azzam l’americano”, il nuovo portavoce di Al Qaeda […] lancia il suo messaggio «agli americani e al resto della Cristianità: “Pentitevi del vostro comportamento fallace ed entrate nella luce della verità o tenetevi il vostro veleno e soffrite le conseguenze di ciò in questo mondo e nel prossimo”>> dimentica in un solo istante mille e trecento anni di storia in cui l'Islam si è dimostrato assolutamente tollerante rispetto a tutte le altre religioni. Non si accorge inoltre che "pentimento per un comportamento fallace", "entrare nella luce della verità", e "soffrire le conseguenze" sono concetti moto più sviluppati (abusati?) proprio nel cristianesimo che non nell'Islam. In altre parole, questo Azzam, come "convertito", non è che ci faccia proprio una gran bella figura. Sembra più che altro di sentir parlare il mio parroco quando va in automatico.
Non per questo, sia chiaro, si chiede al giornalista come Olimpio di non scrivere articoli basati su notizie palesemente artificiali, gli si chiede semplicemente di farlo con quel tanto di attenzione da non prestarsi ciecamente a fare da passacarte. Gli si chiede di soppesare ciò di cui parla con la sua esperienza e conoscenza, "filtrando" appunto il tutto con una buona dose di spirito critico. Invece:
"Gli esperti non escludono che le parole di Azzam rappresentino una sorta di avvertimento e un invito a cambiare strada prima che scatti “una punizione”, ossia un nuovo attacco terroristico."
Signor Olimpio, se lo è mai domandato lei, chi siano questi "esperti?"
Signor Olimpio, lei si rende conto che se il 12 di settembre 2001 tutti quelli che si fregiano del titolo di giornalista come lei avessero usato il proprio cervello, oggi non saremmo nelle condizioni pietose in cui ci troviamo?
Se centinaia di "pennini" ubbidienti, invece di ripetere al mondo le imbecillità che il governo americano gli raccontava, si fossero solo domandati come sia possibile che degli aerei di quelle dimensioni vengano dirottati e portati a bersaglio da quattro beduini che non hanno mai guidato un jet nella loro vita, forse oggi non si ritroverebbero, loro stessi, con il bavaglio cacciato fino in gola, e obbligati a scrivere che "con un nuovo video, l’ideologo qaedista Ayman Al Zawahiri, invita gli americani a convertirsi" per portare a casa la beneamata pagnotta.
Davvero non lo sa, Signor Olimpio, che "Al-Queda" è stata inventata dalla CIA? Guardi che lo hanno detto loro, mica l'ho detto io.
Massimo Mazzucco
Dal CdS del 2.9.06
(versione web)
Al Zawahiri: «Americani convertitevi»
Accanto a lui «Azzam l’americano», un californiano di 28 anni, esperto di pc, presentato come il nuovo portavoce di Al Qaeda
Con un nuovo video, l’ideologo qaedista Ayman Al Zawahiri, invita gli americani a convertirsi. E lo fa in modo originale. Dopo una breve introduzione, con un appello agli ascoltatori a prestare attenzione, il dottore egiziano lascia la parola ad “Azzam l’americano”, il nuovo portavoce di Al Qaeda. Azzam l’americano è il nome di guerra di un giovane californiano, Adam Gadahn. Ventotto anni, cresciuto a Garden Grove (California centrale), il militante ha una storia incredibile.
Vive per diversi anni insieme alla sua famiglia in una fattoria senza luce ed acqua. Il padre, ex musicista, alleva pecore e nei ritagli di tempo educa i figli. Ma Adam è ben presto attratto, come confesserà lui stesso sul suo sito, dalla musica metallara e “indemoniata”. Vive nel disordine più completo, senza badare alla pulizia e alla cura personale. La sua vita cambia radicalmente quando si trasferisce a Santa Ana e si converte all’Islam. E qui che entra in contatto con un attivista che gli permetterà di raggiungere l’Afghanistan dove Adam entra nell’orbita qaedista.
Bravo con il computer e le teconologie “Azzam l’americano” diventa di fatto uno tra i responsabili media dell’organizzazione. Secondo fonti Usa c’è la sua mano dietro l’intensa e raffinata produzione di video. La figura di Adam viene indicata dai leader qaedisti come modello ideale per le possibili reclute in Occidente. E’ il “mujahed” bianco, che rifiuta il suo credo e sceglie quello islamico.
Nel video il militante, con un turbante bianco e seduto davanti ad un computer, lancia il suo messaggio «agli americani e al resto della Cristianità: “Pentitevi del vostro comportamento fallace ed entrate nella luce della verità o tenetevi il vostro veleno e soffrite le conseguenze di ciò in questo mondo e nel prossimo”. Il giovane californiano denuncia anche le “colpe” dell’Occidente come lo schiavismo in Africa, il massacro degli indiani in America e le bombe atomiche sul Giappone.
Il messaggio, lungo 41 minuti, cade alla vigilia del quinto anniversario dell’11 settembre e coincide con diversi allarmi terrorismo: nel Sinai dove le autorità danno la caccia ad un commando, in Gran Bretagna dove è stata effettuata una nuova retata e in Marocco dove è stata smantellata una pericolosa organizzazione. Gli esperti non escludono che le parole di Azzam rappresentino una sorta di avvertimento e un invito a cambiare strada prima che scatti “una punizione”, ossia un nuovo attacco terroristico.
Guido Olimpio
02 settembre 2006