PAROLE, PAROLE PAROLE…
A proposito del rapimento di Giuliana Sgrena, giornalista del "Manifesto" inviata in Iraq, Berlusconi ha detto: "Speriamo che sia un sequestro in un ambito politico in modo che ci sia la possibilita' di arrivare presto ad una soluzione del caso". Vuole forse far intendere che se fosse invece un sequestro a fine di lucro, di trattare non se ne parla? (Ah, ma allora Cupertino e gli altri erano un caso politico, visto che andò a buon fine. E come lo avremmo risolto, di grazia, se non a suon di bigliettoni? Ritirandoci forse dall'Iraq, come "politicamente" avevano chiesto i rapitori?)
Dal canto suo Fassino fa sapere che "i DS sono pronti a collaborare con il governo al fine di ottenere i migliori risultati nel più breve tempo possibile". Perchè non dovrebbero, scusate? C'è bisogno di annunciarlo in maniera così altisonante? Dobbiamo forse dedurre che la vita di un nostro giornalista debba dipendere dall'entusiasmo con cui il parlamento unito si dedica alla sua liberazione? Perchè allora dovremmo fare dei brutti pensieri... ... riguardo ad un altro giornalista italiano, sequestrato e morto dimenticato in Iraq, per il quale Berlusconi non si scomodò nemmeno dalla sua villa in Sardegna, e per la salvezza del quale non ci sembra che la stessa sinistra abbia poi fatto fuoco e fiamme.
Solita sintonia invece fra Gianfranco Fini e il suo Presidente del Consiglio: "Anche se il confine tra la delinquenza politica e la criminalità comune è labile - dice il primo - non ci sono elementi per parlare di «sequestro politico»". Andiamo bene. Anche perchè il gruppo che avrebbe rivendicato l'attentato, sul solito sito web di cui mannaggia non si riesce mai a risalire al responsabile, "si lancia un ultimatum - riferisce l'Unità - diretto al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi affinché ritiri entro 72 ore i militari italiani". Ma Fini è Ministro degli Esteri, e lui queste cose non è tenuto a saperle.
Per fortuna a chiarire la confusione - ma non vi sembra che lo facciano apposta, certe volte? - arriva Bertinotti che ci dice: "Per aprire la strada alla trattativa con i sequestratori, per liberare la giornalista del Manifesto, si levi un appello di tutto il Paese perché sia liberata Giuliana, una donna, una giornalista indipendente, un'amica della pace e del popolo iracheno, avversa alle forze di guerra degli Usa e dell'Alleanza." (Perchè se invece fosse un uomo, impastoiato o magari concorde con la linea governativa, la sua vita varrebbe di meno? Ma allora anche lui….). Sulle proprie premesse, Bertinotti conclude: "La politica e la diplomazia si mobilitino per salvare la vita di una nostra concittadina dicendo le parole giuste e intraprendendo tutte le strade necessarie".
Quindi, secondo Bertinotti, la politica dovrebbe attivarsi soprattutto perchè la Sgrena è "avversa alle forze dell'Alleanza", avversa cioè alle forze di quello stesso Berlusconi che si augura che il rapimento sia di carattere politico così lui lo risolve in fretta.
Dobbiamo quindi dedurre che Bertinotti e Berlusconi di fondo siano d'accordo. Oppure, per spiegare questa lampante contraddizione, bisognerà pensare che Bertinotti sia particolamente portato all'opportunismo di tipo verbale. Non fu lui, dopotutto, ad andare alla manifestazione indetta dai familiari di Cupertino e C., ma "non a livello politico, solo a livello personale"? Cosa farà per la manifestazione indetta per questa sera a favore della Sgrena? Ci andrà il Bertinotti segretario di partito, mentre il Bertinotti uomo rimane a casa a guardarsi in TV? (Così almeno uno si salva sempre, e casomai rientra dalla finestra lunedì mattina?)
La verità è che la gente crepa per gli interessi di pochi privati venduti alle masse come interesse pubblico, i politici girano il mestolo nel pentolone inutile delle parole vuote, e noi coglioni siamo qui a dar retta a tutti e gli paghiamo pure lo stipendio a fine mese.
Quando avremo un politico che pensa quello che dice, che dice quello che pensa, e soprattutto che dopo fa davvero quello che ha detto di pensare?
Massimo Mazzucco