Mi ha scritto una persona che non conosco, descrivendomi la sua situazione lavorativa, non certo esaltante. Vivendo all'estero da molti anni non conosco da vicino le problematiche di cui parla, ma ho deciso di pubblicare comunque la sua lettera, perchè mi sembra un argomento che possa riguardare anche molte altre persone. M.M.
Mi chiamo Pietro, sono originario della zona vesuviana, ho 31 anni e, come tanti miei coetanei e conterranei, ho voluto (per non dire dovuto) cercare la mia fortuna altrove.
A 25 anni, nel 2006, dopo mille lavori in nero, sempre senza alcua garanzia e senza alcuna tutela, ho trovato la prima opportunità della mia vita per un contratto vero (beh, almeno per le leggi in vigore).
Sono partito per Roma, dove una ditta di Napoli che si occupava di Body Rental per il settore informatico spediva presso una grande azienda operante per il settore aerospaziale tecnici da adibire al servizio di help desk al cliente.
Nei fatti, non solo dovevo risolvere i problemi di natura tecnica degli utenti (dipendenti dell'azienda parastatale per la quale prestavo servizio) che si trovavano col PC in panne, ma spesso facevamo anche organizzazione logistica, facchinaggio, assemblaggio e disassemblaggio componenti informatici, persino messa in sicurezza di magazzini e uffici... sempre con paga al minimo sindacale (e neanche ne sono tanto sicuro), ci mancherebbe.
Avevo iniziato da co.co.pro, ho continuato con un contratto a termine, sono passato ad una nuova dtta di servizi nel 2010 (mantenendo la mia posizione da esterno in outsourcing presso lo stesso cliente), ancora altri due anni a tempo determinato e poi, che bello (sigh), tempo indeterminato!
Da allora in poi, un vero e proprio inferno.
Eh, si, perchè la ditta di servizi della quale sono dipendente è entrata in crisi ... ... e non ci paga lo stipendio da diversi mesi. Siamo tra l'incudine ed il martello, presi dal dubbio se far esplodere questo maledetto bubbone del lavoro subordinato mascherato da outsourcing: protestare e scioperare affinchè l'azienda cliente (che continua a pagare regolarmente e senza alcun intoppo la ditta di servizi), faccia qualcosa per risolvere il contratto e farci avere quanto ci spetta invece di pagare questi sciacalli, o, come si dice a Roma, "fare pippa", per la paura di esser mandati via, appunto, dal cliente, perchè diventati "ospiti non graditi" (è questa la definizione che viene appioppata agli esterni che fanno casino e tirano in ballo i sindacati).
Ho visto in questi anni dipendenti interni addetti alle mansoni dell'ambito informatico rigirarsi i pollici e prendere stipendi quasi il doppio del mio, ho visto dirigenti voltare le spalle alla nostra situazione che comincia ad avere del tragico (non ci spediscono neanchè più i buoni pasto, per fare la spesa e pagare l'affitto devo farmi dare in prestito i soldi da mia madre che ha una magra pensione di reversibilità ed è anche lei in affitto già a Napoli, e così come me, quasi tutti i miei colleghi).
Capitolo a parte l'evoluzione dei nostri contratti: da co.co.pro. a collaboratori, a metalmeccanici, a contratto del commercio (un contratto che, senza offesa, spetterebbe al dipendente di un supermercato, non ad un informatico), quest'ultimo, di fatto annulla l'assenteismo (dopo il 3° giorno di malattia in un anno, cominciano a ridurti la paga volta per volta), tuttavia prevede (magra consolazione) una convenzione sanitaria per le visite specialistiche, fatto salvo che la nostra ditta non ha mai versato la quota di sua competenza, continuando a trattenere la nostra in busta paga. Senza copertura, quindi, cornuti e mazziati, come si dice.
Massimo, non pretendo che questa mia lettera sia in cima alle tue attenzioni, ma spero che almeno per la soddisfazione mia e di quelli che come me sono diventati "sottoschiavitù" per colpa dell'outsourcing selvaggio, ci possa essere uno spazio sul sito per lottare con tutte le armi a disposizione della rete questa piaga.
Ti ringrazio e ti auguro buon lavoro.
Pietro
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