Dall'Unità del 20 gennaio 2007 leggiamo:
Negare la Shoah sarà reato. Il Cdm vara la legge.
"Bisogna tenere alto il livello di guardia contro ogni rigurgito di antisemitismo». con queste parole, il ministro della giustizia, Clemente Mastella, annuncia la presentazione al prossimo consiglio dei ministri del 27 gennaio, che coincide con la celebrazione della Giornata della memoria, di un disegno di legge contro il diritto di negare la Shoa, Olocausto degli ebrei. In una nota diffusa dal suo dicastero, il Guardasigilli aggiunge: «Il ddl, che sarà approntato ascoltando le comunità ebraiche, assume un rilievo fondamentale per tutte le minoranze. negare che quei fatti sono avvenuti significa che quello che è stato documentato è falso. É quindi un offesa alla memoria e alla storia». Il presidente dell'Ucei, Renzo Gattegna, ricevuto ieri in delegazione nel dicastero di via Arenula, ha spiegato che i testimoni diretti dell'Olocausto via via non ci saranno più. per questo un ddl è importante «quando l'aspetto emotivo dell'Olocausto perderà vigore e bisognerà rafforzare l'elemento culturale con un particolare impegno verso le nuove generazioni». Il Guardasigilli si augura ora che «ci sia la collegialità del governo nel sostenere questo disegno di legge perché- spiega- alcune cose non siano ostaggio di false memorie. Sono convinto- conclude- che riabilitare le verità storiche è una priorità non un vezzo culturale». L'articolo prosegue
qui.
Il problema che pone questa notizia è semplicemente enorme, e si presenta sotto molteplici aspetti, di cui l'ultimo che ci dovrebbe interessare è proprio quello dell'Olocausto.
Personalmente, fra l'altro, io non ho il minimo dubbio che l'Olocausto ci sia stato. Ho amici che sono sopravvissuti a Dachau e Buchenwald, i numeri sul braccio li ho visti di persona, … … e i loro racconti mi sono bastati per capire cosa sia successo là dentro. Che poi gli ebrei sterminati fossero seimila o sei milioni per me non fa nessuna differenza: il crimine di genocidio è prima di tutto ideologico, e la sua gravità non varia quindi con il numero delle vittime. (Mi interessa casomai sapere come si sia arrivati a questo orrore, e di chi siano state le
vere responsabilità - se proprio vogliamo parlare di Verità Storica - ma come dicevo non è questo che ci interessa discutere qui).
Il problema sollevato da questa proposta di legge sta a monte dell'Olocausto, e sarebbe identico se stessimo parlando dell'estinzione delle foche, della scomparsa dei Maya, delle migrazioni dei Neanderthal, o di qualunque altro fatto storico mai dibattuto: il discorso di Mastella infatti mette in gioco due principi fondamentali, che con il singolo evento non hanno nulla a che fare.
Il primo è il
principio secondo il quale un individuo o entità qualunque possa arrogarsi il diritto di stabilire una certa verità storica, a discapito di altre.
Chi a questo mondo può mai avere la presunzione di affermare con certezza che un qualunque fatto storico sia avvenuto nei modi e nei tempi in cui la Storia ci racconta che sia avvenuto?
Bastano forse delle fotografie di Guglielmo Marconi che traffica con antenne e accumulatori, oppure "i giornali dell'epoca", o il Premio Nobel che l'italiano ha ricevuto, per avere la
certezza che sia stato lui ad inventare la radio? Provate a chiederlo a un certo Nikola Tesla, se per caso la pensa allo stesso modo. Oppure ci dovremmo accontentare del fatto che "tutto il mondo sappia" che sia stato un certo William Shakespeare a scrivere "Amleto", "La tempesta", o "Romeo e Giulietta", per darlo come un fatto scontato? Perchè anche in quel caso pare che le cose siano andate un pò diversamente.
Se inoltre ci dovessimo sempre attenere - come vorrebbe Mastella - a "quello che ci dice la storia", bisognerebbe anche affermare che sia stato un certo Oswald a uccidere Kennedy, che nel 1969 l'uomo sia andato sulla Luna, e - ormai è "accertato" anche questo, vero? - che a buttare giù le Torri Gemelle siano stati 19 beduini grazie alle proprietà miracolose del kerosene.
Davvero possiamo dici tutti così certi di queste "verità storiche"?
Non fu lo stesso Napoleone a dire che "la storia è soltanto una bugia su cui ci si è messi tutti d'accordo"? E non stiamo certo parlando di un signore che abbia passato la vita in casa a fare la calzetta, dopotutto.
Ma il problema di arrogarsi il
diritto di affermare una certa verità storica è solamente il minore dei due. Il problema maggiore, sollevato dall'infelice proposta di legge, sta nella violazione del
diritto altrui di affermare comunque quello che si vuole, indipendentemente da quello che dicano tutti gli altri. Se io voglio sostenere che la Torre di Pisa è dritta come un fuso, non posso farlo solo perchè "è accertato storicamente" che pende da una parte? Ho o non ho il diritto di scegliere io come e quando fare la figura dell'imbecille davanti al mondo intero?
Si chiama libertà di espressione, e non risulta che la Costituzione la limiti a "quanto storicamente accertato" da chiunque sia: "Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero - dice l'Articolo 21 - con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione."
Tutti vuol dire tutti, liberamente vuol dire liberamente, e ogni vuole dire ogni. E "il proprio pensiero" è quello di ciascuno di noi, e non quello di Mastella o di chiunque altro. E certamente la Costituzione non distingue quello "giusto" da quello "sbagliato".
Altrimenti non è più una libertà, ma soltanto una presa in giro.
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Ma la logica stessa a cui ricorre Mastella per validare la sua tesi risulta tanto perversa quanto fallace: "negare che quei fatti sono avvenuti - dice Mastella - significa che quello che è stato documentato è falso. É quindi un offesa alla memoria e alla storia."
Chiaramente, se certi fatti sono documentati, "negare che quei fatti sono avvenuti significa [inferire] che quello che è stato documentato è falso". Non ci piove. Ma questo non è necessariamente "un'offesa alla memoria e alla storia", visto che abbiamo appena chiarito come nessuno abbia il diritto, nè la capacità nè la possibilità di stabilire con certezza cosa sia avvenuto nella Storia e cosa no.
Se il fatto quindi è avvenuto davvero, si potrà anche trattare di una "offesa alla memoria" il negarlo, ma la cosa finisce lì, nel momento in cui scatta il famoso Articolo 21. Se invece il fatto non è avvenuto, oppure non lo ha fatto in quei termini, si tratterà casomai di una falsificazione da parte di ci ha raccontato quella bugia. E quindi colui che ha mentito nel raccontarci la Storia, se proprio vogliamo, da perseguire, e non certo chi ne abbia messo a nudo l'eventuale errore.
O forse il Signor Mastella vive un mondo in cui nessuno racconta mai le bugie?
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Come vedete, non c'era nemmeno bisogno di nominare l'Olocausto, per confutare la tesi di Mastella.
E se comunque ne volessimo parlare, bisognerebbe prima di tutto domandarsi per quale motivo si dovrebbe "proibire" di negare uno sterminio degli ebrei, ma non quello, ad esempio, dei pellerossa americani (e non sono pochi a negarlo, riducendo le cifre originali, di svariati milioni, a poche, "risibili" migliaia). Oppure quello degli stessi palestinesi, la cosiddetta Nabka, di cui invece nessuno al mondo sembra conoscere l'esistenza.
C'è davvero tutta quella differenza, fra negare apertamente un fatto storico a tutti noto, e non nominarne invece mai un altro, con il chiaro intento di mantenerlo del tutto ignoto?
Ma il problema, come già detto, si pone prima di tutto a livello di diritto individuale, mentre ci viene mascherato da problema storiografico, "specifico dell'Olocausto", nell'intento palese di modificare i principi assoluti che questo contiene.
Se infatti il principio passasse per l'Olocausto, qualcuno ci deve spiegare perchè non dovrebbe valere anche per l'undici settembre, per l'omicidio Kennedy, o per qualunque altro evento storico in cui chiunque sentisse il bisogno di porre delle domande su quanto ci viene raccontato.
Rivolgo quindi a tutti l'invito a non cascare per l'ennesima volta nel tranello di discutere "Olocausto sì", "Olocausto no", perchè è chiaramente il mezzo per distogliere l'attenzione dal vero problema.
Il problema è quello dei
principi e dei
diritti dell'individuo, che si cerca di modificare attraverso certi eventi particolari i quali, manipolati in un certo modo, possono comportare in qualche misura una loro distorsione.
Massimo Mazzucco