NON C'È PIÙ IL VAIOLO DI UNA VOLTA
Mentre in Italia un recente congresso medico non ha trovato di meglio che incolpare la "medicina alternativa" per il recente aumento di malattie in genere, negli Stati Uniti è esploso il secondo caso in un mese di una medicina a larga diffusione popolare dagli effetti …tutt'altro che collaterali. Un paziente su due che faccia uso di Celebrex, un antinfiammatorio indicato soprattutto per osteoartite ed artrite reumatoide, raddoppierebbe in pochi mesi le probabilità statistiche di avere un infarto.
Di questo naturalmente la Pfeizer, produttrice del Celebrex, era al corrente da almeno un anno, ma solo quando uno studio fatto dalla Societa Nazionale per la Ricerca sul Cancro è riuscito ad arrivare sulle prime pagine, i boss del gigante farmaceutico "hanno preso atto" di questi risultati. Caso vuole, però, che nel frattempo avessero anche loro incaricato un gruppo - privato, questo - per una ricerca sugli effetti collaterali del Celebrex. E indovinate un pò cosa dice… … questo secondo studio? No, non che il Celebrex non fa male - in questo campo è sempre meglio evitare affermazione categoriche, non dimentichiamolo - ma che "non risultano prove scientifiche che leghino l'assunzione della medicina a casi specifici di infarto". Anche per Di Bella, volendo, "non c'erano prove scientifiche che il suo sistema funzionasse". Se solo i malati di cancro sapessero come fu condotta quella ricerca….
Tutto da rifare quindi, per ora il Celebrex rimane sugli scaffali di mezza America. Il problema, se così lo si può chiamare, è che oggi gli aficionados del Celebrex sono oltre dieci milioni, i quali si sparano regolarmente dalle due alle quattro capsule al giorno, al prezzo ultra-concorrenziale di soli due dollari a capsula. Risultato: qualcosa come venti miliardi di dollari di fatturato annuo. Per una sola medicina.
E le medicine di questo tipo sono ormai un centinaio - tutte uguali, tutte assolutamente utili solo quanto sono dannose per altri versi - che si fanno concorrenza sul mercato a suon di milioni di dollari di pubblicità. Un recente calcolo dice che per ogni dollaro investito in pubblicità una casa farmaceutica porta a casa mediamente 4.2 dollari di fatturato. Toglici pure tutte le spese che vuoi… ti viene voglia di inventare una medicina nuova ogni giorno. E infatti, è più o meno quello che sta succedendo.
Sono sempre di più le testimonianze di quei pochi medici onesti che ancora soppravvivono alla corruzione sistematica, i quali denunciano il solito venditore della casa farmaceutica - pusher, potremmo chiamarlo a questo punto - per avergli offerto "un viaggio premio alle Bahamas" per un improbabile congresso di specialisti, in cambio della sua promessa di sostituire la raccomandazione di una medicina concorrente con la propria. Ma non solo: si ha anche notizia, ad esempio, di casi in cui il medico si è rifiutato di prendere una "stecca" da 2000 dollari per ogni paziente che avesse sottoposto ad uno "studio scientifico" (finto, naturalmente) inteso proprio a provare le qualità straordinarie di un certo prodotto. Se calcoli che uno studio scientifico decente comporta almeno una cinquantina di pazienti, sono circa centomila i dollari a cui bisogna avere il coraggio di dire di no ogni volta che una casa farmaceutica bussa alla tua porta.
E quando di medicine non te ne vengono più in mente, si inventano direttamente nuove malattie: chi aveva mai sentito parlare della ADS, ovvero "Sindrome da deficit di attenzione", nei ragazzi in età scolare? Noi una volta dicevamo che si annoiano e basta. Oggi invece per loro c'è una medicina apposta.
Ma c'è ancora di più. Per riuscire a fregare anche i pochi medici onesti che sono rimasti, le case farmaceutiche si stanno ingegnando in ogni maniera possibile: è di ieri la notizia che la Shering-Plough, produttrice di un anti-depressivo chiamato Neuron'A, ha ammesso di aver disseminato nella classe medica false informazioni sul proprio prodotto, dove si sostiene che sia efficace anche contro una ventina almeno di altri disturbi, per i quali invece non fa assolutamente nulla. Neuron'A fattura da solo due miliardi di dollari all'anno. Niente male, per un placebo qualunque.
Per non parlare poi della recente intervista ad un ricercatore scientifico, il quale lamentava - nemmeno troppo velatamemte - che certe malattie "come il vaiolo, per il quale abbiamo ancora da parte milioni di dosi di vaccino inutilizzato, sono ormai praticamente estinte".
E noi che eravamo convinti che lo scopo della medicina moderna fosse quello di curarci prima di tutto.
La prossima volta che sentiamo dire "non esistono prove scientifiche che indichino la pericolosità di un certo prodotto", domandiamoci immediatamente se per caso esistano prove della sua non-pericolosità. Perchè se non esistono nè le une nè le altre, vuol dire semplicemente che uno studio serio non è mai stato fatto.
E la prossima volta che sentiamo parlare di "studio scientifico" in generale, rizziamo comunque le orecchie, e chiediamoci almeno a chi possano convenire i risultati di quello studio, prima di farci ammaliare dal calore rassicurante della parola "scienza". Potrebbe anche essere la parola che ci porta alla tomba.
Massimo Mazzucco
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