(L'articolo originariamente si intitolava "Obama rieletto presidente").
Poche cose possono essere più istruttive che non seguire i commenti televisivi dei conservatori americani, per comprendere che cosa sia veramente successo nelle elezioni che hanno confermato alla presidenza Barack Obama.
Da circa 24 ore infatti tutti, assolutamente tutti, i
think tank repubblicani stanno cercando un capro espiatorio su cui scaricare le colpe per la bruciante sconfitta nelle presidenziali di ieri.
"Non abbiamo scelto un candidato abbastanza conservatore", dicevano alcuni, riferendosi alle posizioni troppo moderate tenute da Mitt Romney nelle ultime settimane di campagna elettorale (quando cercava di conquistare il voto degli elettori indecisi, al centro dello schieramento). "Non abbiamo scelto un candidato abbastanza moderato" dicevano altri, riferendosi alle posizioni troppo estreme tenute da Mitt Romney nei primi mesi di campagna elettorale (quando cercava di conquistare la nomination repubblicana, corteggiando in modo spudorato gli estremisti del Tea Party).
"Abbiamo scelto un candidato che cambiava troppo spesso posizione", dicevano un po' tutti, riferendosi alle palesi contraddizioni in cui andava inciampando sempre più spesso Mitt Romney, ... ... nel disperato tentativo di traghettarsi dall'estrema destra al centro moderato sperando che nessuno se ne accorgesse.
Ma la cruda verità, nonostante i patetici tentativi di trovare un capro espiatorio a basso prezzo, sta finalmente iniziando ad emergere fra le fila dei repubblicani: non ci sono più in America abbastanza bianchi per vincere le elezioni su una semplice base etnico-ideologica.
A quanto pare, i repubblicani hanno costruito la loro strategia elettorale su moduli demografici abbastanza antiquati, dai quali risultava che sarebbe andato alle urne circa il 78% la popolazione bianca. Risulta invece che i bianchi che hanno votato fossero solo il 72%. E fra quattro anni, nel 2016, i bianchi che andranno alle urne saranno scesi al 59-60%.
Se poi si guarda alle statistiche demografiche "trasversali" risulta che il 93% dei neri ha votato per Obama, che il 71% degli ispanici ha votato per Obama, che l'81% dei gay ha votato per Obama, che il 60% dei giovani sotto i trent'anni ha votato per Obama, e che il 55% delle donne ha votato per Obama. Fate i vostri conti, e ditemi ad esempio quante probabilità ci sono che una donna gay, nera o ispanica, al di sotto dei trent'anni, possa oggi votare repubblicano: praticamente zero.
Oggi non basta più gridare alla "diversità" razziale perché il bianco si impaurisca e voti repubblicano, perché per ciascuno di questi bianchi che ancora riesci a spaventare saltano fuori anche due neri che invece si offendono per questo tipo di propaganda razzista, e decidono di venire a votare contro di te proprio per quel motivo.
Oggi non basta più gridare "senza Dio" ad una donna che decide di abortire, perché per ogni beghina che ancora riesci ad intimorire con questo tipo di ricatto morale, saltano fuori almeno cinque donne decise a difendere a spada tratta il loro diritto di decidere da sole che cosa fare con il proprio corpo e con il proprio futuro.
Oggi non basta più gridare "dagli al messicano", perché per ogni voto bianco che sarai riuscito a catturare con l'arma della xenofobia troverai almeno tre ispanici che già vivono in questo paese da molti anni, che hanno conquistato il diritto di votare, e che verranno alle urne proprio per combattere questo tipo di xenofobia.
Il vecchio sogno dell'America sudista, bianca conservatrice maschilista e razzista ormai è finito, e soltanto i sudisti bianchi conservatori maschilisti razzisti faticano ancora a capirlo.
Per fortuna c'è la legge della natura, nella forma delle generazioni che si succedono, che prima o poi finalmente metterà fine anche a questo problema.
Massimo Mazzucco
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