Non avevo mai abbracciato un estraneo.
Eppure, la cosa mi è venuta estremamente naturale, nel trovarmi di fronte ad amici che finora avevo conosciuto solo tramite Internet.
L’occasione è stata la proiezione del mio ultimo film, ieri a Roma. Fra le persone che sono intervenute c’era anche una ventina di iscritti a luogocomune, ed è stato emozionante trovarsi di fronte ad esseri umani veri e propri - con un volto, un sorriso, un’anima - che rimpiazzavano finalmente ciò che finora era stato solo un nick nel mondo virtuale.
C’era un iscritto con il quale ci siamo beccati svariate volte, in rete, ma trovandomi di fronte a lui ho sentito di avere di fronte un fratello.
C’erano due ragazzi che sono venuti in macchina da Milano “non per vedere il film, quello l’abbiamo già visto tre volte”, ma semplicemente per incontrarsi e stare insieme 5 minuti.
C’erano diversi rappresentanti della lotta alle scie chimiche, ... ... che hanno presentato con molto rispetto le loro posizioni, e con grande piacere abbiamo verificato di avere tutti gli stessi scopi e gli stessi ideali.
Mi viene in mente a questo punto una frase che
scrissi nel lontano 2004, all’apertura di questo sito:
“Un ultimo aspetto negativo [di Internet], per molte persone, è la cosiddetta "mancanza del fattore umano" nei rapporti che si creano in rete: mi sembra di parlare con uno schermo luminoso, non posso chiacchierare con uno se non lo vedo in faccia, che senso ha dire ciao se non puoi stringergli la mano? Innegabile, ovviamente: per il club delle bocce la nostalgia l'abbiamo tutti. Vorremmo però suggerire un rovescio della medaglia, che potrebbe almeno in parte consolare i più sensibili a questo problema: proprio perchè in rete non ci si "incontra" per prossimità fisica, il criterio aggregativo diventa il qualunque oggetto specifico che sia di comune interesse: la passione per la vela, l'odio per gli eschimesi, l'interesse per la ricerca bioatomica. Ecco quindi che, una volta trovato il proprio "bar" sotto casa, ci si sente sì più estranei in un senso, ma decisamente più "a casa" nell'altro. In secondo luogo - e qui sta forse la grande lezione umana di Internet - non conta più se quello che hai davanti (si fa per dire) è alto o basso, bello o brutto, ricco o povero. Conta ciò in cui crede, ciò che pensa, ciò che sogna. Ovvero quello che ciascuno di noi è, nel senso più profondo della sua essenza individuale.”
Oggi il cerchio si è chiuso: quella che era una aggregazione virtuale, basata sulle affinità individuali, oggi si è trasformata in un abbraccio fisico, reale, profondamente emozionante e significativo.
Ci siamo, esistiamo veramente, e desideriamo tutti le stesse cose.
Siamo ancora pochi, pochissimi, a dir la verità. Ma siamo mille volte più di ieri, ed è questo quello che conta.
Il tempo e la razza umana si muovono molto lentamente, ma una cosa è certa: indietro non si torna.
Massimo Mazzucco