La prima tragedia si chiama Mitt Romney. Il candidato repubblicano ha fatto il suo primo tour all'estero, infilando una tale serie di gaffes, nell'arco di pochi giorni, da far dubitare che fra le sue orecchie esista davvero qualcosa chiamato cervello.
Mitt Romney, che vanta fra i successi della sua vita la direzione dei giochi olimpici invernali di Salt Lake City, è arrivato a Londra nel giorno dell'inaugurazione delle olimpiadi, ed è riuscito a criticare gli inglesi dicendo che "ci sono forti dubbi sul modo in cui è stata condotta la preparazione di questi giochi, ed è tutt'altro che garantito che il risultato sarà positivo".
Ti invitano a cena, e tu per prima a cosa ti metti a criticare la tapezzeria.
Questa sua uscita da bambino saputello, della serie "io sono più bravo di voi", ha fatto talmente imbestialire gli inglesi, che lo stesso primo ministro gli ha risposto pubblicamente, dicendo che "una cosa è organizzare giochi olimpici estivi in una delle più grandi capitali del mondo, ben altra è organizzare i giochi invernali nel mezzo di una landa sperduta".
L'eco di questa sua gaffe non si era ancora spenta, che Romney è riuscito a vantarsi davanti alle telecamere inglesi ... ... di "aver molto apprezzato l'incontro con i dirigenti dell'MI-6 e le informazioni che ho ricevuto da loro". L'MI-6 sono i servizi inglesi esteri, ovvero l'equivalente dalla CIA, e in Gran Bretagna si riconosce a malapena che esistano. Annunciare pubblicamente di averli incontrati "in segreto", ed avere "avuto interessanti informazioni" da loro, dimostra il livello di preparazione inesistente di Romney nel gestire una qualunque situazione internazionale particolarmente delicata.
Dopodiché Romney è partito per Israele, dove è andata a fare la classica sceneggiata con la faccia contrita davanti al Muro del Pianto. Non aveva ancora finito di "singhiozzare", che ha sparato a zero sui palestinesi dicendo che "il problema è di tipo culturale, poiché loro sono molto più arretrati culturalmente di Israele."
Davvero promettente, per una persona che potrebbe ritrovarsi a dirimere una delle più importanti questioni diplomatiche a livello mondiale. Persino il leader israeliani, che hanno imparato da anni a fingere di volere la pace con "gli amici palestinesi", sono rimasti stupiti dal volgare tentativo di Romney di arraffare qualche voto in più nell'elettorato ebraico americano.
Romney ha inoltre dichiarato - senza essere stato minimamente sollecitato - che gli Stati Uniti appoggerebbero incondizionatamente un tentativo unilaterale da parte di Israele di attaccare l'Iran. In altre parole ha detto, se io sarò presidente potete attaccare l'Iran quando vorrete, e gli Stati Uniti entreranno automaticamente in guerra con voi.
Non c'è nemmeno bisogno di commentare quanta saggezza diplomatica si possa ritrovare in una frase di questo tipo. (Gli alleati della NATO ringraziano, fra l'altro, visto che sarebbero a loro volta obbligati ad entrare in guerra con gli Stati Uniti).
Ma non è finita. Dopo Israele Mitt Romney è riuscito a rimbalzare a Varsavia, dove ha fatto in tempo a criticare duramente l'operato di Putin, proprio nel momento in cui gli Stati Uniti hanno un bisogno disperato dell'appoggio dei russi per avere l'approvazione dell'ONU ad attaccare militarmente la Siria.
Insomma, è chiaro che se quest'uomo è pronto a fare il presidente degli Stati Uniti, uno chiunque di noi è pronto a guidare un caccia supersonico a testa in giù con gli occhi bendati ed una mano dietro la schiena.
La tragedia nella tragedia invece sta nel fatto che il 43% degli americani, nonostante tutto, dichiari che voterà per Mitt Romney, contro il 48% che si dichiara a favore di Obama.
In altre parole, quasi la metà degli americani è disposta ad aver un presidente del genere - sempre per quello che può valere il ruolo della presidenza in Usa, sia chiaro - piuttosto di rivedere lo "sporco negro" alla Casa Bianca per altri quattro anni.
Se è vero che la storia viaggia in una sola direzione - in avanti - è anche vero che più si procede più ci è permesso di vedere quanta fatica si faccia a lasciarci il passato alle spalle.
Massimo Mazzucco