Intervista di Massimo Mazzucco a “The Power Hour”, un programma radiofonico condotto da Joyce Riley e distribuito in diversi stati americani. (Estratti)
TRADUZIONE:
J.R.:Bentornati a “The Power Hour”, signore e signori, siamo felici di avervi con noi, e siamo onorati di avere con noi Massimo Mazzucco, un regista italiano premiato ai festival, che ultimamente si dedica a produrre documentari in formato digitale. È conosciuto per aver prodotto film come “Il nuovo secolo americano” e “Cancro le cure proibite”. E’ uno dei rappresentanti più conosciuti nel suo paese del Movimento per la Verità sull’11 settembre, ha preso parte a numerosi dibattiti televisivi ed ha presentato al pubblico italiano tutte le novità più aggiornate nella ricerca sull’11 settembre. Ha anche prodotto un documentario sull’assassinio di Robert Kennedy. Oggi è con noi perché vogliamo discutere con lui il “progetto segreto di dominio globale”. Molte grazie Massimo per essere presente con noi oggi a The Power Hour.
M.M.:Grazie a lei Joyce, e buongiorno a tutti quelli che ci ascoltano.
J.R.:Oggi abbiamo qui, mio Dio, un video che vorrei che tutti potessero vedere nel nostro paese. Non dico questo per tutti i video. In questo documentario, “Il nuovo secolo americano”, tu hai veramente messo tutte le cose insieme.
M.M.:C’è voluto un po’ di tempo, in verità, e c’è voluto anche lo sforzo di molte altre persone. Io ho raccolto informazioni in tutta la rete, non è solo il risultato del mio lavoro. Ma direi che sicuramente ci offre una valida idea … … di quello che probabilmente c’è stato dietro l’11 settembre. Io ho fatto due documentari sull’11 settembre. Il primo, che purtroppo è disponibile solo in italiano, era una semplice raccolta di fatti - era un pò l’equivalente di Loose Change in America - e raccoglieva tutti i fatti che non stavano in piedi nella versione ufficiale, e ce ne sono veramente tanti.
J.R.:Certo.
M.M.:Il secondo film cerca di analizzare i possibili retroscena che ci avrebbero davvero portato all’11 settembre, e studia la storia di questo gruppo di neo-conservatori, che salirono al potere nell’anno 2000, con l’elezione di George Bush.
Fra l’altro, secondo questa teoria, Bush non fu direttamente coinvolto in quello che è successo. Di fatto fu tenuto lontano da Washington, l’11 di settembre, da Dick Cheney alla Casa Bianca, con ragioni e motivazioni decisamente stupide. Ad esempio gli fu fatto lasciare Sarasota, in Florida, e fu fatto andare in una base in Nebraska, dove dovette nascondersi perché dalla Casa Bianca arrivava il messaggio che Air Force One [l’aereo presidenziale] sarebbe stato “il prossimo bersaglio”. Quindi su Air Force One chiaramente si sono spaventati tutti, e sono corsi a nascondersi, e solo quando l’aereo presidenziale fu rientrato a Washington, in serata, quando tutto era sostanzialmente avvenuto e tutte le informazioni erano già state messe sotto controllo, si è scoperto che l’allarme contro Air Force One non era un vero allarme, era falso. Era stato creato dai servizi segreti, alla Casa Bianca, da Dick Cheney. Tutto ciò naturalmente è documentato. Quindi è evidente che egli non facesse parte di questo gruppo. La nascita di questo gruppo risale agli anni ’70, alla università di Chicago, e fin dall’inizio includeva gente come Dick Cheney, Paul Wolfowitz, Donald Rumsfeld ovviamente e Richard Perle, e casualmente questi erano proprio coloro che controllavano la situazione durante l’11 di settembre: Dick Cheney controllava la Casa Bianca, e dall’altra parte del fiume Donald Rumsfeld controllava la difesa. E tutti sappiamo quale è stato il risultato da questa situazione.
J.R.:Vorrei aggiungere qualcosa a proposito di questo video, e non lo sto promuovendo perchè lo vendiamo, perché di fatto non lo vendiamo, mi piacerebbe tanto che lo facessimo, il mio collega Josh questa mattina mi ha chiesto se possiamo distribuirlo, ma non l’abbiamo, si trova su Amazon. Ma voglio dire, non so dove tu abbia trovato questi materiali, e non voglio parlarne troppo, ma io in questo documentario ho visto cose che non ho visto da nessuna altra parte. E io ricevo i documentari di tutti, e tutti mi chiedono di promuovere i loro. Ma questo è stupefacente, il modo in cui hai messo tutto insieme mi faceva dire “Ah, ora capisco!” C’erano molte cose non avevo capito, finché non ho visto questo documentario, e non posso ringraziarti abbastanza… ma dove hai trovato questi materiali?
M.M.:Bisogna passare alcune ore in Internet - chiedo scusa, alcuni anni in Internet…
J.R.:Ah ecco, mi sembrava…
M.M.:… ogni giorno, 24 ore al giorno, 7 giorni alla settimana, cercando e ricercando, e alla fine trovi tutto quello che hai bisogno di trovare. È un lavoro particolarmente faticoso, ma se davvero hai la pazienza di cercare, seguendo indizio dopo indizio dopo indizio, troverai tutto. Internet è incredibile da questo punto di vista. Trovi tutto, compreso un documento che, quando me lo trovai davanti, ebbi la stessa sua reazione di “Ah, ora sì che tutto ha un senso!” Quando ho trovato questo documento, datato 1996 credo, da parte della Unocal, la compagnia petrolifera, la quale sostanzialmente andava in parlamento e diceva - riassumo a braccio naturalmente – “Siamo pronti a procedere con il gasdotto in Afghanistan…” ma qui devo prima fare un passo indietro, perché devo spiegare al pubblico una cosa molto importante. Sin da quando furono scoperte nel Caspio, che ora è circondato da tutte le ex-repubbliche sovietiche, le grandi riserve di petrolio e di gas naturale, l’attenzione dell’America si è andata concentrando sempre di più… Persino Dick Cheney una volta ha fatto una dichiarazione dicendo “Dobbiamo andare a prendere la zona del Caspio, perché è lì che si trova la maggior parte del petrolio e del gas naturale per i prossimi anni”. Ora, il problema con il gas del Caspio è che i maggiori consumatori di gas naturale in quella parte del mondo sono Giappone e Cina, quindi è necessario portare questo gas dal Caspio alla costa cinese - perché è lì ovviamente che c’è la maggior parte delle loro città - e al Giappone. Il documento - e lo sto citando in modo abbastanza preciso - presentato dalla Unocal al governo diceva: “Ci sono modi diversi per fare questo. Possiamo costruire un gasdotto dal Caspio alla Cina, ma si tratta di oltre 3 mila chilometri, e questo risulterebbe particolarmente costoso e irragionevole. La seconda possibilità è quella di attraversare l’Iran per portare il gas sulla costa, da dove le navi-cisterna possono trasportarlo, circumnavigando l’India, alla Cina e al Giappone, ma noi non possiamo farlo perchè non possiamo trattare con l’Iran, a causa delle sanzioni che noi stessi abbiamo imposto. La terza ed unica opzione rimanente - dice il documento, firmato da un certo John Maresca della Unocal – è di attraversare l’Afghanistan, e noi siamo pronti a costruire questo gasdotto attraverso l’Afghanistan, ma - e qui cito il documento – in questo momento l’Afghanistan è sotto il controllo dei Talebani, e il loro governo non è riconosciuto nel resto del mondo, per cui noi non siamo disposti ad investire, a meno che voi ci togliate prima di mezzo di Talebani”. Sta scritto lì, nero su bianco. E apriti cielo, noi invadiamo l’Afghanistan, rovesciamo i Talebani, e tre mesi dopo, nel febbraio 2002, viene firmato l’accordo fra Kazakistan, Afghanistan e non ricordo più quale terzo paese. La notizia sta sulla BBC. E così ora il gasdotto può essere costruito. Tre mesi dopo. Una coincidenza, probabilmente. Quando ho trovato quel documento ho fatto come diceva lei “Aha, ora finalmente ho capito!”. Ora, non sto dicendo che quello sia stato l’unico motivo per cui siamo andati in Afghanistan, ma se non è stato il principale è stato sicuramente uno dei più importanti.
J.R.:Tu hai messo tutto insieme così bene, è tutto qui dentro. Una volta che uno guarda questo film, non può più tornare indietro.
M.M.:Quindi state attenti, prima di guardarlo, perché magari non volete davvero rendervi conto! C’è anche un aspetto psicologico particolarmente importante, secondo me, nell’11 settembre: questa realtà, che in un certo senso ci si para davanti, è così ingombrante che non tutti necessariamente vogliono vederla. Io discuto ormai quotidianamente di 11 settembre da 7 anni e mezzo, sul mio sito italiano, e ho scoperto che la maggioranza della gente semplicemente non vuole affrontare queste cose. Si chiama diniego [“denial”]. Se io ad esempio so che, venendo in possesso di certe informazioni, devo poi ammettere che “Oddìo, ma allora forse siamo nelle mani di criminali”, non so se mi va di farlo. È molto più bello e rassicurante mettersi comodi e pensare che il governo non ti mente mai, e che davvero loro si preoccupano dei nostri problemi, quindi questo è un vero problema. Se si guardano i fatti nudi e crudi dell’11 settembre, ci si convince molto in fretta che è stato un auto-attentato, e di quello che c’era dietro. Ma il problema è che non tutti vogliano accettare questo. Quindi il mio incoraggiamento - ovviamente il pubblico che ci ascolta non è questo tipo di persone, perché altrimenti non starebbero ascoltando voi a quest’ora, ma ascolterebbero magari la Fox News - ma in generale bisogna fare lo sforzo di convincere coloro che ci stanno intorno a guardare le cose in modo diverso, perché in ultima analisi le conseguenze negative di questi eventi ricadono su tutti noi.
J.R.:Io dico una cosa: guardate “Il nuovo secolo americano”, il progetto segreto di dominio globale, e scoprirete a cosa serve davvero la guerra. Quel capitolo dedicato a… ora non ricordo il nome, quelli della Blackwater…
M.M.:I contractors.
J.R.:I contractors. Il capitolo dei contractors… E’ qualcosa di davvero incredibile le cose che questi personaggi ammettono di aver fatto! È così incriminante! E vi farà sentire così bene, sarete veramente orgogliosi di essere dei “Truthers”, posso dirvi soltanto questo. E ringrazio il nostro ospite Massimo Mazzucco per aver messo tutto insieme per noi. Prima parlavamo del piano Northwoods, e di quanto importante sia per stabilire un precedente, nel quale possa avere luogo un evento del genere. E ci sono persone fra noi che credono che quell’evento sia accaduto davvero, giusto?
M.M.:Certamente. Riguardo alla storia americana, bisogna capire una cosa molto semplice: la costituzione americana semplicemente non permette al presidente di andare in guerra in qualunque momento. Per poter usare le forze armate fuori dal paese bisogna che prima il paese venga attaccato, e che sia sotto pericolo imminente. Quindi, perché qualunque presidente possa andare al parlamento e chiedere l’autorizzazione ad usare esercito fuori dei propri confini, è necessario che esista prima un attacco oppure un incidente. A questo punto riguardiamo la storia, e cominciamo a vedere, dalla guerra su Cuba contro la Spagna, nel 1898, che fu provocata dal presunto attacco ed affondamento alla nave americana Maine, che ci offrì la scusa per attaccare la Spagna e conquistare Cuba, ed è stato poi scoperto ed ammesso, 80 anni dopo, da funzionari americani, che la bomba era stata messa dagli stessi americani.
Nel 1917, l’America aveva bisogno di entrare nella prima guerra mondiale. Semplicemente non si può andare in guerra così, la costituzione non lo permette, ed ecco che di colpo abbiamo l’affondamento del Lusitania, nel quale morì oltre un centinaio di passeggeri americani, offrendo al presidente la scusa per dare inizio alla crisi con il Kaiser, con la Germania, che sarebbe finalmente sfociata nella guerra.
Poi c’è naturalmente il famoso attacco di Pearl Harbor, ormai molti storici hanno chiarito il fatto che noi sapessimo molto bene che l’attacco stava per avvenire, ma noi ne avevamo bisogno, in un certo senso lo abbiamo provocato, allineando le navi in quel modo così carino che persino i giapponesi non sono riusciti a resistere alla tentazione di attaccare. E così finalmente Roosevelt ebbe la scusa per andare in parlamento e chiedere l’autorizzazione per usare l’esercito fuori dal paese.
Poi abbiamo l’incidente del Golfo del Tonchino, un incidente che fu creato, e la cosa fu poi ammessa dallo stesso McNamara, il ministro della difesa di allora, il quale poco prima di morire, nel 2006, rilasciò un’intervista nella quale disse che l’incidente del Golfo del Tonchino non era mai avvenuto. Era stato semplicemente inventato. Intanto noi andammo in guerra, perdendo sessantamila vite americane e uccidendo oltre tre milioni di civili vietnamiti, il tutto sulla base di un incidente che è stato inventato dal nulla.
Poi abbiamo la Prima Guerra del Golfo. Abbiamo parlato prima dell’intervista con l’infermiera kuwaitiana, che si presentò in televisione per raccontare al mondo dei cattivi soldati di Saddam che strappavano i bambini dalle incubatrici. Quella rabbia creò una indignazione sufficiente per attaccare l’Iraq. Ebbene, si è poi scoperto che l’infermiera non era affatto una infermiera del Kuwait, ma era la figlia dell’ambasciatore del Kuwait in America, la quale era stata addestrata per mettere in scena quell’intervista televisiva da una società di pubbliche relazioni di Washington, chiamata Hill&Knowlton. Sta sul New York Times.
Poi abbiamo ovviamente l’11 settembre. Se davvero l’11 settembre è stato un attacco da parte degli islamici, sarebbe la prima volta nella storia in cui l’America va legittimamente a fare la guerra fuori dai propri confini. Il problema è che nessuno vuole attaccare l’America, perché l’America è troppo forte, quindi ovviamente non potremo mai andare in nessuna guerra, in teoria, a meno che non creiamo questi incidenti. Questi incidenti sono necessari per dare al presidente una scusa per andare in parlamento e chiedere l’autorizzazione ad usare l’esercito fuori dai confini. E’ la legge. Questo è il motivo che sta dietro a tutte queste grandi bugie. Forse se togliessimo quella parte della costituzione, non avremmo più bisogno di creare altri 11 settembre, semplicemente andiamo in guerra quando ci pare e piace, e non se ne parla più.
J.R.:Io credo che tu qui abbia preso le motivazioni per andare in guerra e le abbia mostrate in modo talmente chiaro, che diventa evidente che non ci sia un vero motivo per aver combattuto una qualunque di queste guerre, si distruggono i motivi dalle fondamenta, e si resta veramente senza parole, nel rendersi conto del perché noi facciamo veramente quello che facciamo. Bisogna che tutti si rendano conto di quello che è veramente avvenuto nel passato, anche se la cosa inizialmente potrà risultare dura, ma bisogna farlo.
Fine 1a parte
(Nella seconda parte le domande in diretta degli ascoltatori).
E' necessario essere iscritti e loggati per postare commenti.