Sono stufo di sentir parlare di universi paralleli. Non ne posso più.
Una volta questo era un concetto che trovavi soltanto di rado, nei romanzi di fantascienza. È un concetto molto bello, stimolante, che ti apriva la fantasia a nuove possibilità.
Oggi sei lì che ti aggiri imbufalito per il parcheggio, perché non ti ricordi più dove hai messo la macchina, e trovi subito il pirla che ti dice "forse l'avrai parcheggiata in un universo parallelo".
"Nell'altro universo le teste di cazzo come te non esistono" ti viene da rispondergli.
Una volta un amico mi ha detto: "Ci sarà pure un universo, da qualche parte, dove Berlusconi è una persona colta e raffinata, che insegna storia dell'arte e non possiede nemmeno un televisore". "Se è solo per quello - gli ho risposto io - ce ne sarà anche uno nel quale Berlusconi non è mai nato, perché quella sera la sua mamma ha deciso di voltarsi dall'altra parte".
Hanno fatto persino una serie televisiva (non so se in Italia è uscita), chiamata
Sliders, nella quale un gruppo di amici continua a "scivolare" fisicamente da un mondo all'altro, senza mai riuscire a tornare nel proprio. Il luogo è sempre lo stesso, San Francisco, e la data è sempre quella di oggi, ma il mondo in cui cascano ogni volta è un mondo leggermente diverso da quello originale. In un caso, gli americani hanno perso la guerra di indipendenza, e gli Stati Uniti sono ancora governati dagli odiatissimi inglesi. In un altro, i sovietici hanno invaso gli Stati Uniti, e ora la lingua ufficiale di San Francisco è il russo. In un altro ancora, l'America non è mai stata conquistata dagli europei, e a San Francisco ci sono ancora i dinosauri (perché infatti al tempo dei pellerossa l'America era piena zeppa di dinosauri).
In astratto, il concetto di "infinite possibilità" è decisamente affascinante, ... ... ma l'idea che tutte queste possibilità possono coesistere fisicamente, da qualche parte, in una serie di "universi paralleli", rischia di trarci in inganno. Non bisogna confondere infatti una possibilità potenziale con una realtà alternativa. Tanto è vero che gli autori di
Sliders, per rappresentare in qualche modo la "coesistenza" fisica dei mille mondi possibili, hanno dovuto ricorrere alla figura della spirale verso l'infinito. Le mille "terre" possibili non possono "starci", una accanto all'altra, perchè appartengono tutte alla stessa dimensione spazio-temporale.
Nonostante la sua applicazione pacchiana nella serie televisiva (e quindi nell'immaginario popolare), il concetto di "infinite possibilità" è profondamente affascinante, perché chiama in gioco uno dei principi più importanti che riguardano la nostra esistenza: il libero arbitrio.
Se quella famosa sera la mamma di Berlusconi si fosse girata dall'altra parte - per tornare all'esempio di prima - avrebbe fatto un gran regalo a tutta la nazione.
A sua volta, la questione del libero arbitrio ne chiama in gioco un'altra, altrettanto importante a livello filosofico: quella della predeterminazione. Se Dio conosce già il mio futuro - diceva Calvino - vuol dire che io non ho nessuna reale libertà di decisione nelle scelte che faccio (e quindi non rompetemi le scatole, perchè non sono responsabile delle mie azioni bla bla bla...).
In altre parole, la mamma in questione non poteva girarsi dall'altra parte, quella sera, perchè il marito l'avrebbe riempita di botte. Non si può quindi ritenerla responsabile per aver messo al mondo quello stupendo cavallo di razza che ci rappresentato nel mondo negli ultimi 20 anni.
Naturalmente, a Calvino non è mai venuto in mente che il cosiddetto "paradosso del libero arbitrio" si potesse risolvere in modo molto semplice, spezzando la questione su due piani diversi: noi qui, sulla terra, abbiamo effettivamente il libero arbitrio, e prendiamo le nostre decisioni in assoluta libertà, valutando ogni volta le condizioni del momento. Questo non significa però che "qualcun altro", che sta su un piano temporale diverso, sappia già in anticipo quali decisioni prenderemo.
Facciamo il classico esempio della pellicola cinematografica: al minuto 27 del film, il protagonista decide di abbandonare il paese natale e di emigrare all'estero. Lui, fino ad un momento prima, non sapeva ancora che avrebbe preso quella decisione, e lo ha fatto nella piena libertà di scelta, valutando i pro e i contro che aveva di fronte in quel momento (paesino senza futuro, donne con i baffi, lavoro zero: piglio e me ne vado, e chi s'è visto s'è visto). Il regista del film invece sa già in anticipo che il protagonista farà quella scelta, e si limita ad osservarlo (a filmarlo) mentre lui la mette in atto.
Ovviamente, il regista del film vive su un piano spazio-temporale diverso da quello del protagonista: lui la storia l'ha scritta, insieme agli sceneggiatori, ed ha avuto quindi la possibilità di valutare in anticipo le variabili a cui si sarebbe trovato di fronte il protagonista, in ciascun momento della storia. Ma questo non significa che il regista abbia violato il suo libero arbitrio. Lo ha anzi rispettato in pieno, proprio perchè era in grado di prevedere in anticipo le sue scelte.
Se infatti andiamo a guardare più da vicino il procedimento di scrittura, vedremo che gli sceneggiatori (quelli bravi) non prendono mai le loro decisioni a cuor leggero. Nel momento in cui si trovano di fronte alla scelta del protagonista di emigrare o meno, non fanno quella scelta solo perché vogliono "portare la storia" in una certa direzione. La fanno perché quella è esattamente la scelta che farebbe il protagonista, dopo aver valutato tutte le variabili a cui si trova di fronte in quel momento.
Nel cinema si dice che una bella storia "si scrive da sola". In altre parole, una buona sceneggiatura è quella che tiene conto di tutte le variabili in gioco per ciascun personaggio, in ciascun momento della storia, e produce quindi una vicenda pienamente logica e consequenziale per tutti, dall'inizio alla fine.
Se ora torniamo al discorso originale, possiamo azzardare questa conclusione: è vero che esistono infiniti "futuri possibili" per il mondo, a partire da ciascun momento specifico della sua storia. Ma è anche vero che, trovandosi il nostro mondo all'interno di un preciso meccanismo causa-effetto, l'unico futuro che poteva risultare, in ciascun momento, è quello che ci ha portato al presente in cui ci troviamo oggi.
A San Francisco oggi non possono esserci i dinosauri, perché Cristoforo Colombo "non poteva" non scoprire l'America. E Cristoforo Colombo non poteva non volerla scoprire, perché il miraggio della ricchezza e del potere promessigli dei Re Cattolici era irresistibile per lui. E i Re Cattolici non potevano non promettere a Colombo potere e ricchezza, perché era troppo forte per loro il desiderio di conquistare un nuovo continente. E il loro desiderio di conquista non poteva non esistere, perché la natura umana .... eccetera eccetera eccetera.
Torniamo così al momento originale in cui la nostra "storia" è stata concepita. Ecco, quello forse era l'unico momento in cui tutto poteva ancora essere diverso, o addirittura non essere del tutto. Ma dal momento in cui il regista ha deciso che voleva raccontare "quella" storia particolare, il nostro destino era già scritto dall'inizio alla fine.
Ora non ci resta che viverlo, nel pieno esercizio del nostro libero arbitrio.
Massimo Mazzucco