MA CHI L’HA DETTO, CHE C’E’ BISOGNO DEI PARTITI? 

di Massimo Mazzucco  
(vedi anche "Il FUGGITiVO" di Marco c . )

Nel momento in cui si faccia una qualunque discussione su ruolo e responsabilità della sinistra (oggi tocca a Fassino-DS, di solito alla palese inanità dell’opposizione in genere) ci si poggia su un presuposto non necessariamente valido: che esista, in realtà, una qualsivoglia “sinistra”.

Ciò che sembra invece di vedere, dal 1978 ad oggi, sono solo sigle e volti diversi che paiono svolgere un’unica funzione di fondo: accogliere, incanalare, metabolizzare, e stemperare in qualunque modo le varie esigenze della base popolare, la quale appunto, per queste esigenze, si rivolge “a sinistra” per consuetudine storica.

Ma la sinistra che andava incontro a queste esigenze, nel passato, era ben altra, poichè lo faceva ... nell’ambito di un progetto ideologico e politico molto più ampio: quello del socialismo in senso lato.

E quella sinistra, l’ultima sinistra storicamente esistita, se n’è andata con le lacrime di Berlinguer ai funerali di Aldo Moro. Lì l’estremo tentativo di compenetrare nel nostro paese due ideologie diverse, capitalismo e socialismo, si era infranto sotto il diktat irremovibile di Kissinger e degli uomini CIA, con la ovvia complicità della DC, dei nostri servizi e dell’andrangheta (travestita per l’occasione da “Brigate Rosse”).

E da quel giorno in poi, “sinistra” è diventato solo un enorme raccoglitore di energie popolari, che non si possono ovviamente incanalare e far sfogare tutte con la sola domenica allo stadio.

(La stessa identica cosa è successa con il movimento delle donne, nei primi anni ‘80, quando l’UDI, organizzazione femminile nata dal basso, che aveva raggiunto un potenziale esplosivo, è stata metabolizzata con sapienza centenaria dalle donne del partito, che l’hanno infiltrata, disciolta e poi riaperta in quella cosa assolutamente innocua che è diventata oggi. Al proposito, ecco il “manifesto” di Emily, l’attuale organizzazione femminile dell’Ulivo, che parla da solo. Per gli interessati, si trova all’interno dell’articolo Donna, e se il nemico portasse la gonna?).

Tornando alla sinistra di oggi: tutti quelli che vediamo di volta in volta salire sul palcoscenico – rutelli d’alema o fassino che siano – sono persone che stanno dove stanno solo perchè hanno avuto il nulla osta dell’establishment Confindustria/DC-Vaticano/CIA. Si tratta cioè di gente, magari anche in perfetta buona fede, che risulta innocua già in partenza, perquanto sia in grado di attrarre su sè stessa l’attenzione (e le aspettative) della base popolare.

Ma al massimo, come progressisti, possono esibirsi in qualche spericolata uscita in motorino. (Quando invece servono davvero, eccoli lì a mettersi dalla parte del Vaticano per impedire la gay parade, o ad andare a bombardare i serbi, o a non impedire di bombardare gli iracheni).

Putroppo, la cruda realtà è questa: in Italia, paese sotto il controllo della chiesa fin dai tempi di Costantino, la sinistra storica è esistita solo per qualche decennio, fino a quando nel 1978 ha fatto, con Moro, la fine che ha fatto. (E chi dopo ci ha provato, anche solo sotto una veste decisamente più laica, è finito ad essere seppellito in Tunisia). Proprio mentre nasceva, curiosamente, il termine catto-comunista.

Non si può quindi più discutere di “sinistra”, oggi, senza tenere conto di questa ingombrante realtà. Continuare a rivolgere aspettative autentiche verso coloro che “per definizione” sono lì proprio perchè incapaci di risolverle è non solo ridicolo, ma è energia del tutto sprecata. Cosa che appunto – guarda caso - fa proprio il gioco di chi una vera sinistra in Italia non l’ha mai voluta: voi state qui a discutere sui dalema di ieri, i fassino di oggi e i chissachì di domani, e intanto noi continuiamo a gestire il potere come facciamo da mille e settecento anni, cambiando semplicemente abito quando i tempi lo rendano necessario.

E allora – dirà qualcuno -  cosa facciamo? Facciamo senza! Chi l’ha detto che c’è bisogno dei ”partiti” (a parte i partiti stessi, ovviamente)? Lavoriamo direttamente sull’individuo, sulla crescita personale di ciascuno, partendo da noi stessi, aiutandoci a vicenda con chi ci sta intorno nel crescere, nel capire, e nel diffondere quel poco che abbiamo capito a chi senta di volerlo condividere. I grandi partiti, le grandi organizzazioni, i grandi “schieramenti politici”, che sembrano da fuori dei colossi formidabili, visti con la lente di ingrandimento risultano tutti composti da singoli individui, come me e come te.

E gli individui crescono soltanto – quando hanno la fortuna di farlo - nel buio della propria notte e nel confronto con la propria coscienza, non certo alle “riunioni di partito” o ai comizi in Piazza Grande. Anzi, lì più ci si va più si perde tempo, e si fa solo il gioco del nemico, rallentando alla fine il nostro progresso collettivo.

Quando invece quella rete fittissima di unità individuali, di cui tutti facciamo parte, sarà cresciuta abbastanza in ciascuno di essi, ci si renderà conto automaticamente di fare già parte di un “movimento”, senza bisogno di emettere più nessuna tessera o di emanare nessun proclama. E quel movimento sarà talmente compatto – poichè fatto di singole unità indistruttibili, non di categorie generiche ed astratte – che non solo imporrà necessariamente il proprio peso sul cammino della società, ma sarà - a differenza degli altri, nati “dall’alto” – praticamente impossibile da infiltrare.

Massimo Mazzucco



Una interessante bibliografia sul caso Moro