A Natale ci si sente tutti più buoni, questo lo sappiamo. A Natale nessuno litiga. A Natale ti viene voglia di abbracciare il tuo vicino o anche lo sconosciuto che passa per strada, e provi persino una sensazione di calore verso il tuo più acerrimo nemico.
Si potrebbe pensare che questo "effetto Natale" sia il risultato della società consumistica, che a furia di martellarci con il buonismo natalizio è riuscita a condizionare i nostri sentimenti verso gli altri.
Ma non è così, c'è qualcosa di molto più profondo che scatta dentro di noi nei giorni di Natale.
Un esempio clamoroso è quello che accadde durante il Natale del 1914, lungo il fronte di guerra tra Francia e Germania (con i francesi combattevano anche gli inglesi). Come tutti sanno, la Prima Guerra Mondiale fu una guerra di trincea. Due serpenti infiniti scavati nel fango, uno di fronte all'altro, spesso a poche decine di metri di distanza fra di loro. E dentro quei serpenti vivevano per mesi interi uomini di nazioni diverse, che passavano il tempo ciascuno a cercare di uccidere chi gli stava di fronte.
Lontani dalle proprie famiglie, con il freddo che arrivava fino dentro le ossa, con gli abiti perennemente intrisi di umidità, ... ... costretti a mangiare minestre rancide e mal riscaldate, migliaia di uomini da ciascun lato passavano ore infinite con il fucile puntato, nella speranza di vedere la testa di un nemico che magari comparisse nel loro mirino per un solo istante. E poi c'erano gli attacchi all'arma bianca, soprattutto di notte, che mettevano improvvisamente di fronte uomini che parlavano lingue diverse a fronteggiarsi a colpi di baionetta. Per ogni tedesco ucciso c'era un inglese o un francese che gioiva, per ogni francese o inglese fatto a pezzi c'era un tedesco che festeggiava.
Ma la notte di Natale del 1914 accade qualcosa di imprevisto. Invece dei colpi di fucile, da una delle trincee iniziò ad emergere un canto natalizio. Prima timido, poi sempre più forte fino a diventare un coro. A quel punto dalla trincea opposta arrivò un applauso, e poi un canto simile cominciò ad emergere dalla trincea oposta, nella lingua nemica.
Le parole erano diverse, ma lo spirito era lo stesso.
Ad un certo punto da una delle trincee spuntò timida una baionetta con appeso uno straccio bianco. Sotto la baionetta apparve esitante la testa di un soldato. Resosi conto che nessuno gli avrebbe sparato, il soldato emerse completamente dalla trincea, e presto fu seguito da decine di suoi compagni, che andarono lentamente verso la terra di nessuno. Dalla trincea opposta iniziarono ad uscire altri soldati, che timidamente si fecero avanti. Dopo qualche minuto di esitazione la diffidenza scomparve, finchè le truppe dei due eserciti si furono completamente mescolate fra di loro. Volavano battute, pacche sulle spalle, ci si scambiava qualche sigaro e qualche biscotto tenuto da parte per i giorni di festa. (Nell'immagine del titolo, soldati inglesi e tedeschi che fraternizzano durante il Natale 1914).
Poi lentamente, quasi con rammarico, ciascuno tornò nella propria trincea, pronto a riprendere i combattimenti il giorno dopo. Ma nel frattempo quei soldati avevano capito qualcosa: avevano capito che non c'era alcun odio reale fra di loro, e che il motivo che li obbligava ad ammazzarsi null'altro stava molto, molto lontano da quelle trincee.
Quando infatti i rispettivi comandi vennero a sapere dei diversi episodi di fraternizzazione avvenuti durante il Natale del 1914, emanarono degli ordini estremamente restrittivi, che condanavano a morte "chiunque avesse intrattenuto rapporti con il nemico che non fossero attraverso il fucile".
E così i soldati di ciascun fronte ricominciarono a spararsi addosso, non perchè si odiavano ma perché dovevano obbedire agli ordini superiori. Altrimenti loro stessi sarebbero stati ammazzati.
Anche noi, una volta finito il Natale, torniamo a litigare fra di noi come forsennati. Litighiamo per un parcheggio rubato o per una svolta contromano, per una parola sbagliata o mal compresa, litighiamo - e spesso arriviamo anche ad ammazzarci - per una semplice partita di calcio.
A questo punto sorge spontanea una domanda: qual è la vera natura dell'uomo? È quella bellicosa ed egoista, che dura tutto l'anno e che viene magicamente sospesa solo nei giorni di Natale, oppure è quella dei giorni di Natale, che è stata soppressa, condizionata e incanalata verso un odio reciproco e permanente, che deve invece durare tutto l'anno?
Massimo Mazzucco