di Marco Cedolin
La giornata di sciopero del trasporto pubblico locale che ieri ha paralizzato le principali città italiane sembra avere provocato di tutto e di più.
Orde
di cittadini in preda al panico in fuga nelle gallerie del metrò milanese come fossero inseguiti dagli zombies di Resident Evil, ressa in ogni dove, malori, tensioni e perfino manipoli di "eroi" disposti ad immolare il proprio corpo strisciamdo sotto le saracinesche in chiusura, pur di riuscire a prendere l'ultimo treno prima dello stop alla circolazione. Orde di pennivendoli pronti a sbavare rabbia dichiarando che "uno sciopero così non è da paese civile" e addirittura il garante sugli scioperi nei servizi pubblici essenziali Roberto Alesse che con un tempismo da orologio svizzero si è affrettato ad aprire un'inchiesta sull'astensione dal lavoro in oggetto.
Comprendiamo bene come nell'Italia governata dai banchieri
lo sciopero somigli sempre più ad una creatura mitologica alla cui vista inorridire e darsi alla fuga pervasi dal panico.... E lo stesso pensiero che qualcuno possa scioperare, in un momento storico in cui qualsiasi lavoro da schiavo viene considerato alla stregua di un privilegio inarrivabile sembri ai più esercizio di pura follia.
Così come comprendiamo la frustrazione e la paura delle molte persone il cui imperativo è quello di arrivare al lavoro comunque con ogni mezzo, perché se non ci arrivano nessuno pagherà loro la giornata e malauguratamente il lavoro potrebbero anche perderlo, dal momento che i contratti da schiavo sdoganati dalla
legge Biagi fra i
plausi generali non contemplano più alcuna tutela.
E ancora comprendiamo la ferocia degli scribacchini da guardia tenuti generalmente a catena, qualora in occasioni speciali come questa venga loro concessa dal padrone libertà di ringhiare, azzannare e sfogarsi come meglio credono, purchè naturalmente si tratti delle gambe giuste. Ed anche lo zelo con cui si è mobilitato il garante, dal momento che il suo mestiere consiste proprio nel far si che gli eventuali scioperi non arrechino danno a nessuno e possibilmente neppure si vedano.
Quello che invece fatichiamo a comprendere é la presunzione ostentata da tutto il carrozzone mainstream nel presentare uno sciopero generale alla stessa stregua di una calamità naturale, sfruttando per avvalorare la propria tesi l'isteria collettiva dei forzati da pendolarismo e la paranoia modello americano che ormai si è impadronita di molti italiani.
Dimenticando completamente di ragguagliare il lettore/ascoltatore sul motivo che ha indotto i lavoratori del trasporto pubblico locale a scioperare. Cioé il fatto che il loro contratto non viene rinnovato dal 2007, abominio realmente indegno di un paese civile e anche di quelli che nella nostra supponenza siamo usi considerare scarsamente ricchi di civiltà.
L'unico fatto realmente inaccettabile è proprio quello che l'informazione, primo gurdaspalle dei banchieri, anzichè rispondere alla domanda "ma perchè questi scioperano?"che ieri milioni di cittadini si saranno posti, preferisca focalizzare l'attenzione dell'opinione pubblica sulla calca, i disagi, gli svenimenti.
Si trattava di uno sciopero, il cui scopo precipuo è proprio quello di creare disagi, per attirare l'attenzione su un problema, in questo caso anche di una certa gravità.
Non di un ciclone tropicale, anche se di questi tempi nel nostro paese è certo più alta la probabilità d'imbattersi nel secondo piuttosto che nel primo.
Marco Cedolin -
Il Corrosivo