di Sergio Di Cori Modigliani
La necessità primaria (da parte dell’oligarchia finanziaria) di eliminare quanto prima Beppe Grillo dall’orizzonte elettorale.
Sul numero on line de “Il Fatto Quotidiano” di oggi, compare un articolo dal titolo “Grillo e il patto segreto di Francia e Germania” a firma di Michele Boldrin, economista liberista italiano, che è tra i fondatori del sito/gruppo/movimento (partito?) “fermare il declino”, il cui capo riconosciuto è l’altro economista liberista Oscar Giannino. L’articolo di Boldrin inaugura una nuova tappa nell’attuale campagna elettorale, ed è utile parlarne perchè riguarda tutti noi. Ed è anche un interessante termometro della sicumera della destra neo-liberista conservatrice italiana, ormai rassicurata dal fatto di aver preso possesso dell’intero territorio mediatico nazionale. Non a caso, i grandi difensori dello status quo sono ospiti di rigore in talk show televisivi “apparentemente di opposizione” come Piazza Pulita, oppure scrivono anche su Il Fatto Quotidiano.
L’esistenza di un Vuoto Culturale Perenne comporta ormai la totale latitanza di necessari distinguo, per cui i codici si sono mescolati e tutto è diventato lecito. [...] Il Fatto combatte per la salvaguardia dei Diritti Civili – è il suo cavallo di battaglia - però non appena la magistratura condanna Sallusti per diffamazione e falso, affida al proprio vice-direttore, Marco Travaglio, la sua difesa.
Nel corso della trasmissione “in onda”, qualche giorno fa, Sallusti è stato intervistato ed è stato definito più volte “ vittima di questa sentenza……ecc” mistificando la realtà e facendo un davvero pessimo lavoro nel campo della democrazia di pensiero, perché è stata presa una verità oggettiva, è stata falsificata e poi capovolta. Sallusti, approfittando di tutto questo ben di Dio è montato in groppa al cavallo e ha fatto un comizio spiegando che “il vero cancro del paese è la magistratura”.
E invece la vittima (come la sentenza ha spiegato) è il giudice diffamato e attaccato da un agente dei servizi segreti. Il giornalista denunciato, processato e condannato nel corso di un regolare processo in uno Stato di Diritto, risulta quindi “imputato trovato colpevole in seguito a inoppugnabile prova documentale”.
Forse si è trattato di uno scivolone, forse è stato ingenuo, forse è stato ingannato. Io non lo so. Così funziona lo Stato di Diritto che tutti sostengono di volere.
Com’è possibile che soltanto in Italia, a conclusione di un regolare processo, il condannato –colpa ammessa- risulti vittima? Vittima, di che? Se non di se stesso?
Sono delle precisazioni semantiche che vanno fatte, perché si rischia un pericoloso contagio. Allargando il concetto ed estendendolo a diversi ambiti, se passa il principio tale per cui un imputato condannato reo confesso viene “trasformato in vittima” dalla propria corporazione di appartenenza (che quindi trasforma subdolamente il giudice diffamato in un persecutore, abolendo in tal modo l’essenza stessa dello Stato di Diritto) si può anche arrivare al punto di sostenere che Totò Riina sia un cittadino perseguitato dalla cattiveria e dall’invidia sociale, perché si abbatte e si elide il concetto cardine della società civile, colonna della democrazia: chi commette un reato, e tale reato viene documentato, provato e quindi sancito attraverso una sentenza nel corso di un regolare dibattimento dove sono state salvaguardate tutte le garanzie dell’imputato, ebbene, allora l’attore del reato deve pagare la sua colpa sociale; a seconda del tipo di reato si tratterà di multa pecuniaria, sanzione, servizi sociali, il carcere.
Questa confusione totale consente a persone come Fiorito di identificare se stesso come “vittima”. Anche Lusi si considera “vittima”.
Non capisco perché Sallusti debba essere considerato una vittima e Fiorito invece no. E’ arrivato il momento di denunciare questo stato di cose per entrare nella necessità utopistica di “pretendere” l’applicazione del concetto elementare per cui “chi commette un reato paga le conseguenze del fatto di aver violato la Legge”: punto e basta.
Altra cosa è discutere se quella legge sia una legge giusta, moderna, oppure no. O uno lo Stato di Diritto lo vuole. Oppure non lo vuole. Urge immediata chiarezza per tutti noi, implumi cittadini allo sbando.
Veniamo all’articolo del prof. Michele Boldrin, il quale identifica Beppe Grillo in un “pericoloso nemico” spiegandone anche i motivi: il leader del M5S pretende che in Italia –e in Europa- paghino quelli che hanno affossato il paese e il continente, ovverossia i colossi finanziari, le multinazionali dell’energia e dell’alimentazione francesi e tedesche, l’intera classe politica dirigente attiva negli ultimi 30 anni. Boldrin, invece, pretenderebbe che l’elite venga salvaguardata e a pagare siano i ceti sociali più fragili.
Dice l’economista nel suo articolo: “Durante la trasmissione “Piazza Pulita” di giovedì scorso ho affermato che Beppe Grillo, il leader del Movimento 5 Stelle (M5S) dice spesso “cretinate” quando parla di questioni economiche……Io sostengo che la “teoria” sia una “cretinata” inventata di sana pianta per dare agli italiani che si identificano con il M5S – e sono giustissimamente incazzati per le misere condizioni in cui questa classe politica ha ridotto il paese – un facile nemico da odiare e contro cui scaricare la propria rabbia impotente. Con questa assurda teoria, Grillo assolve più o meno interamente i politici italiani ….. E non propone alcuna soluzione se non quella del default, ossia lo stupro di milioni di cittadini italiani che detengono tutt’ora debito nazionale o ben direttamente o ben attraverso i loro depositi bancari. Assurdità pericolosissime proprio per quegli umili cittadini che Grillo teoricamente difende e pretende rappresentare.
E qui sta il punto: il malessere, lo sdegno, l’incazzatura per la situazione economica e le mille truffe che questa classe dirigente (politica e non) ha fatto subire agli italiani da 40 anni a questa parte e che il M5S esprime sono, nella maggior parte, giustificate. Totalmente giustificate……….Ma ingiustificate, assurde, “cretine” insomma, sono sia l’analisi delle cause di questi problemi sia i rimedi che il leader di quel movimento ed i suoi collaboratori più stretti propongono e propagandano, urlandole ai quattro venti…. Il fatto è che, da un lato, in Italia l’informazione economica è quasi uniformemente un disastro, ragione per cui anche i cittadini più volenterosi fanno fatica a capire se non sono degli addetti ai lavori. Dall’altro, le analisi e proposte avanzate dai partiti politici tradizionali sono altrettanto improbabili ed ugualmente dannose, nella misura in cui si limitano a far pagare ai cittadini comuni i costi dei disastri che questa classe politica ha causato senza offrire alcuna prospettiva per uscire dal declino e tornare a crescere. Diventa quindi comprensibile che molte persone vogliano illudersi che le semplicistiche ricette di Grillo funzionino. Però è anche pericoloso, proprio per quelle medesime persone oltre che per il resto del paese.
Detto altrimenti: Grillo è pericoloso non per quello che il M5S denuncia ma per l’analisi che fa e le politiche che propone. È per questa ragione che vorrei sfidare Beppe Grillo (o chi per lui) ad uno, due, dieci, cento dibattiti pubblici sui temi di politica economica oggi sul tappeto. Dibattiti pubblici, con ugual tempo per ognuno dei due, con una parterre di giornalisti stranieri, prestigiosi e neutrali, che pongano le domande e controllino la veridicità dei fatti riportati. Dibattiti senza urla, senza insulti, senza parlarsi sulla voce. Dibattiti in cui si affrontano le questioni reali per ciò che sono, le si documenta e si propongono delle soluzioni verificandone la fattibilità. Io son qua pronto a farlo ogni volta che Beppe Grillo sia disposto.
Avete presente il trio Berlusconi, Bossi e Tremonti? Ricordatevi che al peggio non c’è mai limite. Per questo occorre discutere con Grillo ed i vari dirigenti del M5S: per sbugiardarli davanti agli elettori. Io son qui, pronto a discutere, signor Grillo. Mi faccia sapere se le interessa, la palla è davanti ai suoi piedi, ora.”.
Se vi interessa, potete andare a leggervelo per intero sul blog de Il Fatto.
Un economista non è tenuto a saper scrivere ma in quest’articolo esistono delle storture logiche che vanno chiarite. La prima, la più lampante, consiste nel fatto che l’articolista dimentica che sta parlando a un leader politico di una formazione, in piena campagna elettorale, che rappresenta – stando ai sondaggi- il secondo partito più votato dagli italiani. Mentre Boldrin (almeno per il momento) è ancora un professore economista. Sarebbe come se il prof. Bagnai domani sfidasse Angiolino Alfano, che Senso mai avrebbe? Perché mai un leader politico dovrebbe accettare una specie di duello con un docente universitario? In un mondo “dove vige il Senso” vanno rispettati dei criteri: i generali vengono sfidati da altri generali, i deputati da altri deputati, i segretari di partito da altri segretari di partito, e così via dicendo.
La seconda argomentazione consiste nel fatto che un economista sfida un leader politico usando elementi pertinenti alla competenza tecnica degli economisti. Anche in questo caso si tratta di una trappola retorica. Perché Boldrin non si rivolge alla sua collega Loretta Napoleoni che insegna alla London School of Economics, ha accettato la consulenza tecnica per Pizzarotti a Parma e non sfida lei? Perché non sfida Alberto Bagnai? O Brancaccio? O De Cecco? O Cesarotti?
Perché “Grillo è molto pericoloso” sostiene Boldrin. E quindi va sfidato.
Si tratta, quindi, di un atto politico e di campagna elettorale.
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L'articolo continua
qui, con la parte che analizza il vero ruolo politico del Prof. Boldrin.
L'ho tagliato perchè vorrei concentrare l'attenzione sulle seguente domanda: ora che Grillo ha chiaramente raggiunto un peso politico significativo, che cosa può fare, per mantenere intatte le finalità di fondo del Movimento 5 Stelle, e che cosa dovrebbe evitare di fare, per impedire che queste finalità vengano invece metabolizzate - e quindi in ultima analisi annullate - dal sistema che lui stesso sta provando a combattere?
In alte parole, torniamo al discorso di una volta: come si può cambiare il sistema dall'interno, evitando che sia il sistema a cambiare noi stessi? (M.M.)