Quando una faccenda come quella di Noemi e Berlusconi assume dimensioni mediatiche di livello mondiale, come
sta accadendo in questi giorni, viene da riflettere profondamente. Non certo su Berlusconi o su Noemi, ma sul meccanismo mediatico in genere.
C’è stato infatti uno strano percorso di questa notizia, dove una illazione palesemente infondata è riuscita comunque ad arrivare sulle prime pagine di tutto il mondo, diventando nel frattempo una realtà ormai molto difficile da cancellare.
L’ultima volta che una illazione palesemente infondata era passata sui media mondiali, diventando nel frattempo un “dato di fatto”, fu con l’undici settembre.
Per tutto il mondo ormai l’ “affaire Berlusconi” esiste, e se anche per assurdo si potesse dimostrare in modo inconfutabile che non vi è mai stato nulla fra il Premier e Noemi, quella “verità” sarà sempre più forte della effettiva verità.
L’invito qui è a fare uno sforzo per dimenticare l’aspetto personale della questione - scappatella sì scappatella no - e a guardare invece il
meccanismo che è entrato in funzione attorno alla vicenda.
Si tratta di un meccanismo perverso, che noi stessi conosciamo da vicino, con la frequentazione quotidiana del sito. Basta che inizi a girare una voce qualunque – diciamo, ad esempio, “il webmaster ci nasconde la verità sulle zucchine” – e man mano che se ne parla ... ... quella prende corpo, fino a diventare una realtà impossibile da confutare.
Da un certo punto in poi non servirà più che il webmaster neghi, perchè una volta superata la fase in cui le sue dichiarazioni di innocenza furono ignorate, il fatto che lui nasconda la verità sulle zucchine non è più la conclusione di un discorso aperto, ma diventa una premessa chiusa, e quindi assodata, su cui basare i discorsi futuri.
Da quel momento in poi il webmaster non si sentirà più chiedere “perchè non ci dici tutto quello che sai sulle zucchine? – cosa che già di per sè gli dava molto fastidio, poichè non vera – ma si sentirà chiedere: “visto che ci hai nascosto la verità sulle zucchine, cosa ci garantisce che tu non ci menta anche sulle patate e sui cavolfiori?”
In logica formale si chiama “Fallacia della domanda pesante”, dove una premessa mai convalidata viene data per buona, e usata come piattaforma per giungere a conclusioni successive.
- A proposito, hai smesso di rubare i soldi in chiesa?
- Ma chi ha mai iniziato, scusa?
Non a caso ho citato l’undici settembre. Una volta accettato che delle persone che non hanno mai guidato un jet siano in grado di portare un 767 in picchiata come se fosse una bicicletta, accetti anche che siano i “terroristi arabi” a sgozzare gli occidentali. E una volta accettato quello, accetti che per proteggersi dalle sgozzature si debba rinunciare a certe libertà. E così un giorno ti ritrovi a “votare democraticamente” chiuso nella tua cella di un campo di concentramento.
Ora, Berlusconi ha detto chiaramente di non aver avuto "nulla di piccante" con Noemi. Vero o non vero che sia (magari si è annoiato a morte, visto lo sguardo particolarmente acuto della ragazza), la cosa dovrebbe finire lì: chi gli crede gli crede, chi non gli crede fa un sorrisino, e si passa ad altro.
Invece Repubblica continua a pubblicare ogni giorno le sue 10 domande da inquisizione, e usa il fatto che Berlusconi non risponda per dire che ha la coda di paglia, e validare così la propria tesi. Nessuno si degna nemmeno di suggerire che magari non risponde perchè nulla lo obbliga a farlo, e perchè giustamente non ritiene di doversi abbassare al livello dei suoi accusatori. No, lui non risponde quindi è colpevole.
A loro volta i media di altre nazioni riprendono le dieci domande (che in realtà non sono "domande", ma basse insinuazioni), reiterando il fatto che il Premier non risponda, e consolidano così nell’opinione mondiale la convinzione che lui abbia qualcosa da nascondere.
Da oggi in poi anche se scendesse l’Arcangelo Gabriele in persona, a testimoniare in suo favore, Berlusconi resterà per sempre “uno che va con le minorenni”.
Tale è la forza della menzogna, quando un popolo bue accetta per buone certe illazioni infondate, invece di verificare e ragionare in proprio.
Nel caso specifico, basterebbe un cervello da 80 cc. per capire che se davvero Berlusconi avesse avuto un affaire con Noemi l’ultima cosa che farebbe sarebbe di presentarsi lucido e pimpante alla sua festa di compleanno. E ne basterebbe uno da 200 cc. per capire che casomai, nell’ipotesi suddetta, farebbe di tutto per fingere di non conoscerla, se per caso dovesse incontrarla pubblicamente. Se poi si aggiungono altri 200 cc. di volume si raggiunge il cervello di uno scimpanzè, e con quello riesci addirittura a capire che forse la festa di Noemi era solo una scusa per andare ad onorare un personaggio con il quale Berlusconi ha probabilmente avuto rapporti poco edificanti, e con il quale evidentemente non può permettersi di farsi vedere insieme dalla sera alla mattina.
Da quando in qua ti indicano la Luna, e l’oggetto da nascondere è proprio il dito?
In ogni caso, qui non si tratta di stabilire la verità sul fatto specifico, ma casomai di riconoscere che non ci sono elementi sufficienti per farlo, per cui tutto il Barnum mediatico è assolutamente infondato, sia in un caso come nell'altro.
Lo ripeto ancora una volta, a rischio di venire insultato: è chiaro che il paradosso è altrove, e sta nel fatto che Berlusconi finirebbe per cadere per una avventura erotica di troppo, e non per i milioni di miliardi di denaro pubblico che sono scomparsi intorno a lui nel corso degli anni. Come è evidente che Repubblica potrebbe occuparsi davvero di quegli scandali, invece di sventolare al mondo le mutande sporche delle ragazzine. Come è lampante che tutta la vicenda sia solo una strumentalizzazione, all’interno di una lotta fra gruppi di potere internazionali, che evidentemente hanno deciso di scomodarsi adesso per togliersi dai piedi un personaggio che fino a ieri gli andava bene. (Che cosa si voglia da lui, che lui si rifiuta di fare, lo scopriremo quando lo vedremo fare a chi verrà dopo di lui).
Ma una “strumentalizzazione” non implica solo uno strumento e un fine da raggiungere, implica anche un mezzo a cui applicare quello strumento, per raggiungere quel fine. E lo strumento in questo caso siamo noi.
Ogni volta che accettiamo per buona una qualunque affermazione, senza soppesarla e validarla di persona, diventiamo il tramite fra chi fa quella affermazione e il fine che vuole raggiungere.
Massimo Mazzucco