La mente umana è dotata di due preziosi strumenti, indipendenti ma complementari, che stanno alla base di tutta la nostra conoscenza: il ragionamento induttivo e quello deduttivo.
Il primo parte dall’osservazione dei fatti, li analizza, e arriva a certe conclusioni. Il secondo parte da un concetto prestabilito, lo applica ad una situazione di fatto, e giunge alla sua conclusione. La grandiosità di questo doppio sistema è che ciascun tipo di ragionamento può funzionare in modo indipendente, ma le conclusioni raggiunte col metodo induttivo possono anche servire da punto di partenza (il “concetto prefissato”) per un ragionamento deduttivo.
Facciamo un piccolo esempio, poichè è importante avere sempre chiaro quale tipo di ragionamento si stia utilizzando, per evitare certe trappole che la mente ci tende a nostra insaputa.
INDUTTIVO (parte dall’osservazione dei fatti): Oggi esco, piove e mi bagno. Domani esco, piove e mi bagno. Dopodomani esco, piove e mi bagno. Dopo venti volte in cui mi bagno quando piove, e non mi bagno se c’è il sole, arrivo a concludere che è la pioggia a rendermi bagnato. Questo è il risultato che mi ha dato il metodo induttivo, con il quale ho accumulato un numero sufficiente di “lavate” (fatti osservati) per raggiungere una conclusione valida.
A quel punto faccio tesoro della mia conclusione, la trasformo in certezza (concetto prestabilito), e la tengo a disposizione nel mio “armadio mentale”.
Succede che un giorno guardo fuori dalla finestra, e vedo che piove. Mi ricordo della mia certezza, ... ... e la utilizzo come punto di partenza per un ragionamento deduttivo.
DEDUTTIVO : Siccome “quando piove mi bagno” (certezza prestabilita), e siccome “fuori piove” (dato di fatto), oggi mi porto l’ombrello (nuova conclusione).
In questo modo si può costruire una catena infinita di sapere, che cresce grazie alle certezze accumulate in precedenza. Facciamo un secondo “giro di ragionamenti”, induttivo + deduttivo, per vedere come questo accade.
Un giorno il capufficio vede arrivare un impiegato con l’ombrello gocciolante, e nota che gli si macchia la moquette (fatto osservato). Dopo un pò ne arriva un secondo, con l’ombrello gocciolante, e gli macchia la moquette. Poi un terzo, poi un quarto eccetera, finchè il capufficio deduce che quando piove la sua moquette viene macchiata.
A quel punto fa tesoro della sua conclusione, e passa al ragionamento deduttivo:
Siccome “quando piove la moquette si macchia” (certezza prestabilita), e siccome in città piove spesso (dato di fatto), faccio comprare un bel portaombrelli (nuova conclusione).
Ecco come è nata la nostra civiltà.
Con una catena infinita di miliardi e miliardi di botta-e-risposta fra un ragionamento induttivo e uno deduttivo, siamo partiti dal primo uomo delle caverne, che si è stufato di bagnarsi sotto la pioggia, e abbiamo costruito le metropoli di oggi.
C’è però un piccolo problema, insito nello stesso sistema mentale, dal quale originano, paradossalmente, anche tutti i mali peggiori dell’umanità.
Mentre infatti il processo induttivo lascia sempre un margine di incertezza (è vero che tutte le volte che pioveva mi bagnavo, ma poteva anche essere – teoricamente – l’inquilina dell’ultimo piano che innaffiava i fiori), quello deduttivo non lascia scampo: una volta deciso che se piove ti bagni, sei obbligato a concludere che devi prendere l’ombrello.
Bisogna quindi fare molta attenzione al ragionamento deduttivo, e tutte le volte che lo usiamo - è la famigerata parola “siccome” ad indicarcelo – dovremmo assicurarci che la certezza iniziale su cui poggia sia effettivamente valida, prima di cercare una nuova conclusione.
Mentre troppo spesso usiamo la mente in modo pigro e trasandato, e invece di cercare ciascuno la propria verità, accettiamo per buone quelle dateci dagli altri, senza applicare un filtro critico.
Dio è uno e trino – mi dice don Giulio.
Va bene, d’accordo – gli rispondo io - E adesso cosa devo fare?
Niente – dice lui – Sappilo e basta.
E così ti ritrovi da grande che quando vuoi bestemmiare non sai se devi farlo tre volte, o se basta una volta sola.
Questo è il dogma, la verità comprata al buio da altri, che poi in qualche modo devi far quadrare con la “tua” realtà quotidiana.
E quando questa realtà non corrisponde al dogma tu vai in crisi, perchè le verità assodate non si toccano per definizione, mentre la realtà che hai di fronte è molto difficile da cambiare.
A quel punto c’è chi trova la forza di disfarsi del dogma, e inizia una ricerca personale (riparte col processo induttivo, a mente libera, dall’osservazione dei fatti), che lo porti finalmente ad una conclusione valida per lui.
Altri invece preferiscono il comfort delle certezze acquisite da altri, e continuano a professarle senza preoccuparsi troppo della loro corrispondenza con il mondo reale.
I problemi dell’umanità nascono tutti da qui.
Tutti.
Se Rumsfeld e Cheney riuscissero a vedere la mostruosità inutile di quello che hanno fatto, la guerra in Irak non ci sarebbe mai stata. Ma la loro mentalità neocons gli impone di partire da questa premessa intoccabile: “siccome” l’America deve conquistare il medio Oriente per conservare il proprio standard di vita, diventa perfettamente legittimo uccidere un milione di iracheni per qualche barile di petrolio. Spiace farlo, ovviamente, ma il ragionamento deduttivo non lascia alternative: siccome - quindi. (Ecco, fra le altre cose, come nasce la giustificazione del “collateral damage”).
Gli esempi possono cambiare all’infinito, ma il meccanismo è sempre lo stesso, a seconda del tipo di ragionamento che applichi. Se parti da un concetto prefissato, la conclusione è obbligata:
DEDUTTIVO: “Siccome” gli americani non possono essersi fatto una cosa del genere da soli, a buttare giù le Torri Gemelle “devono” essere stati gli islamici.
Se parti dall’osservazione dei fatti, la conclusione è libera:
INDUTTIVO: Vedo due edifici di 400 metri che cascano sulla propria pianta; lo fanno in tempi molto rapidi; producono sbuffi ai lati; si sentono delle esplosioni; polverizzano milioni di tonnellate di roba in materia finissima; non resta nemmeno una scrivania. Concludo che siano stati demoliti.
Oppure:
DEDUTTIVO: “Siccome” mio figlio non può essere un deficiente – dice il padre di fronte a una pagella vergognosa - è chiaro che la maestra ce l’ha con lui.
INDUTTIVO: Mi ha preso un cinque in matematica, un quattro in inglese, un tre in geografia, e un due in italiano. Forse è meglio che vada a lavorare.
E arriviamo finalmente dalle parti di casa nostra:
DEDUTTIVO: “Siccome” il bicarbonato non può curare il cancro (me l’hanno insegnato all’università, come vedremo dopo), Simoncini “non può” avere ragione.
Ecco allora che ogni articolo che testimonia di una nuova guarigione non viene preso come una notizia incoraggiante e positiva, da sommare a quelle precedenti, ma come una specie di quiz, isolato, dove ogni volta devi per forza scovare l’errore.
“Siccome” il bicarbonato non può averla guarita, devono aver sbagliato la diagnosi. Oppure i video sono falsi. Oppure l’intervistatiore non ha capito. Oppure il tumore è regredito da solo. Oppure questa volta la cistoscopia ha funzionato.
Si arriva persino ad affermare che un metodo che tu stesso riconosci non valido, proprio in questo caso avrebbe fatto il miracolo, pur di non rimuovere la premessa intoccabile, che dice che il cancro ha origine genetica, e che per ora non è curabile. D’altronde, come dicevamo, gliel’hanno insegnato all’università, e nessuno è disposto a buttar via con facilità interi anni di dure fatiche, passati a pendere dalle labbra di chi gli avrebbe raccontato delle cose non vere.
D’altronde, proprio perchè costoro professano verità prese da altri “a scatola chiusa” (dogmi), e non possono verificarle di persona, fanno parte del problema.
Il percorso induttivo invece, libero da dogmi a cui far aderire la realtà, parte a mente sgombra dall’osservazione dei fatti:
INDUTTIVO: Un paziente è guarito di cancro al polmone con il bicarbonato. Un paziente è guarito di cancro alla vescica col bicarbonato. Un paziente è guarito di cancro al seno col bicarbonato. Un paziente è guarito di cancro alla prostata col bicarbonato. Un paziente è guarito di cancro al cervello con il bicarbonato. Un paziente è guarito di cancro al peritoneo col bicarbonato. Un paziente è guarito di cancro al fegato con il bicarbonato. Un altro paziente è guarito di cancro alla prostata col bicarbonato… Comincio a sospettare che Simoncini abbia ragione.
Come dite? C’è l’intero mondo accademico che dice che è impossibile?
Ora vi mostro come si usa il deduttivo in questo caso: “siccome” costoro non sono in grado di curare il cancro, e non sanno nemmeno spiegare da dove venga, è molto probabile che abbiano torto.
Come vedete, il ragionamento deduttivo non è affatto da buttar via, purchè si parta da una premessa di cui siamo certi: di fatto io “so” che il mondo accademico non sappia curare il cancro, e quindi mi sento tranquillo nel concludere che, nonostante tutto, abbiano torto gli accademici.
D’altronde, per migliaia di anni l’uomo ha creduto che la terra fosse piatta, ma non per questo siamo obbligati a crederlo anche oggi.
Anzi, il vero progresso - che non ha nulla a che fare con l’affermazione del proprio io, o con la difesa dei propri privilegi - passa proprio dal rinnovo delle idee, compiuto grazie all’esperienza.
Se tutti noi, ogni volta che partiamo da un “siccome”, ci accertassimo che quella premessa sia davvero fuori discussione (poichè andrà ad imporci conclusioni altrettanto obbligatorie), a litigare al mondo rimarrebbero soltanto i cani, e forse un paio di debunkers incalliti.
Che litigano fra loro, però, perchè a quel punto tutti gli altri avrebbero imparato ad usare il proprio cervello.
Massimo Mazzucco
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