Molti conoscono il termine
October Surprise, con il quale viene indicato, ormai anche in termini ufficiali, il “patto scellerato” fra la CIA e gli Ayatollah che servì ai repubblicani di Ronald Reagan per battere Jimmy Carter nelle elezioni del 1980. Gli Ayatollah si impegnarono a non liberare gli ostaggi dell’ambasciata di Teheran prima dello scadere del mandato di Carter, in cambio di armi con cui combattere l’Iraq. (La “incapacità” di Carter di liberare gli ostaggi divenne poi l’arma principale con cui Reagan lo sconfisse nella corsa alla Casa Bianca).
Quello che non sapevamo è che a consegnare le armi siano stati direttamente gli israeliani del Mossad.
Tutto ciò viene raccontato con la massima disinvoltura da John Lear, ex-pilota della CIA, ex-pilota militare, ex-pilota civile, e figlio del genio dell’aviazione che inventò il Lear Jet, durante un’intervista a
Pilots for 9/11 Truth di qualche anno fa.
Non che ci sia da stupirsi più di tanto, sia chiaro: che la realtà dello scacchiere geopolitico sia molto più complessa, e decisamente trasversale, rispetto all’immagine semplicistica che ci viene propinata ogni giorno dai media – noi i buoni di qua, loro i cattivi di là - è facilmente intuibile. Poterlo sostenere con i fatti alla mano però è un'altra cosa.
Ecco cosa ha detto John Lear, che aveva contattato
Pilots for 9/11 Truth per discutere delle anomalie dei tracciati di volo degli aerei dirottati l’undici di settembre, mentre raccontava agli ascoltatori le diverse fasi della sua carriera di pilota: "
Nel 1980 andai al Cairo. Immagino che lei sappia cos’è la October Surprise: nell’ottobre del 1979 George Bush, ... ...
che era candidato alla vicepresidenza con Ronald Reagan [Bush era direttore uscente della CIA, ndr]
volò a Parigi per stringere un accordo con l’Ayatollah Komeini. Se Komeini avesse ritardato il rilascio degli ostaggi fino all’inaugurazione presidenziale di Reagan, loro – cioè Reagan e Bush - gli avrebbero dato quantità illimitate di armi per tutto il loro mandato".
"Reagan e Bush vinsero, il caso del rilascio degli ostaggi fu un fatto di notevole importanza, e così cominciarono a mandare armi e munizioni attraverso Tel Aviv. Era il Mossad che gestiva l’operazione, e io ero andato apposta per trasportare quelle armi. Chiarisco però che non feci mai il volo finale, perché era successo questo: il primo aereo che consegnò le armi fu un C-144 argentino, che dopo aver scaricato a Tehran venne abbattuto in volo, ma non dagli iraniani. Furono i russi ad abbatterlo, dopo essere riusciti in qualche modo ad attrarre il C-144 nella zona di territorio russo a 40 Km. a sud di Yerevan. Probabilmente l’equipaggio avrà pensato “andiamo a vedere, tanto non abbiamo niente da perdere, niente a bordo di cui ci possano accusare”, e invece russi li hanno direttamente abbattuti. In ogni caso, il succo è che il Mossad non volle più rischiare il mio 707 in un incidente del genere, e quindi organizzarono il trasporto delle armi attraverso Dubai."
La stessa Dubai – viene da aggiungere – dove nell’agosto del 2001 Osama bin Laden incontrò gli uomini della CIA che nel frattempo lo stavano cercando in tutto il mondo. Il trasporto di armi, a sua volta, sarebbe stato organizzato dagli stessi israeliani che nel 2002 (Karina-A) accusarono Arafat di importare armi attraverso il Mar Rosso. La vita è davvero curiosa, a volte.
Bisogna anche dire, in tutta onestà, che John Lear è un personaggio molto controverso, e non lo si può considerare affidabile al cento per cento. Lo si ritrova spesso al centro di pesanti polemiche, specialmente da quando ha deciso di fare alcune rivelazioni, rispetto ai segreti militari sugli UFO, in confronto alle quali il traffico d’armi del Mossad è una barzelletta di mezza estate.
Non si comprende però perchè dovrebbe inventarsi una cosa le genere, che fra l’altro - come dicevamo – sorprende forse, ma non riesce comunque a stupire.
Sempre nell’ambito di questa perversa “logica trasversale” si può anche far ricadere una seconda affermazione fatta da John Lear nel corso dell’intervista: gli USA hanno dovuto intervenire militarmente in Afghanistan - racconta - per impedire che i Talebani dessero fuoco e distruggessero per sempre le piantagioni di oppio.
Curiosamente, io stesso ricordo che nell’agosto del 2001 fui colpito da una “strana” notizia passata dalla CNN: i Talebani avevano deciso, senza apparente motivo, di congelare completamente la produzione di oppio nel loro paese, e il senso di “dispetto” che emanava da quel gesto era addirittura ridondante.
“Come tutti sanno - conclude Lear nella sua intervista - l’80 per cento dell’economia mondiale gira attorno al traffico illecito di stupefacenti”.
Non sarà forse affidabile al cento per cento, ma per qualche motivo risulta difficile non credere a quest’uomo.
Massimo Mazzucco
L’
intervista di John Lear a “Pilots for 9/11 Truth”