Mancano poche ore allo showdown governativo americano che ha assunto ormai una valenza politica che trascende di gran lunga il fatto stesso. Il Ministro di Giustizia Alberto Gonzales, pupillo "intoccabile" del Presidente Bush, comparirà domani di fronte alla commissione parlamentare - a maggioranza democratica - che vuole chiarimenti sugli improvvisi licenziamenti di otto giudici federali, firmati da Gonzales nei mesi scorsi.
Come abbiamo già chiarito in precedenza, Gonzales aveva attribuito i licenziamenti a motivi futili e non correlati fra di loro, mentre sembra che esistesse un vero e proprio piano di "epurazione", originato dalla Casa Banca (Karl Rove), inteso a rimpiazzare l'intero corpus dei giudici federali (97 in tutto), sostituendoli progressivamente con personaggi più favorevoli ideologicamente all'amministrazione ora al governo.
Nonostante le pressanti richieste di dimissioni da parte democratica, finora Gonzales ha tenuto botta, sostenendo che il piano di "epurazione" non è mai esistito, e che lui stesso non aveva mai pensato a dei sostituti prima dei licenziamenti stessi. A sua volta la Casa Bianca ha negato di aver mai avuto con Gonzales contatti specifici al riguardo. Ma il New York Times ha reso pubblica ieri una e-mail "riservata" di Kyle Simpson, capo-gabinetto di Gonzales, … … indirizzata alla consigliera di Bush, Harriett Miers, nella quale si discutono invece chiaramente i licenziamenti, con tanto di nome e cognome dei possibili sostituti.
L'esito della prova di forza di domani è destinato chiaramente a riflettere gli attuali equilibri esistenti a Washington, e quindi a dirci anche, in qualche modo, fino a che punto dovremo ancora temere inattesi colpi di coda - che sono sempre i più pericolosi - da parte di un'amministrazione ormai chiaramente allo sbando, ma tutt'altro che innocua proprio per questo motivo.
Massimo Mazzucco
Vedi anche:
Adiòs Alberto, l'articolo con la notizia iniziale dello "scandalo" Gonzales.