La scorsa settimana gli italiani sono stati avvolti da un'ennesima, intricatissima ragnatela di parole.
Al centro della tela c'era la bocca di Matteo Renzi, dalla quale uscivano valanghe di fonemi vuoti come "per l'Italia", "rinnovamento", "ultima chance", "fare presto", "svolta decisiva", "lavoro", "giovani" e "riforme".
Subito intorno, nel primo cerchio della tela, si affollavano parole come "consenso", "coraggio", "supporto", "condivisione", "condizioni favorevoli", "impegno comune".
Nel terzo cerchio della tela si inseguivano invece parole meno incoraggianti, come "opposizione responsabile", "possibili tranelli", "assenza di mandato", "tradimento", "crisi di partito", eccetera.
Mentre nuovi cerchi di parole si aggiungevano a quelli già esistenti, ... ... lungo i raggi della tela correvano impazzite le bocche dei giornalisti della TV, che riuscivano a tenere il tutto cucito insieme con parole come "ministro politico", "ministro tecnico", "costituzionalista", "giustizialista", "riformista", eccetera, riuscendo nel frattempo a togliere il significato ad ogni singola parola.
La tela del ragno si può percorrere ormai in qualunque direzione: dal centro verso l'esterno, dall'esterno verso il centro, o lungo i lati dei suoi cerchi concentrici, senza che nulla abbia più alcun senso. Ormai vale tutto e il contrario di tutto, ogni parola trova il suo spazio sulla ragnatela, accanto al suo esatto contrario.
L'unica domanda che rimane da porre, a questo punto, è: chi tesse le fila di questa ragnatela infinita?
Massimo Mazzucco