Molti ricorderanno l’articolo “Cancro e bicarbonato: è in arrivo l’orda dei camaleonti?”, nel quale avevamo denunciato la clamorosa retromarcia in extremis effettuata da Big Pharma sull’efficacia del bicarbonato nel combattere i tumori.
In un articolo comparso su Repubblica il 28 agosto 2010, si leggeva quanto segue: “Il bicarbonato al posto dei chemioterapici. I farmaci antiacidità, gli inibitori della pompa protonica e persino il bicarbonato, potrebbero sostituire la chemioterapia.” Ma qualcuno doveva essersi accorto della portata di quella affermazione, e poche ore dopo il testo veniva modificato in questo modo: “Gli antiacidi al posto dei chemioterapici? L'altra ricerca riguarda i farmaci antiacidità. Gli inibitori della pompa protonica generalmente adoperati per le ulcere gastriche potrebbero sostituire la chemioterapia.”
Il bicarbonato era scomparso di scena, diventando un generico “antiacido”, e del suo possibile uso come sostituto della chemioterapia non restava più traccia. (Fortunatamente noi avevamo salvato la pagina originale, e potemmo mostrare le due verisoni al confronto).
Ora in America è successa una cosa simile, ma forse ancora più grave, visto che ad essere coinvolto è lo stesso National Cancer Institute, l’autorità federale per antonomasia nella lotta contro il cancro.
Forse in un eccesso di leggerezza (o di onestà?) il 17 marzo scorso compariva sul sito del NCI la seguente affermazione: “I potenziali benefici della Cannabis medica per le persone affette dal cancro includono effetti entiemetici, stimolo dell’appetito, alleviamento del dolore e miglioramento nel sonno. Nella pratica oncologica integrativa il medico curante può raccomandare la Cannabis medicinale non solo per il controllo dei sintomi ma anche per il suo possibile effetto antitumorale diretto”.
Molti sanno già che la Cannabis ha un effetto antitumorale diretto, …
… ma questa era la prima volta che il fatto veniva riconosciuto da un organo federale. Ed infatti sui mille blog pro-marijuana è esplosa una vera e propria festa, poichè un riconoscimento del genere significa automaticamente la rimozione della Cannabis dalla famigerata “Schedule 1” (*), la categoria che in USA raggruppa i composti chimici “ad alto rischio di assuefazione, e senza alcuna utilità medica”, ed una sua nuova collocazione nella “Schedule 3”.
Ma la festa è durata poco. Qualcuno infatti deve essersi accorto … … che passare la marijuana alla “Schedule 3” avrebbe significato in pratica liberalizzarla per uso medico, e dieci giorni dopo la pagina del NCI è stata corretta in questo modo: “Per quanto non esistano ricerche importanti sulla sua pratica medica, sembra che i dottori che hanno in cura pazienti malati di cancro e che prescrivono la Cannabis medica, lo facciano soprattutto per combatterne i sintomi”.
In altre parole, la capacità antitumorale diretta della marijuana è completamente scomparsa dalla scena.
Ecco la pagina del NCI, come appariva il 17 marzo, e come appare a partire dal 28 di marzo.
Purtroppo per i signori di Big Pharma, il loro intervento in extremis si è rivelato un terribile boomerang, poichè sono ormai dozzine i forum e i blog americani che parlano apertamente di “cover-up” da parte degli enti governativi, e di “smoking gun” sulle loro vere intenzioni.
L’anno prossimo, con le elezioni presidenziali, il movimento per la liberalizzazione tornerà alla carica, ed è probabile che ottenga dei risultati importanti. Ma in ogni caso è ormai evidente che la contraddizione della marijuana non potrà più reggere a lungo. Specialmente quando la marijuana fu abolita – ufficialmente – per la presenza del TCH (il suo compostio psicotropico), e da due decenni ormai il THC è disponibile in farmacia come molecola sintetica.
Massimo Mazzucco
(*) Ecco come la marijuana finì relegata nella famigerata “Schedule 1”, dalla quale non è mai più uscita.
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