Provate ad indovinare di quale nazione parla il presente articolo (vi diciamo subito che non è la Spagna).
Nelle scorse settimane decine di migliaia di persone si sono riversate nelle strade della capitale, protestando contro il proprio governo per il costante aumento dei prezzi, la stagnazione dei salari, e le condizioni economiche sempre più ristrette in cui si ritrova a vivere la popolazione.
Le proteste nelle varie città si sono indirizzate soprattutto contro le banche e contro gli edifici governativi. Di fronte alla privatizzazione selvaggia, messa in atto dall’attuale governo conservatore, la gente in strada urla “Rivoluzione!”
In particolare, la protesta è rivolta contro l’attuale primo ministro, che sta cercando di far fallire la società elettrica nazionale – per poi “arrivare in suo soccorso” e privatizzarla - attraverso un complesso ricatto incrociato fra i costi del combustibile e la tassazione che viene applicata.
Alla domanda “Perchè lei grida ‘rivoluzione’?”, un dimostrante ha risposto: “La classe media è allo stremo, i laureati non riescono a trovare lavoro, io non riesco ad arrivare a fine mese, e non riesco ad immaginare come mai potrò comprarmi una casa. E quelli che la casa ce l’hanno non riescono più a pagare il mutuo, a causa del continuo aumento dei prezzi. Chiediamo che la gente possa guadagnare un salario proporzionato al costo della vita, vogliamo l’educazione gratuita per tutti, prezzi delle abitazioni accessibili anche ai più giovani, investimenti nella periferia e non solo nel centro. Vogliamo una giustizia sociale”.
Due settimane fa è stata improvvisata una tendopoli proprio nel centro della capitale. Il gesto è stato subito imitato in moltre altre città della nazione, ma la polizia è intervenuta di forza e ha fatto sgomberare gli accampati. Le proteste continuano, e per ora non accennano a diminuire.
Ora voltate pagina, per vedere se avere indovinato di che nazione si tratta. Il paese di cui stiamo parlando è Israele.
Un’altro tema ricorrente fra le proteste – forse il più importante di tutti - è il seguente: “Basta con questa storia del terrorismo. Continuano a chiederci sacrifici “in nome della sicurezza nazionale”, ma noi siamo stufi di questa storia. Vogliamo giustizia subito, e basta”.
Che il popolo d’Israele abbia finalmente mangiato la foglia?
Nel frattempo, il probabile voto delle Nazioni Unite sul riconoscimento dello stato palestinese si avvicina.
Massimo Mazzucco
FONTI:
The Real News
NYT