Divampa sui media mondiali la discussione sull’incidente della flotilla di attivisti attaccata da Israele. Che cosa trasportavano davvero? Erano attivisti o pacifisti? Si trovavano in acque internazionali, o hanno violato quelle israeliane? Chi ha spinto per primo gli altri in acqua? Perchè i pacifisti indossavano i giubbotti di salvataggio? Ecc. Ecc.
Ricordate la
faccenda di Pio XII? Tutti a discutere su quanti ebrei abbia aiutato il Papa durante la guerra, mentre il problema da nascondere era tutt’altro: si chiama
Jasenovac. Ebbene, il trucco è sempre lo stesso: qui non si tratta di domandarsi “che cosa” sia successo l’altra notte nelle acque di Gaza, ma “perchè” si sia arrivati al punto in cui una flotilla di attivisti è stata costretta a sfidare un blocco navale per portare aiuti a della povera gente?
Questo è il vero problema, e naturalmente nessuno lo affronta.
Perchè della gente comune, che nella vita ha ben altro da fare, si assume un impegno del genere, ... ... e va a rischiare addirittura la vita per risolvere un certo problema, quando esiste una comunità internazionale che dovrebbe evitare la nascita di quel problema in primo luogo?
Ora, se la comunità internazionale non ha voluto evitare quel problema, significa che non ha nessun interesse a farlo. Se Francia, Italia, USA, Germania, Gran Bretagna ecc., permettono ad Israele di fare quello che fa, significa che il loro tornaconto è molto più importante di qualunque obbligo civile, politico o morale che si siano mai assunti.
E’ quindi contro i propri gioverni, complici di questa situazione inaccettabile, che dovrebbero rivolgersi le proteste degli attivisti. Costoro invece, nell’assumersi personalmente il compito di risolvere una situazione irrisolvibile, commettono due errori in uno: si espongono ad uno scontro fisico praticamente certo, e offrono ai media mondiali la scusa per spostare sui particolari di quello scontro l’attenzione del grande pubblico, allontanandola dal cuore del problema.
Lo ripeto: allontanandola dal cuore del problema. Se qualcuno cercasse il
cui prodest, potrebbe anche averlo trovato.
Ecco come funziona la manipolazione mediatica a livello mondiale. Non si tratta - come pensa qualcuno - di “telefonare ogni mattina a ciascun direttore di testata nel mondo per dirgli cosa pubblicare”, ma di manipolare gli eventi stessi (chi ci dice che fra gli attivisti non ci fossero agenti infiltrati del Mossad, che hanno prima "spinto" per realizzare la missione, e poi contribuito a creare lo scontro stesso?), in modo da condizionare poi la stampa a seguire ciò che si vuole, invece di ciò che si dovrebbe.
Il trucco è sempre lo stesso, e ogni volta ci caschiamo come polli nati la scorsa settimana.
Massimo Mazzucco