Articolo/recensione di F.D. (Mande)
Siamo vissuti all'interno di un grande sogno di integrazione e pace europea, ma ultimamente tutto sembra incrinarsi. Il razzismo tedesco viene fomentato dai commentatori economici definendo Piigs (maiali) i popoli periferici dell'eurozona. L'acronimo infatti vuole ricombinare insieme le iniziali dei paesi, distanti dal cuore tedesco che soffrono finanziariamente l'unione ed accomuna Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna. Come contraltare nasce e si rafforza in questi paesi un sentimento anti tedesco che vede nelle scelte dell'alto cancelliere Merkel la sadica volontà di infliggere sofferenze inutili a delle popolazioni oramai stremate da una crisi economica che come un incubo pare non avere mai fine. Come si è potuti giungere, partendo da un sogno di integrazione e pace, alla totale disgregazione dei popoli europei che ora si vedono come nemici gli uni degli altri? La risposta risiede nell'Euro, come molti “padri della patria” avevano profetizzato.
Romano Prodi, presidente della commissione europea nel 2001, tramite le colonne del “Financial Times” prevedeva esattamente questo: “Sono sicuro che l'Euro ci costringerà a introdurre un nuovo insieme di strumenti di politica economica. Proporli adesso è politicamente impossibile. Ma un bel giorno ci sarà una crisi e si creeranno i nuovi strumenti”. [...] "La strada per l'inferno è lastricata di buone intenzioni", recita un proverbio della saggezza popolare. Ma ben pochi italiani oggi definiscono “bei giorni”, come fa Prodi, quelli che stiamo vivendo.
Ma come potevano essere così sicuri i “traghettatori” alla Caronte che ci hanno portato verso l'inferno della crisi che le loro previsioni si avverassero? La teoria economica esisteva già nel 1960 e prendeva il nome di “Aree Valutarie Ottimali” scritta dal premio nobel Mundell. Questa teoria descrive le caratteristiche che deve avere una zona per poter condividere una moneta unica. In assenza di queste si ottengono solo crisi finanziarie che nella storia sono sempre sfociate in rotture dell'unione. Qualche economista ha raccolto più di mille precedenti storici di agganci monetari tra paesi deboli e forti tutti risolti nella stessa maniera. Rottura dell'unione quando non addirittura guerre. Il caso recente più eclatante è l'Argentina che aveva agganciato la sua valuta al dollaro. Nel giro di dieci anni (curiosa coincidenza con l'Euro) i governanti hanno cercato in tutti i modi di mantenere in piedi l'aggancio valutario e sono ricorsi come e prima di noi all'austerità ed alla svendita di ogni bene pubblico. Erano chiamati i pupilli del FMI per quanto scrupolosamente seguivano le sue ricette per uscire dalla crisi come oggi lo sono i Piigs, Greci in testa. Ma la storia ama ripetersi anche perché chi oggi detiene le leve del potere non ha certo cambiato approccio.
E' inutile dunque chiedersi se convenga o meno restare nell'Euro perché il suo destino è il tramonto.
“Il tramonto dell'Euro” di Alberto Bagnai vuole rendere edotto il cittadino medio che si avvicina alla disciplina economica di quali inganni è stato vittima per fargli credere nel “sogno” dell'Euro.
L'Euro - spiega Bagnai - è stato imposto ai popoli tramite il paternalismo di personaggi influenti dei vari stati dell'Unione. Allo scopo di unire forzosamente l'Europa hanno nascosto ai popoli europei i costi economici che l'adozione dell'Euro avrebbe comportato ed invece ne hanno tessuto le lodi con argomentazioni che non trovano né trovavano al tempo riscontro nella realtà dei fatti.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti, ovvero recessione, che sta oramai aggredendo anche la Germania, disoccupazione e conseguente riduzione dei salari. Perché la teoria delle AVO prevede espressamente che se viene tolta la flessibilità sul cambio delle valute, gli squilibri della bilancia dei pagamenti devono essere pagati dai dipendenti attraverso la riduzione salariale. L'Euro dunque si è finalmente palesato ai popoli per quello che è realmente: uno strumento per polarizzare la ricchezza nelle mani di pochi, che potesse finalmente invertire i risultati di anni ed anni di lotte operaie del secolo scorso.
Uscire dall'Euro potrà essere uno shock per l'economia italiana ma non sarà mai paragonabile all'agonia che la aspetta se caparbiamente tenta di restarne aggrappata. I primi provvedimenti con l'avvento del governo tecnico sono solo piccoli antipasti di una cena che sta già strozzando letteralmente la Grecia da quanto è indigesta. La soluzione migliore sarebbe, secondo Bagnai, concordare con gli altri membri un'uscita ordinata dall'unione monetaria e gestire questo evento ineluttabile invece di attendere che sia la speculazione a farlo come nel 1992 quando uscimmo dallo Sme.
Un'opera letteraria di enorme interesse contemporaneo che mira a correggere le “lievi imprecisioni” che giornalisti e commentatori economici hanno sparso qua e là nel corso del tempo per farci credere che stessimo seguendo la direzione giusta. Dopo l'uscita dallo Sme hanno convinto milioni di italiani che la via giusta era il “più Europa” con la moneta unica e dunque fissando il cambio. Oggi, non paghi del loro evidente e non più sottacibile errore propongono ancora “più Europa” come in un delirio. Ma dopo aver letto il libro capirete cosa ci sia di così sbagliato in una richiesta potenzialmente legittima come quella di unire tutti gli europei sotto una stessa bandiera. E' stato messo il carro davanti ai buoi. Bisogna prima integrare i popoli europei anche dal punto di vista economico oltre che legislativo. Solo allora, una volta che si sia riusciti a trasformare l'Europa in una AVO si può introdurre una moneta comune.
Nell'interesse di tutti i popoli europei e per cercare di sanare le gravi fratture che l'Euro come moneta ha generato dobbiamo evolvere verso un sistema di cambi flessibili che consenta di attutire gli squilibri tuttora presenti e che con forza si sono palesati.
Chiudo augurando a tutti i lettori che l'Euro tramonti presto portandosi dietro la sua cappa di masochistica austerità.
F. D. (Mande)