Con la tipica arroganza di chi si sente superiore a tutto quanto lo circonda, il Vaticano
ha fatto sapere che si riserva il diritto di applicare sul proprio territorio soltanto le leggi italiane che rispondono ai principi della dottrina cristiana.
La motivazione ufficiale, fornita da Mons. Serrano, è il «numero davvero esorbitante di norme nell’ ordinamento italiano, non tutte certamente da applicare in ambito vaticano», al quale andrebbe aggiunta «l’instabilità della legislazione civile per lo più molto mutevole».
Detto da chi predica la dottrina religiosa più fitta e incomprensibile dell’Universo, dopo averla modificata infinite volte nel corso dei secoli, la cosa potrebbe anche far sorridere. (Inoltre, si potrebbe spiegare al Monsignore che le leggi si applicano una alla volta, a seconda del caso previsto. Non è necessario indossarle tutte insieme, come se fossero tante cravatte).
In realtà, come suggerisce l’articolo sopra citato, il Vaticano cerca probabilmente di premunirsi contro un inevitabile adeguamento della legislazione europea sul riconoscimento dei diritti civili alle coppie omosessuali. Già dovettero inventarsi il celibato, nel Medioevo, per proteggere i beni della Chiesa da una dolorosa “dissipazione” nel mondo civile, ... ... nelle pratiche di successione in morte di un prete sposato (al tempo dei Vangeli, come noto, il matrimonio degli episcopi era perfettamente normale). Ci manca ancora di doverli difendere, un domani, da un vescovo che abbia magari scelto di convivere con il suo insegnante di aerobica.
In ogni caso, come stato sovrano, il Vaticano ha il pieno diritto di osservare le leggi che preferisce, fatto salvo naturalmente per quelle italiane che il Concordato gli impone di rispettare. Il problema è che non solo ignora tranquillamente anche quelle (come nel caso in cui nascose e protesse i preti pedofili ricercati dalla nostra giustizia), ma insiste nei chiari tentativi di interferire direttamente nella gestione del nostro “stato sovrano”, al punto da averne palesemente violato le leggi.
Quando il Vaticano invita (marzo 2007) al "doveroso esercizio" di una "coraggiosa obiezione di coscienza i medici, infermieri, farmacisti e personale amministrativo, giudici e parlamentari, ed altre figure professionali direttamente coinvolte nella tutela della vita umana individuale, laddove le norme legislative prevedessero azione che la mettono in pericolo," viola palesemente il nostro codice penale, in quanto incita espressamente i cittadini – e fra loro i giudici stessi! - a trasgredire alcune delle nostre “norme legislative“.
Si chiama istigazione a delinquere, e non c'è santo che possa farla passare per qualcosa di diverso.
Se un cittadino qualunque si permettesse una dichiarazione del genere rischierebbe l’arresto immediato, mentre il fatto che questa dichiarazione, pur provenienda da una nazione straniera vera e propria, sia caduta nel nulla più assoluto, dimostra fino in fondo che tipo di interferenza il Vaticano riesca ad esercitare nella gestione della nostra “res publica”.
Come sappiamo, il Tribunale dell’Inquisizione non è mai stato chiuso, ha semplicememte cambiato nome. E come possiamo constatare, anche la “lotta per le investiture”, in corso da quindici secoli per il controllo del potere temporale, è ancora nel pieno del suo svolgimento.
Di questo possiamo ringraziare la nostra classe politica, particolarmente corrotta ed ipocrita, che non sembra certo intenzionata a vincerla una volta per tutte. (Curioso come l’unico leader politico che abbia mai cercato di restituire un pò di dignità al nostro “stato sovrano” sia finito a marcire in esilio come un pezzente qualunque. E questo avvenne, non dimentichiamolo, grazie al beneamato Di Pietro, il coraggioso eroe dalle “mani pulite” che naturalmente con l’Opus Dei non c’entra nulla).
Ite, missa est.
Massimo Mazzucco