C’è qualcosa di profondamente ributtante nel vedere quello che stanno facendo Repubblica e l’Espresso intorno agli scandali di Berlusconi. Ma non è il semplice fastidio provocato dal miserrimo livello raggiunto nel pubblicare le telefonate delle prostitute, è qualcosa di molto più profondo e arcaico, ce va a cozzare con il più intimo senso di giustizia della natura umana.
O forse è un disperato gesto di ribellione, che nasce nel sentirsi manipolati al di là di ogni accettabile limite.
O forse ancora è il fastidio per questa viscida ipocrisia, da parte delle suddette testate, nel travestirsi da “giornalismo” solo quando la cosa torna utile, ben sapendo di non aver mai assolto a quel compito per il resto dei giorni dell’anno.
Insomma, deve essere qualcosa di profondamente grave, se una persona come il sottoscritto, che non ha mai provato la minima simpatia politica per Berlusconi, si ritrova oggi incapace di gioire per la sua ormai inevitabile discesa agli inferi.
Sembra quasi che il vederlo sconfitto su un territorio così poco “politico”, dopo averlo visto scorrazzare indisturbato sulla carcassa della nostra nazione, ... ... non faccia che ricordarci tutto il male impunito a cui abbiamo dovuto assistere in tutti questi anni.
Impunito, naturalmente, grazie alla connivenza del sudetto giornalismo di facciata.
In certi momenti viene addirittura il sospetto che togliere di mezzo Berlusconi in questo modo - rumoroso ma in fondo innocuo - sia il supremo lasciapassare per un disastro sociale, economico e morale al quale i nostri “giornalisti” hanno assistito silenti sin dall’inizio – avallandolo quindi - e che mai a questo punto vorrebbero sentirsi ricordare.
Qualunque sia l’ipotesi giusta, rimane questa pervasiva sensazione che i giustizieri siano mille volte più indegni, laidi e corrotti del giustiziato. Ed è questo che risulta inaccettabile.
Massimo Mazzucco