L’articolo di
Repubblica ha il chiaro sapore della denuncia, definisce il fatto un “giallo”, e lo caratterizza come “inquietante”: una jeep dell’esercito italiano è saltata su una mina lungo una strada dell’Afghanistan - fortunatamente senza creare vittime – e la portiera rimasta spalancata del mezzo blindato ha rivelato al suo interno il simbolo dell’Afrika Korps.
“In Afghanistan sognando El Alamein” esordisce
l’articolo di Gianluca Di Feo, intitolato “Battaglione Rommel”, che nel sottotitolo recita: “i nostri soldati vanno in missione con la palma dell’Afrika Korps hitleriano dipinta sulle jeep”.
Il tono è quello dello scoop: “sono foto sfuggite alla censura del nostro Stato maggiore”, dice l’articolo, e la conclusione è una condanna chiara e impietosa: “Sì, è il simbolo inconfondibile dei reparti di Rommel che portarono la bandiera hitleriana alle porte del Cairo”.
In altre parole, a
Repubblica si sono accorti ieri che fra i nostri militari non aleggia lo spirito altruistico di Madre Teresa di Calcutta, ma predomina una intensa nostalgia “per i bei tempi andati”, in cui si poteva picchiare, distruggere e massacrare a piacimento, nel nome e con l’impunità della superiorità razziale che ci aveva portato all’alleanza con Hitler in primo luogo.
Ohibò! Che fare ora? Tacere no di certo! Denunciamo il tutto alla pubblica opinione, e aspettiamo fiduciosi un’inchiesta ... ... che non mancherà di punire in maniera esemplare questa palese distorsione del significato e del ruolo dell’esercito italiano nel mondo.
Ah, già, un momento però: pare che questo in Italia non si possa fare. Dimenticavamo che noi degli Stati Uniti siamo la sguattera più umile, quella che accetta anche le ingiurie e le prepotenze che gli altri servitori rifiutano altezzosi. C’è un limite a tutto, ma per noi no. Se quindi siamo stati obbligati ad andare in guerra con loro, poi non ci possiamo lamentare.
A proposito, dov’era
Repubblica quando il nostro governo calpestava platealmente la Costituzione, e si univa ufficialmente alla guerra di conquista americana, pur di accontentare i nostri padroni e conquistatori?
A protestare a voce alta, nel nome del popolo italiano e dei valori che rappresenta nel mondo, oppure a tener bordone alle sguattere di governo, aiutandoli a venderci una “missione di pace” a cui solo un imbecille avrebbe potuto credere?
Però poi sono tutti pronti a gridare allo scandalo per una decalcomania qualunque, quando quella non è che il frutto di una cultura guerresca che loro stessi hanno contribuito a perpetrare con il loro vergognoso e inaccettabile silenzio.
Massimo Mazzucco