(Pubblicazione originale: 5 dicembre 2012)
di Calvero
Pensavo in questi giorni ad un immagine, alla sezione di un tronco di un albero e ai suoi famosi “cerchi o anelli” che sono visibili in esso. E’ tra i mie primi ricordi di quasi ragazzo, i primi “filosofici”. Quando cominci a chiederti “chi siamo”. Alla vista di quel tronco rimasi affascinato all’idea di come le tracce circolari sembravano inseguire il presente. La cosa mi fece riflettere non poco poiché il fatto che l'anello più grande dovesse essere per forza quello più vicino alla corteccia, mi dava come la sensazione che volesse inseguire la sua fine. Sin da giovane. La "fine", la corteccia: lo strato ultimo che riveste gli anni passati e li protegge. Come ad osservare dall’alto la mia vita, feci questa sovrapposizione, questa metafora. Stavo osservando l’esistenza in sezione orizzontale, mentre fino ad allora la visualizzavo diversamente nella mia mente, come da un punto in basso voleva crescere verso l’alto. Verticale, insomma. Era il caso di dirlo, cambiai prospettiva nell’osservare me stesso e l’esistenza. Vidi me stesso come un centro, in espansione.
Però quella corteccia c’è sempre, anche quando l’albero è giovane. Non mi era facile far tornare i conti alla metafora. Più non mi tornavano, più diveniva mia. Come se la chiusura dei “cerchi” della nostra esistenza, cioè la corteccia, sia un perpetuo parallelo che ci abbraccia a prescindere. Ci tiene stretti a noi medesimi.
Mi è tornato alla mente in questi giorni, quando alla ricerca di un lavoro, mi trovo, come "curriculum", pochissimo appetibile ad essere assunto. Per una serie di fattori però paradossali: esperienze lavorative vissute, tante, ... ... quelle che non si possono incasellare nei questionari delle agenzie per il lavoro (quelle che hanno nomi di Fantozziana memoria, come “UMANA”, come “MAN-POWER”, insomma mai come oggi il linguaggio è una puttana che per soprammercato ti prende pure per il culo), poi famiglia/non-famiglia, figli/non-figli, insomma punteggi, voti, un po come su Facebook; verrà il tempo che che potrai portare le raccomandazioni dei precedenti lavori con la manina e il “pollice all’in su” di tutti i "mi piace", lì, a fianco della tua faccia beota in formato tessera.
Comunque. Risultati: 0 (zero).
Abbandonando il classico mi sono buttato sul dinamico. Come direbbe un bimbominkia in carriera. Dopo tutte le possibilità da dipendente che sfumano di cerchio in cerchio, l'altro giorno mi avvicina un’amica che conoscendo la mia situazione mi propone di andare con lei ad un convegno dove ci potrebbe, lei dice, essere qualcosa di valido per me. «Alt» gli faccio a brutto muso «porta a porta non vado a vendere, già c’ho provato e io di mentire alla gente non sono capace. Quella volta li ho mandati a fanculo il giorno stesso». Lei mi rassicura che di questo non si trattava. Ok, mi dico, facciamo anche questa. Così ci troviamo all’appuntamento e andiamo. Era un martedì come tanti. Di sera. Quaranta chilometri e siamo arrivati.
In una sala, stile Cinema confortevole per pochi eletti, ovattata, tutti giacchetta e cravatta però che fa molto casual. Ragazze in formato “tanta terra in faccia quanto profumo dietro le orecchie”; le più mature invece, in pseudo Tailleur che fa molto donna in carriera, ma peccato che, come i contadini che si vestivano la domenica, con le loro facce e il portamento tradivano la forma e più che un pugno in un occhio erano un calcio nei coglioni. Vabbé, siamo in ballo, balliamo. Ci accomodiamo e i sorrisi sono quelli dei Testimoni dei Geova ai congressi. «Piacere» ..sì come no.. «piacere». Due tipe una fila davanti mi squadrano di sottecchi facendo finta di voltarsi per qualcos'altro. Attirate dalla mia presenza, anch’io dovevo essere un pugno in un occhio. Erano in fregola, tutto qui. Con quella fauna di pseudo maschi, ci credo. Oh yeah, ragazzi ben cortesi, certo, ben pettinati o per meglio dire, spettinati alla perfezione come usa adesso. Spalle, e cosa sono le spalle?? Qualcuno si poteva farlo girare al volo in un carpiato solo con uno schiaffo.
Ma è il momento. Entra il Leader. Un quasi cinquantenne. Dinamico (come si diceva prima). Il brusio si quieta. “Vedrai quanto è in gamba” si sente sussurrare tra le fila delle poltrone in velluto beige. Azzo, e chi sarà mai?? Clooney? Prende il microfono: giacchetta aperta, panzettina leggera leggera da cummenda in erba, gli occhi in pendant coi calzini, brizzolato (sia mai non siano brizzolati i leader), voce suadente, sguardo PNL; ogni tanto manina destra nella tasca del pantalone, che se eravamo all’aperto non gli sarebbe certo mancata la giacca tenuta per il pollice, buttata dietro le spalle alla Yuppie ... APPOSTO: esco adesso o gli sparo? Meglio lasciar stare i pensieri migliori, mi dispiaceva per la mia amica. Resisto. Nel frattempo mi faccio il mio "film anti-noia", quello necessario alla sopravvivenza durante la sua auto presentazione o glorificazione; mi vedevo alzarmi dalle fila, avvicinarmi a lui, prendergli il microfono e, neanche dirlo, spaccarglielo in testa.
Però ero di Luna buona (non era piena), decido di osservare con spirito critico e distaccato la cosa. Ci provo almeno.
Ad un certo punto il suo argomento, in soldoni, consisteva in questo: ragazzi, con la voce impostata tra la beatitudine e il Generale tornato da una guarra, di quanto è stata la vincita più alta di una Lotteria in Italia? ... qualcuno dal fondo della Sala (e chissà perché quelli che parlano, parlano sempre dal fondo della Sala, mah) qualcuno osò sparando 100 milioni al Super Enalotto, qualcuno 180; “boh” pensai tra me e me, fatto sta che il Leader puntando il dito come nel manifesto di - I WANT YOU - dello Zio Sam, chiese a tutti: cosa ci faresti “Tu” con quei soldi? Shopping a Londra? (qui i sussurri femminili aumentarono a dismisura) cazzo, pensai, sono circondato. E quel viaggio alle isole Hawaii? o cosa ti compreresti? cosa daresti ai tuoi figli? e quella macchina che era sempre stato il tuo sogno? e quella Villa al mare? ma perché anche "io" non posso essere come gli altri imprenditori??
Poi .. tra alti e bassi, il tenore del discorso si spostava sul fatto che: è vero! siamo in crisi - ma che è proprio qui che nascono le opportunità! la gente ha bisogno di sentirsi felice e di comprare; e perché dobbiamo usare i nostri soldi per dargli agli altri? quando invece possiamo farli rientrare nel nostro stesso circuito! [il circuito era l'Azienda che promuove e produce i prodotti e che, in caso, ti avrebbe "assunto"].
I prodotti erano di cosmesi, integratori a base vegetale, prodotti di igiene personale e per la casa. In realtà era anche vero che la bontà di certi prodotti, che ora per motivi di tempo non spiego, c’era. Almeno in questo senso non si mirava a fregare il consumatore. Se non nella misura che può venire “fregato” quando compra al solito supermercato. Anzi meno, perché il prodotto che non funziona viene "bruciato" dal passaparola. Il concetto però traviante era che "Tu" dovevi portare dentro il circuito gli altri ospiti e che, in questa “famiglia”, sarebbe stato inevitabile puntare in alto. Che un giorno ti saresti dovuto trovare davanti anche tu a un pubblico, lì con con la tua giacchetta aperta, il sorriso durbans e convincere giovani e meno giovani di una cosa: che il mondo lì fuori vale solo quando i soldi ti portano quello che altri più bravi di Te hanno avuto prima di te. Avresti dovuto pompare sull’ego della gente e sul materialismo che, qui, veniva chiamato letteralmente Libertà. Mentre i grafici della presentazione proiettata ammiccavano con i colori della pubblicità, in un mondo dove il tempo libero era lavoro e il lavoro, tempo libero.
Sapevo che probabilmente finita tutta la pappardella, insieme agli sguardi sognanti dei più giovani attratti dalle Sirene, mi sarei dovuto sorbire il feedback degli ospitanti e dei sotto-capo-gruppi con i loro “allora come ti è sembrato? non è bello sapere che la tua libertà può darti una vita ricca?” eccetera eccetera .. e così fu. Né più né meno.
E pensare che sarebbe bastato che qualcuno dalle fila delle poltrone in velluto beige avesse risposto al domandone sul “cosa fare con tutti quei bellissimi soldi?” dicendo che quei soldi li avrebbe dati TUTTI ai poveri. Una cosa del genere e al Leader brizzolato, i denti non è che gli sarebbero caduti, ma avrebbero fatto da soli le valige lasciando le gengive a succhiare con la cannuccia la minestrina e non gli integratori.
Il Leader aveva salutato ufficialmente la serata. Ringraziò tutti con quella di "pensateci, è la vostra libertà". Ora gli ultimi convenevoli. Mi chiesero di dov’ero, dove abitavo, mi strinsero la mano e, come in un esperimento personale, li guardai tutti profondamente negli occhi mentre pensavo a quei poveri e ai soldi che non li riguardavano. Le reazioni furono interessanti. Non volli essere cattivo; tanti sguardi erano gentili, speranzosi, li incontravo man mano. Ragazze con occhi sognanti, ma anche ex idraulici che si sentivano parte del mondo degli "Agnelli" tanto ingenuamente. Quando tiravo fuori il papiro dei lavori che avevo passato, la sicurezza nella loro voce si incartava. Gli schemi e le logiche non tornavano più ai loro conti nei miei interventi, qualcun'altro si rese conto che era vestito benissimo, ma come un manichino.
L’offerta di questo tipo di lavoro in sé non era male, diciamocelo, anche perché la mia amica, con cognizione di causa, mi avrebbe dimostrato più tardi che il suo piccolo rientro e senza imbrogli c'era. Duecento euro nel suo primo mesetto. Per me sarebbero comunque soldoni. Poi, favella e presenza non mi mancava. Comunque non accettai.
Si torna a casa. Ripercorremmo i quaranta chilometri all’inverso. Mi sembrava di tornare indietro nel tempo. Bello. Mentre guidavo dissi alla tipa «cazzo, era da un po che non mi trattenevo dal non smontare la testa a qualcuno, sai?» e, con tono scherzoso: «oggi non è Luna piena». Arrivati al parcheggio mi chiese cosa volevo fare «boh, son libero» risposi. Scese dalla macchina e mentre scendeva: «vieni su da me? ho un po d'erba, ci stai? ».. «e come no, Yes» ... “ed era pure gnocca non poco” ... ci mancava che rifiutavo.
Sul divano mi riapparve il tronco dell’albero. Insieme all’erba, con lei, era ancora più magico. Cazzo però, sono ancora senza lavoro. Mi sto espandendo o sto precipitando? .. gli anelli sono tanti per sprecarli ... e non mi va più di guardare in alto. Ma che cazzo me ne frega a me.... poi l’erba era veramente buona.... ci sono cose che devono proprio andare in fumo. Altre no.
Calvero