Muhammar Gheddafi non è ancora stato catturato, è già gli avvoltoi delle compagnie petrolifere stanno scendendo sui giacimenti di petrolio della Libia.
In un
articolo della Reuters intitolato “L’ENI guida la corsa al petrolio in Libia” leggiamo che “la caduta di Gheddafi riaprirà le porte al paese africano con maggiori riserve di petrolio.”
“Il ministro degli esteri italiano Franco Frattini – prosegue l’articolo – ha detto che il personale dell’ENI, il produttore numero uno prima della guerra, è già arrivato in Libia per far ripartire la produzione nell’est del paese.”
La CNN ha appena fatto sapere che i titoli dell’ENI sono saliti del 6% nella giornata di ieri.
“Questi impianti sono stati fatti da italiani, dalla SAIPEM – dice ancora l’articolo, citando Frattini - ed è quindi chiaro che l’Italia giocherà il ruolo di N° 1 nel futuro.”
Sempre nell’articolo leggiamo che “secondo gli analisti dell’industria petrolifera l’ENI e la TOTAL potrebbero emergere come i due grandi vincitori della Libia del dopoguerra, grazie al pesante supporto dato dai loro paesi ai ribelli”.
Alla CNN, la Repsol spagnola ha dichiarato ... ... di essere pronta a riprendere la produzione entro 4 settimane al massimo.
Mentre Cina, Russia e Brasile, che si erano opposte alle sanzioni più rigide contro Gheddafi, rischiano di incontrare difficoltà per avere nuovi contratti in Libia, stati come il Qatar e commercianti di petrolio come la Vitol sembrano in grado di assumere ruoli di primaria importanza nella nuova scacchiera del mercato del greggio.
Eccetera eccetera eccetera.
Nel frattempo i poveri libici continuano ad abbracciarsi felici sulla piazza di Tripoli, convinti di aver finalmente conquistato l’indipendenza e la libertà.
Massimo Mazzucco