E’ L’INIZIO DELLA FINE?
Chissà che cosa passa per la testa dei generali dell’armata più potente del mondo, ora che ben dieci città irachene (non è che ce ne siano molte di più) sono totalmente o parzialmente tornate sotto il controllo delle milizie locali. Di sicuro la scelta di applicare il pugno di ferro, senza poi avere sottomano i mezzi per contenere la prevedibile risposta, non parla molto a favore della lungimiranza del comando USA. Ieri hanno addirittura bombardato una loro moschea, con la puerile scusa che era diventata un centro operativo anti-americano.
Ma sotto c’è probabilmente molto di più.
Oggi sono infatti trapelate da Washington indicazioni su un poderoso braccio di ferro che sarebbe in corso fra Pentagono e Casa Bianca, nelle persone del vice-presidente Cheney (nei momenti delicati Bush lo mandano regolarmente a casa sua, in Texas, a “riflettere” lontano dalle leve di comando) e di Donald Rumsfeld, ministro della Difesa e capo del Pentagono. La questione è ... se aumentare o meno il contingente americano in Iraq, che già in questi giorni sfiora i centotrentamila uomini, ed in che tempi. Uomini che però sono sfiniti, in senso fisico e psicologico, essendo molti di loro in Iraq da oltre un anno. E per coloro che stavano per fare finalmente rientro a casa, è appena arrivata la notizia che dovranno invece trattenersi indefinitamnente. C’è da tenere presente inoltre, che i militari USA sono come dei normalissimi impiegati, il cui contratto stabilisce, fra le altre cose, che non possano essere trattenuti lontano da casa per più di dodici mesi consecutivi. Ma appunto, oggi anche quella “clausola” è saltata, andando ad aggiungersi ad altri mille motivi che già mantengono alta la tensione fra i ”boots on the ground” (letteralmente, gli stivali che calcano il suolo) e gli alti comandi.
Il problema inoltre appare destinato a non avere soluzione, perchè da Washington non arriva nessun segnale di leadership mondiale da parte dell’amministrazione: non solo non si cerca, seppure in extremis, di tornare a coinvolgere l’ONU, o almeno la NATO, prima del 30 Giugno, ma non esiste nemmeno un piano qualunque, nemmeno solo dichiarato, che arrivi oltre a dopodomani.
E’ come se fossero andati solamente per prendere il petrolio, e non avessero minimamente previsto che quelli magari se ne sarebbero accorti. Uno degli elementi che gioca a sfavore di un esito positivo per gli USA, infatti, è proprio il malumore che serpeggia ormai diffuso anche fra la popolazione sciita, la famosa “maggioramza silenziosa” che fino a ieri era tenuta sotto controllo da Al-Sistani: la lamentela che invece di democrazia ci hanno portato solo altri disagi ed altro dolore, è ormai un mantra che si può ascoltare ad ogni angolo di ogni città.
E domenica c’è una grossa festività mussulmana, che riunirà i più esaltati a centinaia attorno alle varie moschee del paese. Non ci vuole molta fantasia ad immaginare come un minimo incidente qualunque potrebbe avere l’effetto di un cerino in una polveriera.
Massimo Mazzucco