E' IN ARRIVO UN COLPO DI STATO
Lo ha detto chiaramente Calderoli. Indirettamente lo ha fatto Cossiga. Lo hanno fatto intuire, fra le righe, praticamente tutti gli altri governanti, di centro o di destra che siano. E siccome questa gente non usa solitamente strumentalizzare i fatti di cronaca per scopi politici, bisogna crederci.
Il segnale convenuto? Una cavallettata in testa al nostro Presidente del Consiglio. Ricevuta la sera dell'ultimo dell'anno, in Piazza Navona, e gentilmente fornita da un "muratore" - così si premura di definirlo la stampa governativa - che evidentemente non era riuscito ad articolare meglio il suo discontento. Presto verranno presi d'assalto i negozi di articoli fotografici, i cavalletti andranno a ruba (già quelli tascabili non si trovano più), e l'uscita da Montecitorio ... ... diventerà una specie di tiro al bersaglio con punteggio automatico, segnato direttamente su un grande tabellone luminoso nella Piazza Rossa di Mosca: cinque punti per ogni uomo di A.N. colpito, tre per ogni Forzista, dieci per i Leghisti. Calderoli jolly acchiappa-partita, con una "taglia" di cinquanta punti a chi lo becca.
E' stato proprio lui, infatti, ad accennare al rischio di sovvertimento, con i soliti toni pacati e con le sottili sfumature che da sempre contraddistinguono i suoi interventi: ''La scarcerazione dell'aggressore del Presidente del Consiglio mi provoca dei conati di vomito" ha detto "quel cavalletto poteva uccidere." Secondo Calderoli infatti ''si cerca di far passare l'episodio come l'intemperanza di un pazzo, ma per quello che mi riguarda, visto che il pazzo fa militanza alle feste di partito, temo per possibili colpi di Stato''. Già tanto che non abbia chiesto la pena di morte per acclamazione popolare.
Per Gasparri ''questo gesto verra' pure da un isolato sconsiderato ma nasce da un clima di odio ben preciso i cui responsabili hanno nome e cognome: i Romano Prodi, i Nanni Moretti, i titoli dell'Unita''. (Ricordate l'Unità "terrorista" di Ferrara? Ci risiamo). Per fortuna Gasparri è il Ministro delle Comunicazioni, fra l'altro.
Gli fa eco Enrico la Loggia, Ministro per gli Affari Regionali: "l'aggressione al presidente del Consiglio e' un atto disgustoso e intollerabile che dovrebbe far riflettere tutti coloro i quali hanno come abitudine di fomentare l'odio nei confronti degli avversari politici".
Sigilla il concetto Mastella, che sintetizza con rara lucidità analitica: 'L'aggressione di ieri di un esagitato contro Silvio Berlusconi e' la prova dell'imbarbarimento della politica, dove il dialogo e il confronto hanno purtroppo lasciato il posto all'odio''. (Ma non sono loro che si picchiano sempre in Parlamento?)
Di ben altra statura invece il commento di un ex-presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, che ci arriva direttamente da Gerusalemme. "L'aggressione inconsulta portata a Silvio Berlusconi e' un fatto reso ancora piu' grave dal carattere assolutamente pacifico dell'uomo e del movimento politico da lui guidato''. Non solo l'ex-presidente (che la Costituzione dovrebbe conoscerla) sembra suggerire che aggredire persone meno pacifiche sia già più lecito, ma da quel che mi risulta, durante l'incursione alla scuola di Genova, nel 2000, in questura a dirigere le operazioni c'era Gianfranco Fini in persona. Ma forse mi sbaglio.
Massimo Mazzucco
Colgo l'occasione per ripubblicare una mia lettera che fu pubblicata dopo i fatti di Genova dal quotidiano "La Repubblica". (Quello della "prima repubblica", ovviamente, non quello odierno).
"25 Luglio - Egr. Sig. Augias, vivo all'estero da qualche anno e non sono più così aggiornato sui fatti di cronaca. Volevo chiedere, ma questo Berlusconi (l'odierno presidente del consiglio) è la stessa persona che mesi fa, durante la campagna elettorale, predicava contro il pericolo di uno stato di polizia "comunista", o è solo il solito, fastidioso caso di omonimia?
Massimo Mazzucco"
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