Dall'Ansa di oggi
leggiamo:
"Il suono prolungato delle sirene dei traghetti ha salutato il ritorno in mare dello scoglio delle Scole contro cui un anno fa ando' a schiantarsi la Concordia prima di naufragare. Alla cerimonia, che apre le iniziative previste per l'anniversario della tragedia, hanno assistito i familiari e i parenti delle 32 vittime del disastro a bordo di uno dei traghetti. Lo scoglio era stato strappato dalla Concordia ed era rimasto conficcato nella lamiera per diversi mesi."
Come si vede che siamo entrati nell'Era dell'Acquario: basta guerre, basta violenze, prima di tutto il rispetto per la Natura. Lo scoglio va rimesso là dov'era, affinchè il delicato equilibrio bioecologico della fauna locale non resti turbato. (Già si stavano registrando i primi casi di sardine impazzite, che perdevano l'orientamento perchè lo scoglio non c'era più).
Commossi da questo gesto esemplare, gli italiani stanno mettendo in piedi iniziative simili un pò dappertutto. I cittadini di Ercolano hanno cominciato a raccogliere tutti gli spezzoni di roccia dalle pendici del Vesuvio perchè vorrebbero rimetterle al loro posto, e ricostruire la cima del vulcano esattamente com'era prima dell'ultima eruzione. I cittadini di Longarone hanno firmato una petizione per recuperare tutti i pezzi del monte Toc, franato nella diga sottostante, e rimetterli al loro posto, perché non riescono ad abituarsi alla nuova morfologia della montagna. A Roma il Papa ha chiesto a tutti quelli che abitano in zona Nomentana di dedicarsi alla ricerca di antichi mattoni, che potrebbero essere sepolti un po' dappertutto, perché vorrebbe far ricostruire la breccia di Porta Pia.
Perché non è solo la natura che va rispettata, ma è anche la storia che va riportata indietro, per cercare di cancellare tutto quello che non ci piace.
Sempre dall'articolo dell'ANSA: "
E Schettino si difende: "Quello non era un inchino, era un passaggio vicino all'isola, ... ... pianificato con la Costa. La scelta sulla pratica dell'inchino è lasciata al comandante e io non ho mai chiesto l'autorizzazione per fare inchini."
Mi scusi, esimio dottor professor ingegner Schettino, ma se "la scelta della pratica dell'inchino è lasciata al comandante", perché mai lei dovrebbe "chiedere l'autorizzazione per fare inchini"?
E' certamente nel suo diritto difendersi come meglio crede, ma eviti almeno di contraddirsi all'interno della stessa frase, no? Lo dico nel suo interesse, non certo nel nostro.
"Io avevo indicato una rotta che passava a circa mezzo miglio dalla costa del Giglio, circa 600 metri, poi c'é stata come tutti sanno una telefonata - ha aggiunto riferendosi alla comunicazione con il comandante Palumbo - ma non era certo per chiedere indicazioni, per quello avevo la carta nautica. In realtà non eravamo alla distanza minima ma la nave stava puntando verso gli scogli".
Anche il Titanic "non era alla distanza minima", ma stava puntando verso l'iceberg. Poi alla distanza minima ci è arrivato. Basta attendere, in quei casi. Panta rhei. (Quindi lei stava viaggiando nella direzione sbagliata, signor Schettino, se non abbiamo capito male).
"Parlai di blackout perché c'era da gestire il panico": questa la risposta data dal comandante della Costa Concordia Francesco Schettino in un'intervista trasmessa da "Domenica in", spiegando perché non riferì invece le reali condizioni della nave. "C'erano molte persone salite a Civitavecchia e che non sapevano ancora dove erano i ponti e gli imbarchi. Ho cercato di non aggravare la situazione. Volevo che i passeggeri fossero tutti contati e messi sulle scialuppe".
Infatti quelli di Civitavecchia non sapevano di essere saliti su una nave, ma credevano di essere entrati al Madison Square Garden. Non potevano quindi immaginare che "i ponti" si trovino uno sopra l'altro, e che "gli imbarchi" si trovino proprio accanto alle scialuppe di salvataggio. Le quali, a loro volta, vengono dipinte di colore arancione proprio per restare nascoste alla vista persino dei più astuti.
O coglione di uno Schettino! Bastava dire "quelli saliti a Civitavecchia seguano tutti gli altri" e avevi risolto il problema, no?
Ma poi, scusa, chi vuoi che si metta a "contare i passeggeri" in una situazione del genere, al buio, con la gente che corre impazzita da tutte le parti? "State fermi per favore! - urla disperato il cuoco filippino con il block notes in mano - mettetevi tutti in fila se no non riesco contarvi! Dunque, dov'ero arrivato? 2561, 2562 ... fermo tu lì in fondo, se no finisce che ti conto due volte".
Se io fossi l'avvocato difensore di Schettino mi metterei le mani nei capelli, per le stupidaggini che riesce a dire. D'accordo avere un cliente codardo e senza spina dorsale, ma questo livello di imbecillità conclamata è davvero inconcepibile per una persona con un certo tipo di responsabilità.
In galera non dovrebbe andarci Schettino, ma coloro che gli hanno messo in mano una nave da 4000 passeggeri, senza nemmeno misurargli prima il quoziente intellettivo.
E fategli un test, no? Chiedetegli: "Schettino, si ti accorgi che la tua nave non è alla distanza minima ma sta puntando verso gli scogli, che cosa fai? A) Ordini "motori indietro e barra a dritta". B) Telefoni all'armatore per chiedergli cosa fare. C) Stappi una bottiglia di champagne e speri che Dio te la mandi buona. D) Conti fino a venti, apri il culo e stringi i denti.
Dopo casomai, se risponde bene, gli date il comando della nave, no?
E poi c'è l'altra faccia della medaglia, la nemesi del pavido Schettino: l'eroico, ferreo e intransigente comandante De Falco.
"La notte del naufragio della Costa Concordia "la strada era smarrita e andava ripresa": così De Falco spiega poi il contenuto ed il tono delle sue telefonate al comandante Francesco Schettino, tra cui quella ormai famosa del "vadabordocazzo!". "Io - ha detto in una intervista trasmessa da 'Domenica in' - devo raggiungere uno scopo e lo scopo delle capitanerie è quello di salvare le persone. Cosa che bisogna fare invitando le persone a riprendersi la responsabilità. [...] Se avessi ricevuto una richiesta di candidatura da Monti o da altri ne sarei stato onorato e l'avrei valutata, ma la richiesta non è arrivata"."
Peccato. Ma sono sicuro che ci sia andato vicino, De Falco, perché se lo meritava davvero.
Pensi che c'è un poliziotto in Valsugana che ha visto un bambino arrampicarsi su un'impalcatura e gli ha urlato "Scendi giù di lì porcozio, altrimenti ti fai male!". Lui sperava addirittura di diventare presidente della Repubblica, per questo gesto, ma anche a lui è andata male. Si vede che a Roma non c'è più la sensibilità di una volta. (Però, a pensarci bene, un De Falco in parlamento poteva pure tornare utile. Almeno avrebbe gridato a tutti i deputati "Torni al suo posto cazzo, la seduta non è ancora finita!")
"Penso che quella notte abbiamo fatto un buon lavoro - prosegue De Falco parlando con i giornalisti -. Sono un funzionario dello Stato e ho abbracciato questa professione. Qualcuno ha detto che il nostro intervento fu tardivo. Non è così, come diceva madre Teresa di Calcutta 'ho la sana consapevolezza di tutto cio' che si poteva fare e io l'ho fattò". "Abbiamo capito subito che si trattava di una situazione di estrema difficoltà -. Noi siamo stati molto tempestivi, altro che intervento tardivo. Certo si poteva fare di più se avessimo avuto la collaborazione che dovevamo attenderci".
Perchè mi scusi, o falco di un De Falco: anche se Schettino fosse risalito a bordo - perchè è questo che intende dire De Falco - che cosa cambiava a quel punto? C'era una persona in più da salvare, al massimo, ma cosa volevi che facesse Schettino? Si metteva a correre su e giù per i ponti con la minigonna e i pattini a rotelle, dicendo a tutti di stare calmi che "tanto adesso arrivano i soccorsi"? Ormai a quel punto la frittata era fatta. Una volta che dichiari l'abbandono nave il panico diventa totale.
E poi c'è lui, il Presidente, la voce ufficiale di tutti noi italiani.
"NAPOLITANO RINNOVA SOLIDARIETA' A VITTIME - "Ad un anno dal tragico naufragio della nave da crociera Costa Concordia, rivolgo il mio commosso pensiero alle trentadue vittime e la mia rinnovata solidarietà a quanti sono stati segnati da quel terribile incidente, le cui drammatiche immagini sono ancora vive nella memoria dell'intero Paese". "
Caro Presidente, quelle immagini sono ancora "vive" soprattutto nella memoria dei sopravvissuti, non lo sapeva? C'è gente che non riesce più ad entrare in uno shopping center, perché viene presa dall'ansia di non riuscire a trovare in tempo l'uscita di emergenza. C'è gente che non riesce più a dormire di notte, perché sogna continuamente di trovarsi in bilico sulla fiancata scivolosa della nave, nel buio della notte.
Se quindi davvero vuole rivolgere "la sua solidarietà verso queste persone", perché non ha fatto in modo che potessero venire anche loro all'Isola del Giglio, come avevano chiesto, per le commemorazioni dell'anniversario?
Perché mi tocca leggere
sui giornali stranieri - ma curiosamente non sull'Ansa - che
"L'armatore Costa Crociere ha mandato a diversi passeggeri una lettera dicendogli di non stare a disturbarsi per venire alle cerimonie di commemorazione all'isola del Giglio", perché
"l'attenzione della giornata è concentrata sulle famiglie delle 32 persone che sono morte il 13 gennaio scorso, e non sui 4200 passeggeri ed equipaggio che sono sopravvissuti."
Ma la cosa più bella è stata la giustificazione con cui la Costa Crociere ha detto a queste persone di restare a casa:
"Siamo certi che comprenderete sia l'impossibilità logistica di trovare posto per tutti voi sull'isola, sia il desiderio di privacy espresso dalle famiglie in questo momento di dolore."
Perché naturalmente i sopravvissuti intendevano venire al Giglio con maracas, mortaretti e vuvuzelas per fare un casino della madonna, e non certo per unirsi al dolore di quelli che hanno perso i familiari nell'affondamento della nave.
Inoltre, venire a raccontare a questa gente che "non c'è posto per tutti voi" proprio sull'isola che ha saputo accogliere a cuore aperto oltre 4000 sopravvissuti nella notte della tragedia non è nemmeno offensivo per l'intelligenza altrui, è semplicemente ridicolo.
Forse non è un caso che la Costa Crociere appartenga ad una società chiamata Carnival Corp., con base a Miami.
Il carnevale continua.
Massimo Mazzucco