Non c’è niente da fare: un negro alla presidenza non lo vogliono.
Si chiamano “birthers”, che si potrebbe tradurre “quelli della nascita”, e costituiscono il nuovo movimento che contesta l’elezione di Barack Obama alla presidenza, in quanto non sarebbe nato sul suolo degli Stati Uniti.
Le proteste intorno a questo argomento erano nate già molti mesi fa, ma invece di dissolversi con il tempo sono andate aumentando, arrivando ultimamente ad eccessi a cui solo l’America è capace.
Ultimamente il colonnello Terrence Lakin, medico dell’esercito,
si è rifiutato di obbedire all’ordine di partire per l’Afghanistan, perchè ritiene il suo “comandante in capo” (il presidente) eletto in modo illegittimo. Preferisce affrontare la corte marziale – e verrà probabilmente cacciato dall’esercito - piuttosto che riconoscere ad Obama un’autorità che secondo lui non gli spetta. Naturalmente Lakin non è che la testa d’ariete di un poderoso gruppo di repubblicani, che sta riversando quintali di dollari in questa operazione mediatica anti-Obama.
In effetti, sembra di capire che l’attuale presidente non l’abbia raccontata giusta: ... ... per quanto la Casa Bianca abbia pubblicato il suo
certificato di nascita, è noto come le Hawaii siano state sempre molto “generose” nell’offrire una seconda patria a chi è nato fuori dal territorio americano. Inoltre, quello pubblicato dalla Casa Bianca è il certificato standard emesso dall’anagrafe, non è il documento originale, con la firma del dottore, redatto al momento della nascita.
Il governatore delle Hawaii ha detto di “aver personalmente mandato una sua collaboratrice a verificare l’esistenza del documento originale”, ma a questo punto non si comprende perchè non venga reso pubblico quel documento, invece del certificato standard, per mettere fine alla faccenda una volta per tutte.
A favore di Obama ci sarebbe la
pubblicazione di un annuncio di nascita sul locale quotidiano delle Hawaii di quel giorno. Ma non sarebbe certo difficile far “inserire“ a posteriori un annuncio del genere, sulla copia del giornale che porta quella data, in casi di estrema necessità come questo.
In ogni caso, Obama non rischia certo di perdere la presidenza da un giorno all’altro. Rischia però di veder sfumare una sua possibile rielezione nel 2012, poichè diversi stati stanno lavorando alacremente per far passare una legge che preveda la presentazione del certificato di nascita originale per chiunque voglia candidarsi. Come è noto infatti, la costituzione americana prevede che il presidente abbia più di 35 anni e sia nato sul suolo americano (questa clausola è sempre stata il tormento di Arnold Schwartznegger, l’attuale governatore della California, che è nato in Austria, e non potrà mai comunque candidarsi alla presidenza).
Certo è curioso questo accanimento “legalista” da parte della destra più estrema, che ricorda fin troppo da vicino la rabbia schiumante con cui i repubblicani tentarono in tutti i modi di cacciare Bill Clinton dalla Casa Bianca: prima lo scandalo Whitewater, poi la Monica “aspiratutto”, infine il tentativo di impeachment per aver mentito sotto giuramento.
Resta infatti da immaginare con quanto "zelo" questa gente avrebbe contestato l'elezione di McCain - che è nato in una base americana a Panama - se fosse stato lui a vincere le elezioni.
C’è infatti un certo tipo di repubblicano, particolarmente diffuso negli stati del Sud, che ha sempre ritenuto la Casa Bianca un territorio di sua esclusiva proprietà. Già questi sopportavano a malapena Bill Clinton, che viene comunque dal Sud, ed è più bianco di tutti loro messi insieme, figuriamoci ora uno “sporco negro”, con moglie e figli neri, che rischia pure di non essere nato in madrepatria.
C’è gente che si è tolta la vita per molto meno, da quelle parti.